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HERO

Pubblicato il 21 ottobre 2004 da Alessandro Borri


HERO

Hero è il miglior Zhang Yimou possibile? Sicuramente, giocando su un terreno simile, straccia su tutta la linea La tigre e il dragone. Altrettanto sicuramente non può attingere alle altezze dei capolavori di Tsui Hark e Ching Siu-tung, al secondo dei quali d’altronde andrebbe di diritto la co-autorialità, ché i suoi fantasmagorici combattimenti fanno buona metà del fascino dell’opera. E , definitivamente, si incarica di dirci la vera natura di questo cineasta tanto esageratamente osannato quanto forse altrettanto esasperatamente osteggiato. Zhang è l’uomo per tutte le stagioni del cinema cinese. Contestatore osteggiato dalla censura ai tempi del sorgo e delle lanterne, eppure al tempo stesso perfetto animale da festival e decorativo solleticatore delle smanie esotiche del pubblico occidentale. Poi, lesto a saltare sul carro del Wong Kar-wai style per raccontare la Cina delle grandi trasformazioni (Keep Cool), e furbo nell’alternare nostalgie mielose (La strada verso casa) e commediole agrodolci (La locanda della felicità). Chi meglio di lui per mettere mano al simbolo cinematico della nuova volontà di espansione cinese nel mondo? Al fondo, Zhang è un sommo esteta, una sorta di Ridley Scott ideologicamente qualunquista (disponibile perciò a truccarsi all’occorrenza, con rispetto parlando, da puttana di regime), e legato da un rapporto di puro opportunismo coi generi di volta in volta affrontati. In quest’ottica, Hero è un capolavoro di quasi delirante coerenza nel dare briglia sciolta ai cromatismi assoluti di Chris Doyle e nel dispiegare coreografie di massa scandalosamente reali, nella linea di grandeur tipicamente sinologica di L’ultimo imperatore e L’imperatore e l’assassino. Rispetto al film dell’ideale fratello Chen Kaige, che era stato un po’ il predecessore abortito di Hero, eccellente nei momenti d’intimità quanto goffo nell’orchestrare le grandiose battaglie, Zhang calibra molto meglio stilizzazione della tradizione, espansioni melodrammatiche e ambiguità del messaggio (pace=potere). Da vedere (assolutamente). Con la gioia negli occhi e qualche sospetto in fondo al cuore. Quanto alle strategie di marketing che l’hanno (a volte letteralmente) trasformato in un film di Quentin Tarantino, non si può che rimanere basiti e a corto di parole adeguate.

[ottobre 2004]

Cast & credits:

Regia: Zhang Yimou; coreografia delle scene d’azione: Ching Siu-tung; sceneggiatura: Zhang Yimou, Li Feng, Bin Wang; fotografia: Chris Doyle, Hou Yong; scenografia: Huo Tingxiao; costumi: Emi Wada; musica: Tan Dun; interpreti: Jet Li, Tony Leung Chiu-wai, Maggie Cheung, Zhang Ziyi, Donnie Yen, Wen Jiang; produzione: Bill Kong; origine: Cina, Hong Kong 2003; distribuzione: Eagle; durata: 96’.

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