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Hotel Bau

Pubblicato il 20 febbraio 2009 da Simone Isola


Hotel Bau

Il cane è migliore amico dell’uomo, si dice. Forse è per questo che i film con protagonisti a quattro zampe sono diventati così numerosi da finire per creare un genere a sé stante: quello dei “film con animali”, rivolto principalmente alle famiglie e al pubblico più giovane. Un cinema sbarazzino, dagli intenti moraleggianti, con maiali, gatti, cani, ad accompagnare le gesta di piccoli eroi. E così dopo il recente Beverly Hills Chihuahua, ecco con Hotel Bau una nuova declinazione del filone animalista, con la differenza, in questo caso, che gli animali restano muti e le loro espressioni (ma solo quelle visto l’eccesso di effetti digitali riscontrato nel resto della debole pellicola) non sono create in post-produzione. Per il resto Hotel Bau non fa assolutamente eccezione alla regola, seguendo i classici schemi del genere. Tratto da un libro per ragazzi pubblicato nel lontano 1971, il film ha per protagonisti due giovani orfani, Andi e Bruce, affidati ad una famiglia rock assente e spilorcia nei sentimenti. Siamo dunque nel campo dei giovani in rotta con il mondo familiare, che si dimostra oppressivo o poco comprensivo dei loro reali bisogni e necessità. C’è dunque un’iniziale condizione di insoddisfazione che rende infelice i due ragazzi. E poi c’è la ricerca dell’amore e del divertimento. Noncuranti del divieto di tenere animali in casa, Andi e Bruce nascondono un cagnolino, Friday, che si rivela insaziabile e birbante. In una delle sue uscite, Friday viene catturato dagli impiegati del canile (rappresentati come nazisti durante una retata). Insomma la naturale empatia tra animali e ragazzi si basa appunto su questa comune condizione costrittiva; da una parte il canile, dall’altra una famiglia che non lascia liberi i ragazzi di vivere con gioia la loro età. Grazie ad una piccola somma di denaro (azione altamente diseducativa), Andi riesce a corrompere una guardia del canile e a recuperare il meticcio. Ma oramai nascondere il cane in casa è un rischio. Allora i due fratelli con altri amici allestiscono in un hotel abbandonato un ambiente pieno di giochi, una sorta di “hotel per cani” con tanto di fantasiose macchine (dal sapore vagamente burtoniano) per pulire e sfamare le bestiole. Proprio nell’interazione con le invenzione create dai ragazzi il film offre i suoi momenti più divertenti, mentre le dinamiche dei personaggi e lo stesso plot non offrono particolari argomenti d’interesse.

L’attività dei ragazzi viene scoperta; la famiglia adottiva invece di incoraggiare rimprovera i ragazzi per le loro azioni, minacciando di annullare l’adozione. Ma Andi e Bruce hanno già escogitato un nuovo piano per liberare i loro amici a quattro zampe… Tra amori platonici e qualche infatuazione giovanile, gli eventi si evolvono con non poche forzature, in un finale con molto miele e zucchero. La regia è affidata a un esperto di visual effect, Thor Freudenthal, e si vede. Il computer e gli effetti digitali si notano anche troppo, soprattutto, purtroppo, in scene dove sarebbe stato meglio approfondire qualche aspetto della storia o concentrarsi maggiormente sulle dinamiche dei personaggi. Certo, non ci sono dubbi che Hotel Bau, sin dall’angolazione delle inquadrature (ad altezza bambino), punti esclusivamente ad un pubblico infantile, attento più alla favole che alla minima verosimiglianza o profondità delle situazioni narrate. Ma anche cambiando punto di vista, Hotel Bau resta un fantasmagorico luna park privo di rughe, di sfaccettature, lucido nei suoi pixel digitali; è una storia di amicizia tanto perfetta quanto stucchevole, che concede pochi momenti di autentico divertimento e di sorriso. Siamo stufi di vedere i ragazzi trattati come dei babbei; può esistere un genere cinematografici dedicato a loro, ma che tratti con delicatezza tutte le sfumature della loro età, non banalizzandole in facili stereotipi. In quel caso non si fa cinema per ragazzi, ma cattivo cinema e basta.


CAST & CREDITS

(Hotel Dogs); Regia: Thor Freudenthal; sceneggiatura: Jeff Lowell , Mark McCorkle , Robert Schooley; fotografia: Michael Grady; montaggio: Sheldon Kahn; musica: John Debney; interpreti: Emma Roberts, Don Cheadle, Jake T. Austin, Johnny Simmons; produzione: Cold Spring Pictures, Donners’ Company, DreamWorks SKG, The Montecito Picture Company, Nickelodeon Movies; distribuzione: UIP; origine: USA, 2009; durata: 100’


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