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I film dell’anno 2005/2006

Pubblicato il 30 luglio 2006 da Giulio Frafuso


I film dell'anno 2005/2006

Ecco qui di seguito i preferiti dalla redazione di Close-Up (film usciti nelle sale italiane dall’agosto 2005 al luglio 2006):

1) Munich: 23

2) Caché - Niente da Nascondere: 21

3) A History of Violence: 17

4) Il Gusto dell’Anguria/Lady Vendetta/Il Sole: 16

7) Match point: 15

8) Il Regista di Matrimoni: 13

9) I Segreti di Brokeback Mountain/Radio America: 10

11) The New World: 9

12) Volver: 8

13) Inside Man/La Sposa Cadavere: 8

15) Good Night and Good Luck: 7

LE CINQUINE DEI REDATTORI

Matteo Botrugno

1) Niente da nascondere (Uno sguardo gelido verso una famiglia-tipo benestante).
2) Il gusto dell’anguria (Discorso sul rapporto di coppia affrontato in maniera assolutamente geniale).
3) Lady Vendetta (Sacro e poetico, un gradino sopra al seppur buono A History of violence).
4) Il Sole (Un’ulteriore analisi storica partendo dall’essere umano e non dal fatto storico in sé).
5) Il regista di matrimoni (Una profonda e simbolica analisi sul decadimento sociale e culturale del nostro paese, meglio del buon Caimano).

Sara Ceracchi

1) A History Of Violence (Il mio incontro con Cronenberg: tragedia del riscatto, poesia della seconda possibilità, sempre insidiata dall’inevitabile profonda violenza dell’esistenza. Viggo Mortensen sorprendente).
2) Munich (Altra tragedia del fallimento umano, e soprattutto della vendetta. La grandezza sta nel fatto che il senso di sconfitta si raggiunge alla fine, senza l’aiuto di alcuna tesi a priori. Per non parlare delle interpretazioni e della suggestiva ambientazione ambientale/temporale. Davvero Spielberg al massimo).
3) Il Caimano (L’ennesima dimostrazione che il cinema non migliora le cose del mondo, lo abbiamo visto alle elezioni. Nulla di eccezionalmente nuovo, tranne la capacità di Moretti di lasciarsi andare a un visionarismo dai contorni molto realistici. Apprezzabile il coraggio di fare un film simile. A posteriori, non da fastidio neanche la sceneggiatura a piani multipli, forse troppo multipli, ma giustificati).
4) Il regista di matrimoni (Onirismo nel cinema italiano, un film senza un filo conduttore ben visibile, ma che pure c’è. Nulla di prevedibile nel racconto, così come nello stile di regia: la dimostrazione che è possibile mandare "messaggi" senza essere né espliciti, né realistici, ma semplicemente molto fantasiosi).
5) The New World (Qui e lì qualche stonatura e qualche incoerenza, ma il film regala la sensazione di esserci, sembra voler trasmettere l’emozione di quel momento storico; una vera gioia per gli occhi - indimenticabile il pellerossa in costume che visita i giardini inglesi - Malgrado la posizione centrale nel film, la storia di Pocahontas si perde, forse volutamente, nell’immensità del resto).

Daniele Coluccini

1) Lady Vendetta (Per l’originalità con cui affronta i vari aspetti della “redenzione”).
2) Il regista di matrimoni (Un omaggio all’irrazionalità).
3) Il gusto dell’anguria (Insieme di geometrie, colori, fotografia, il tutto in un contesto quasi surreale che stupisce fino all’ultimo minuto).
4) Volver (Ancora un altro aspetto della “redenzione”, originale e poetico).
5) Ogni cosa è illuminata (La tematica del ricordo e della memoria in un’ottica inusuale).

Fabrizio Croce

1) L’enfant (Senza parole, senza fiato. Rigore, commozione, pietà).
2) Niente da nascondere (Lo sguardo come deriva finale dell’identità).
3) Le tre sepolture (Il crepuscolo sulla faccia rugosa di Tommy Lee Jones).
4) Radio America (Il crepuscolo sulle smorfie amare di Meryl Streep).
5) The New World (Il cinema underground fatto con i miliardi!)

Marco Di Cesare

1) Caché - Niente da nascondere (L’estetica dello sguardo cinematografico fra le strade perdute dell’illuminata borghesia di Francia).
2) V per vendetta (L’umanità a una dimensione salvata dal sacrificio di un messianico terrorista).
3) L’ignoto spazio profondo (Ormai lontani il 1968 e il 2001, abbandoniamoci a una distopica visionarietà, ma sempre cullati dalla musica dell’universo).
4) L’Enfant (La povertà, il denaro, la perdita di un’innocenza mai avuta, la punizione, la pietas).
5) Il regista di matrimoni (Il nostro è un Paese di cadaveri: ma, per nostra fortuna, Bellocchio non è italiano).

Carlo Dutto

1) Il Gusto dell’Anguria (Il Cinema, puro, etereo, carnale, divertente, debordante, sognante, un toccasana per lo sguardo. Penetra sotto le vene e, come una trafusione, ridona vitalità).
2) Radio America (Altman’s Touch al suo massimo: amore spassionato per la Settima Arte, fluidità dello sguardo e ironia di esaltante originalità. Cast stellare, una delizia per palati fini).
3) Il Sole (Lo sguardo dell’”entomologo” Sokurov si posa sui personaggi motori della Storia con ironia, delicatezza, analisi delle umane emozioni, imponendo con modestia uno Stile. Da vedere e rivedere e rivedere... ).
4) Lady Vendetta (Purezza, crudeltà, fascino, sana follia: tutto nel gesto catartico di una torta bianca in pieno volto. La freschezza di un cinema originale e magnetico).
5) Arrivederci Amore, Ciao (Un noir italiano serrato, crudo e crudele. Una macchina da presa fluida e mai fuori posto, una sceneggiatura a orologeria e un “cattivo” Placido da antologia).

Adriano Ercolani

1) I Segreti di Brokeback Mountain (La più moderna e dolorosa reinterpretazione del melodramma classico).
2) Radio America (Un miracolo di cinema: il movimento come prima matrice di realismo. Muto inchino ad Altman).
3) Jarhead (Esempio di stile al servizio dell’idea: guerra? No, vuoto di senso. Sapidamente antimilitarista).
4) Cinderella Man (Esempio perfetto di “viaggio dell’eroe” e di racconto populista nel senso migliore).
5) Volver (L’Almodòvar più commovente arriva alle vette poetiche di Garcìa Marquéz).

Giampiero Francesca

1) Lady Vendetta (“Lei crede di vendicarsi, ma sbaglia. Non ci si può vendicare degl’uomini, non si finirebbe mai”).
2) L’Incubo di Darwin (“Dopo certi sogni non c’è più nulla nella vita reale che abbia tale intensità”).
3) Good Night and Good Luck (“Io sono le vostre coscienze, sono la vostra voce che tuona e lampeggia, sono il vostro cane da guardia che abbia ai lupi”).
4) Elizabethtown (“Possano i viaggiatori trovare la felicità ovunque vadano, e senza alcun sforzo possano realizzare ciò che si sono prefissi, e, arrivati a casa sani e salvi, possano riunirsi con gioia ai loro familiari”).
5) La Sposa Cadavere (“Un cartone non può battere un uomo vero”... No?).

Ramon Gimenez de Lorenzo

1) Il grande silenzio
2) 13 - Tzameti
3) I Re e la Regina
4) L’ignoto spazio profondo
5) La femme de Gilles

Flavia Innocenti

1) Paradise Now
2) Munich
3) Brokeback Mountain
4) Il regista di matrimoni
5) Mary

Alessandro Izzi

1) Munich (Il cinema di Spielberg e gli orrori della storia: un connubio difficile da dimenticare)
2) Match point (Un incrocio inusuale tra noir e melodramma verdiano: tra le cose migliori dell’ultimo Allen).
3) Ogni cosa è illuminata (Opera prima connubio di magia e ricordo).
4) I segreti di Brokeback mountain (Non un melodramma, non un western, ma un’elegia fatta di sguardi e paesaggi. Molto imperfetto, ma bello).
5) ex-aequo:Volver (Ad un passo dalla maniera: un seguito ideale di Bellissima di Visconti e un mirabile poker d’attrici) e Il regista di matrimoni (Il cinema italiano al suo meglio, sfuggente e poetico).

Luca Lardieri

1) La fabbrica di cioccolato e La sposa cadavere (Capolavori della poetica Burtoniana).
2) Il nuovo mondo (Per chi vive il cinema come un’esperienza unica ed irripetibile).
3) Match Point (Perchè Allen fa grande il cinema).
4) A History Of Violence (Per il grandioso finale).
5) Lady Vendetta (Perchè ha saputo essere la perfetta conclusione di una strepitosa trilogia).

Nicola Lazzerotti

1) A History of Violence (Perchè Cronenberg ci regala un film asciutto e secco senza mezzi termini).
2) Inside Man (Per il ritmo, per la grande storia, per il genere in cui Lee si muove ottimamente e per le grandi prove attoriali).
3) Match Point (Per il grande ritorno del regista newyorkese alla tensione e al dramma e per il suo enorme talento).
4) Cache’ - Niente da nascondere (Per quel gelido talento espressivo e genuinamente inquietantante che sempre caratterizza Haneke).
5) Kiss Kiss, Bang Bang (Per la grande articolazione narrativa e la sorprendente freschezza e dinamicità).

Salvatore Salviano Miceli

1) A History of Violence (Cronenberg mostra come la regia può generare emozione e verità partendo da una sceneggiatura in sé piuttosto banale).
2) Match Point (Dietro una ovvietà solo apparente si cela la complessità dei rapporti che regolano il nostro vivere).
3) Il Sole (Oltre lo sguardo, invita a riflettere. Oggi, un grande pregio).
4) Inside Man (Rifiuto qualsiasi discorso sul genere. Semplicemente una grande prova di regia).
5) ll Gusto dell’anguria (C’è chi lo ha definito una "deliziosa commedia piccante". Definizione imbarazzante. In realtà è cinema allo stato puro).

Riccardo Protani

1) Madagascar (Non potevo smentirmi! Troppo forte, troppo simpatico, troppo ben fatto... troppo tutto!)
2) Volver (Almodovar, finalmente lo abbiamo ritrovato... ma quanto tempo c’è voluto? Non ancora come Tutto su mia madre e Parla con lei, però... Pedro sta per tornare!)
3) Good Night, and Good Luck (Mister George Clooney è davvero un uomo che il cinema lo sa fare, oltre che saperlo recitare. Per me il film meritava l’Oscar, anche solo come documento inequivocabile di un’epoca mediatica che - forse... - non è del tutto passata...)
4) The Corpse Bride (semplicemente, Tim Burton! Nell’epoca dei pixel l’autore di Batman torna all’animazione in salsa vintage, meritando il plauso per un’opera che cmq affianca, e non supera, il “papà” Nightmare Before Christmas!)
5) V for Vendetta (film intelligente, perfettamente integrato all’etica del nuovo corso digitale dei Wachovski Brothers e al rispetto dell’impeto letterario dell’autore del fumetto, Alan Moore)

Giovanni Spagnoletti

1) Cache’ - Niente da nascondere (Non è l’Haneke migliore ma è sempre molto affascinante).
2) Munich (Spielberg abbandona i giocattoli hi-tech per adolescenti e torna a parlare da regista).
3) Il sole (Un incanto, un grande film degno del più bello dei Rossellini “didattici”).
4) Il regista di matrimoni (L’8 e mezzo di Marco Bellocchio, incasinato ma vitale).
5) Good Night and Good Luck/Inside Man (Due buoni film americani che, malgrado tutta la standardizzazione hollywoodiana, testimoniamo come si possa parlare dell’oggi (ri)facendo Storia o Genere).

Alessia Spagnoli

1) Il Sole (La Storia al servizio di una munifica, sontuosa lezione di regia cinematografica. Sokurov, da solo, testimonia quanta differenza faccia lo stile...).
2) Munich (Quando meno te lo aspetti, uno dei migliori Spielberg di sempre. Serrato, dolente, vibrante, magnifico).
3) Il Gusto dell’Anguria (Condensa, come in un prodigio, tutta la purezza, la freschezza, l’originalità del cinema. Quanta leggerezza e, insieme, quanta profondità di sguardo!)
4) Il Castello Errante di Howl (Sarà pure un Miyazaki ‘minore’, come dice qualcuno... però, avercene! Una fantasia che non ha eguali, nemmeno a guardare indietro... ).
5) Inside Man (Spike per la prima volta alla prese col cinema di genere. Giunto nel pieno della sua maturità artistica ed espressiva, con la sua classe ormai può permettersi tutto... ).

Edoardo Zaccagnini

1) Il cacciatore di teste (Dentro al presente di tutti. Anche di quelli che avranno storto gli occhi. Lucidissimo).
2) La guerra di Mario (Ancora Napoli & bambini, ma freschissimo il dolore della visione. Amaro e forte, lo zio di Marra, Munzi e perchè no, Kim!)
3) The New World (Poeta delle immagini ancora, benchè se ne sia detto...Vivo e sensibile).
4) Munich (Fedeltà alla solida alleanza tra ricostruzione storica e spettacolo. Grandissimo!).
5) Match Point (Ad ascoltare sospesi, davanti al fuoco del cinema, il racconto di Zio Woody, uno che sa scrivere e mettere in scena. Attraente... ).


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