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IL LABIRINTO DEL FAUNO

Pubblicato il 21 novembre 2006 da Andrea Esposito


IL LABIRINTO DEL FAUNO

Presentato al festival di Cannes e poi anche a Torino, Il Labirinto del Fauno è una rivisitazione complessa e articolata dei generi horror e fantastico. Guillermo del Toro racconta una storia ambientata nella Spagna del 1944, al termine della guerra civile: un gruppo di repubblicani, nascosto sulle montagne a nord della Navarra, non si è arreso ai franchisti e continua a combattere. Qui si trova il capitano fascista Vidal, che guida la sua offensiva contro i ribelli. La protagonista della storia è la piccola Ofelia, che si trasferisce nel vecchio mulino dove vive Vidal, nuovo marito della madre e padre del bambino che porta in grembo.

Appena giunta al vecchio mulino, Ofelia scopre un labirinto all’interno del quale incontra un fauno, che la sottoporrà a tre prove.
Del Toro ambienta Il Labirinto del Fauno in un momento storico ben definito (e anzi in una pagina dolorosamente significativa della storia spagnola), ma sceglie di utilizzare il linguaggio e la struttura della fiaba. Ofelia vive infatti in un mondo popolato di mostri e fate, manifesto ai suoi occhi soltanto; un mondo sotterraneo, ambiguo, che vive sotto la superficie di quello reale. Del Toro non dipana il nodo tra realtà e finzione fiabesca, lasciando così che i due mondi si sovrappongano senza soluzioni di continuità. In questo modo non è dato sapere se il mondo fantastico sia o meno un’allucinazione di Ofelia.
E’ su questo duplice piano che si sviluppa la storia: se la struttura della vicenda adulta (la madre di Ofelia che rischia di perdere il bambino, i ribelli e lo spregevole capitano Vidal) segue un intreccio standard, più comunemente “cinematografico”, la storia di Ofelia propone una struttura propriamente fiabesca (si può facilmente scomporre e analizzare attraverso la Morfologia della fiaba di Propp).
Il Fauno sottopone l’eroina a tre prove; se le supererà sarà riconosciuta come principessa del regno sotterraneo, e, come tale, immortale. Durante queste prove, Ofelia si trova ad avere a che fare con alcuni oggetti, strumenti magici necessari per proseguire il suo percorso. Proprio in questi elementi si nota un affascinante accavallamento tra le due realtà. Gli oggetti infatti si richiamano e si replicano tra un piano e l’altro. Ofelia trova un pugnale, una chiave, un libro: nella “realtà reale” la cameriera Mercedes (che a tratti appare come un alter ego attivo della piccola Ofelia, che è passiva invece per età e condizione) usa un pugnale per ferire il capitano Vidal. I guerriglieri e Mercedes cercano a lungo una chiave per aprire il capanno con armi e attrezzi dei franchisti. Poi, ad un certo punto del film Ofelia apre le pagine del libro e vede che queste si riempiono di sangue; subito la madre si ammala e rischia di perdere il bambino.
Questi elementi di raccordo fanno sì che i due strati si intreccino continuamente. In questo modo le due storie vanno oltre un semplice sviluppo parallelo, e l’una sembra proseguire nell’altra. Gli insistenti richiami invitano ad un’analisi profonda del testo filmico, da svolgersi su più livelli di lettura.

Ad una struttura narrativa così complessa corrisponde un suggestivo svolgimento visivo, che pare riferirsi insistentemente all’idea del Labirinto. Al centro del bosco, nel pozzo dove vive il Fauno, ricorrono elementi spiraliformi, l’elementare rappresentazione grafica del labirinto; così sulla fronte del Fauno ci sono due spirali, e al centro del pozzo, in terra, c’è il disegno di un labirinto. Oltre che attraverso una scenografia ricca e particolareggiata, che cosparge di segni e richiami le immagini del film, il Labirinto viene raccontato dalla regia: movimenti di camera sinuosi, cambi d’inquadratura fluidi; pur senza uscire mai da un preponderante tracciato narrativo, senza vagare mai, lo sguardo si avvicina alla suggestione dello smarrimento.

(El labirinto del fauno) Regia, sceneggiatura: Guillermo del Toro; fotografia: Guillermo Navarro; montaggio: Bernat Vilaplana; musica: Javier Navrrete; scenografia: Eugenio Caballero; costumi: Lala Huete, Rocio Redondo; interpreti: Sergi Lopez (Vidal), Ivana Vaquero (Ofelia), Ariadna Gil (Carmen), Maribel Verdu (Mercedes), Doug Jones (Pan); produzione: Estudios Ricasso Fabbrica De FIccion S. A., Tequila Gang, Esperanto Filmoj; distribuzione: Videa; origine: Messico-Spagna; durata: 114’

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