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Il gioco di Ripley

Pubblicato il 13 settembre 2002 da Giovanni Spagnoletti


Il gioco di Ripley

Sicuramente c’è chi ricorderà L’Amico Americano con la coppia Dennis Hopper-Bruno Ganz, il film che nel 1977 fece conoscere internazionalmente il talento di un giovane regista dal nome alquanto stravagante: Wim Wenders. Allo stesso testo ridotto dal filmaker tedesco, appunto Ripley’s Game, della nota giallista Patricia Highsmith alle cui storie si era già ispirati diversi film, tra i quali Strangers on a Train di Hitchcock (o più recentemente Anthony Minghella), si è ispirata la rediviva Liliana Cavani per consegnarci un’ennesima versione delle avventure del misterioso, fascinoso Mister Ripley. Purtroppo aggiungiamo, perché di questo remake non si avvertiva proprio la necessità. Il plot ha subito alcuni (pochi) cambiamenti - lo ricordiamo in due parole: il protagonista persuade Jonathan, un restauratore di cornici malato di leucemia a commettere un omicidio, in cambio di una grossa somma di denaro, ma la situazione presto sfugge di mano al novello apprendista stregone - mentre l’azione è stata spostata tra Berlino e la dolce campagna veneta delle ville di Palladio a differenza di Wenders che invece l’aveva situata tra Amburgo e Parigi. Ma a prescindere da questi dettagli, il problema principale è che l’opera di Liliana Cavani - sarà forse per il suo lungo digiuno di cinema di quasi dieci anni - non ha quasi identità, sembra costruita solo ed unicamente per dare il destro al talento istrionico e fuori le righe di John Malkovich di “eccellere”, per altro mal supportato dal resto del cast quasi tutto di lingua inglese (a parte Chiara Caselli) composto dal coprotagonista Dougray Scott e poi da Ray Winstone e Lena Headey. Così Il gioco di Ripley, a parte il lazzi e i frazzi del noto attore, sembra un telefilm Rai di lusso con qualche bel esterno paesaggistico ma poco senso di quel ritmo che in ogni caso un thriller e una storia come questa dovrebbe avere (basta confrontare la sequenza topica dell’omicidio in treno com’è stata risolta tra le due versioni - e lasciamo allo spettatore trarre le sue conclusioni). Nell’aspetto “oscuro”, nel sottotesto della vicenda, poi, - quella strana amicizia che si istaura lentamente tra Mefisto e la sua marionetta - stentiamo a riconoscere la mano e l’imprinting della Cavani, un tempo sagace inquisitrice dei meandri nascosti, degli incunaboli dell’anima umana. A meno di non sbagliarci di grosso, è assai difficile che Il gioco di Ripley resti nella galleria delle migliore opere tratte dalla Highsmith.

[settembre 2002]


CAST & CREDITS

regia: Liliana Cavani sceneggiatura: Liliana Cavani, Charles McKeown dal romanzo di Patricia Highsmith fotografia: Alfio Contini montaggio: Jon Harris scenografia: Francesco Frigeri musica: Ennio Morricone interpreti: John Malkovich, Dougray Scott, Ray Winstone, Lena Headey, Chiara Caselli origine: Italia 2002 distribuzione: 01 Distribution


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