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Heli

Pubblicato il 16 maggio 2013 da Antonio Valerio Spera

VOTO:

Heli

Il suo nome ce l’eravamo segnato su un taccuino nel 2005, quando il suo Sangre passò a Cannes nella sezione Un Certain Regard. Poi l’abbiamo sottolineato e ben marcato cinque anni fa, nel 2008, anno in cui sempre sulla Croisette e sempre nella stessa sezione il suo Los Bastardos colpì nuovamente per il crudo realismo della rappresentazione, per un’estetica della violenza priva di filtri e per la sua capacità di indagare tra le righe la dura realtà della società messicana, quella periferica, povera, semplice, dove il più delle volte è una pistola l’ago della bilancia della vita.

Ora Amat Escalante, uno dei registi messicani più interessanti della generazione post-tre Caballeros (Cuaròn, Inarritu, Del Toro), torna dietro la macchina da presa e va dritto nella competizione ufficiale del Festival di Cannes, con un’opera che ci fa riassaporare chiaramente lo stile espresso nei suoi esordi e che prosegue il suo viaggio nella violenza dei bassifondi messicani. Heli è un film costruito su un forte contrasto. Un contrasto che Escalante vede chiaramente nella società contemporanea del suo paese e che ripone nel racconto della storia di una semplice famiglia di un piccolo paese messicano, composta da padre, figlio (l’Heli del titolo) sposato con bebé e dalla giovane figlia preadolescente. Per tutta la prima parte della pellicola Escalante ci riporta infatti un ritratto velato di dolcezza di questo nucleo familiare e del contesto in cui si trova a vivere. Un ritratto puro, innocente, così come lo è la gente messicana. La violenza rimane sottesa, sotterranea, solo evocata per poi esplodere senza restrizioni nella seconda parte. In questo caso il regista non si pone assolutamente limiti: la sua estetica della violenza raggiunge livelli disturbanti, non tanto per ciò che rappresenta quanto per come lo rappresenta, e cioè evitando totalmente il fuori campo e lasciando che esploda direttamente sullo schermo. Una violenza talmente forte che prima colpisce duro allo stomaco e poi assume una dimensione psicologica da cui è impossibile sfuggire durante la visione.

Attraverso uno stile che alterna lunghi silenzi a momenti estremamente concitati, e che si costruisce visivamente su campi lunghissimi che incorniciano i personaggi nelle calde e deserte lande messicane e su soggettive e semisoggettive che immergono lo spettatore nel triste panorama narrativo, Heli vive di un estremo realismo che coinvolge sia la fisicità, la concretezza, che i sentimenti. E disegna un quadro agghiacciante dello stato sociale del Messico, un paese in cui le persone sono impotenti nei confronti di un sistema corrotto e amorale. Un’immagine di uno stato sociale senza speranza che costringe i suoi cittadini a superare i confini per ritrovare i sogni perduti.

Disturbante, duro, riflessivo, Heli consacra il talento di Escalante a livello internazionale. La sua poetica, pur se contestabile e facilmente esponibile a critiche, è ormai riconoscibile in ogni singola inquadratura e rimane comunque il segno di una cinematografia messicana variegata e in costante movimento creativo.


CAST & CREDITS

(Heli) Regia: Amat Escalante; sceneggiatura: Gabriel Reyes, Amat Escalante; fotografia: Lorenzo Hagerman; montaggio: Natalia Lopez; interpreti: Armando Espitia, Linda Gonzalez, Juan Eduardo Palacios, Andrea Vergara; produzione: MANTARRAYA PRODUCCIONES, TRES TUNAS, NODREAM, LEMMING FILM, LE PACTE, UNAFILM; origine: Messico, Olanda, Francia, Germania; durata: 105’.


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