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I cento anni di Edith Piaf

Pubblicato il 22 dicembre 2015 da Alessandro Izzi


I cento anni di Edith Piaf

Rivive Parigi, tra le pieghe de I cento anni di Edith Piaf, spettacolo che abbiamo avuto il privilegio di vedere proprio il 19 dicembre 2015, il giorno del centesimo anniversario della nascita di una delle voci più celebri della canzone francese.
Rivive in tanti modi e in tante forme negli spazi allusi del gesto scenico di Nathalie Mentha, attrice e cantante che sulla scena in-canta.
Rivive nell’allusione al cinema di Marcel Carnè che è come pulviscolo animato dagli spot discreti sulla scena.
Sta nella leggerezza delle atmosfere fumose del cabaret che è la spina dorsale di tutto questo sapiente esperimento.
Trova eco nella pienezza delle melodie che si dispiegano sotto caldi accompagnamenti strumentali pieni di memoria.
Si concretezza, poi, nei piccoli dettagli che compongono un complesso lavoro d’attrice che veste in scena i mille personaggi di una folla variopinta. Sta nei cappelli e nelle giacche che, con appena un movimento delle spalle, diventano maschere e figure. Sta nelle minuzie del volto, animato con precisione millimetrica in mille modi tutti diversi e tutti convincenti. E diventa caldo nell’accento francese con cui si porge al pubblico, con la sua infinita naturalezza.

I cento anni di Edit Piaf è operazione complessa e bella, commossa e commovente al di là della semplice cavalcata tra canzoni e ricordi, tra narrazione ed evocazione.
L’attrice, che scivola dal recitato al canto con leggerezza danzante, racconta sì le tappe salienti di un percorso artistico e umano, ma non permette mai alla semplice narrazione di assumere il controllo dell’intera operazione.
Piuttosto, con gesto artistico di grande coerenza, usa il proprio corpo e la propria voce per riempire il vuoto non tanto di ricordi, quanto del loro senso più intimo e segreto.
Senza indugi nelle facili scorciatoie della semplice operazione nostalgia, coadiuvata da una regia (quella di Pino Di Buduo) precisa e limpida, rigida sì, ma come cristallo che ci vedi attraverso e ti sorprendi della sua conquistata semplicità, Nathalie Mentha non indossa mai la maschera della grande Edith.
Piuttosto, e qui sta in fondo tutta l’utopia de I cento anni di Edith Piaf, indossa il suo mondo, la magia che l’ha circondata, la poesia di quegli anni lontani che lei ha magnificato scolpendoli nella voce roca capace di agilità inaudite.
E ce la restituisce sul palco come un prisma che, attraversato da un filo di luce, riverbera il silenzio di mille colori, tutti giusti e tutti pieni.

Ne viene fuori uno spettacolo di rara intelligenza, capace di arrivare al cuore, ricco di nuances, sfrontato e romantico, spudorato e semplice come solo i francesi sanno essere.
Uno spettacolo che chiede a gran voce il bis delle canzoni perché per la fine della magia è troppo presto e c’è bisogno che la voce ci accompagni di nuovo al nostro mondo, pieno di impegni, affrettato e frettoloso che, però, per un momento si è fermato e ha aspettato. Nathalie Mentha, l’altra sera non era certo Edith Piaf. Eppure, grazie a lei, Edith Piaf era con noi.
E per questo non potremo mai esserle grati abbastanza.


(I cento anni di Edith Piaf); con Nathalie Mentha; Regia: Pino Di Buduo

FORMIA TEATRO BERTOLT BRECHT 19 DICEMBRE 2015 Stagione Teatro Off - Tana Libera tutti


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