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I love Radio Rock

Pubblicato il 12 giugno 2009 da Nicola Lazzerotti


I love Radio Rock

Richard Curtis è un neozelandese che si trova a suo agio a raccontarci l’Inghilterra con una sensibilità tale da rendere storie profondamente britanniche aperte a tutte le culture mondiali.
I film sulle stazioni radio pirata non sono una novità da noi. Già alla fine degli anni ’90 RadioFreccia di Ligabue, Tutto L’amore che c’è di Rubini e nel 2004 Lavorare con lentezza di Guido Chiesa avevano raccontato l’argomento, purtroppo però, accennandolo solamente, sullo sfondo di tematiche e trattamenti più impegnativi e dolorosi come la morte. In effetti a guardare bene le tre opere, esse investivano nel dramma tutta la loro narrazione senza sfiorare lontanamente la commedia.
Questo non accade in I Love Radio Rock (qui i distributori italiani hanno dato davvero fondo a tutta la loro fantasia, trovando troppo difficile chiamare il film ’La nave del rock’ come da traduzione, ed hanno preferito ricorrere inspiegabilmente ad un altro titolo inglese, che stranamente richiama una nota emittente romana, mah!). Il film infatti si distacca dalle pellicole italiane in due punti: prima di tutto il film di Curtis è una commedia; in secondo luogo, la musica è onnipresente e sommerge e sobbalza lo spettatore per tutti 129 minuti di durata.

Metà anni ’60: in Inghilterra la BBC trasmette Rock solo un’ora al giorno; nascono le prime radio pirata. Il ministro Dormandy (Kenneth Branagh), per arginare il fenomeno, si accanisce con Radio Rock, un’emittente che trasmette da una piccola barca a largo delle coste del mar del Nord.
Dopo essere stato espulso da scuola, Carl (Tom Sturridge),è mandato dalla madre presso il padrino Quentin (Bill Nighy), che dirige appunto la radio. Sulla nave scoprirà una nuova vita fatta di passioni, valori, amicizie e amore.

Il primo punto da chiarire è che il film è una riuscitissima commedia, tra l’altro splendidamente interpretata da un cast in ottima forma. Su tutti Philip Seymour Hoffman, veramente straordinario nel ruolo del DJ ‘Il Conte’.
A confezionare tutta l’operazione, una colonna sonora monumentale: elencare i titoli di tutti i pezzi che sorreggono e avvolgono l’intera pellicola sarebbe missione ardua. La riproposizione dei grandi successi rock degli anni ’60 è u’operazione veramente notevole, che incide non poco nella riuscita del film.
Contestualmente, Curtis scrive e dirige un’opera senza punti deboli che ha il merito di non prendersi mai veramente sul serio. Esempio di questo atteggiamento costantemenrte ironico e spensierato è la scena, per certi versi addirittura surreale, in cui, con sottofondo Father to son di Cat Stevens, Carl aiuta il padre che sta annegando per salvare i dischi.
Un’ultima parola per Il Conte: la sua riflessione sul qui ed ora e sulla consapevolezza di star vivendo un tempo irripetibile - metafora generazionale di un momento storico di rivoluzione musicale e quindi culturale - racchiude in sè l’anima di uno dei periodi più importanti della storia della musica. Un periodo senza dubbio irripetibile.


CAST & CREDITS

(The Boat That Rocked); Regia: Richard Curtis; sceneggiatura: Richard Curtis; fotografia: Danny Cohen; montaggio: Emma E. Hickox ; supervisione delle musiche:Nick Angel; interpreti: Tom Sturridge (Carl), Philip Seymour Hoffman (Il Conte), Kenneth Branagh (Dormandy), Bill Nighy (Quentin); produzione: Working Title Films; distribuzione: U.I.P.; origine: Inghilterra e Germania, 2009; durata: 129’


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