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IL PONTE DI SAN LUIS REY

Pubblicato il 22 marzo 2005 da Alessandro Borri


IL PONTE DI SAN LUIS REY

Come Kieslowski alla fine della sua trilogia cromatica faceva convergere tutti i personaggi su una nave lanciata al naufragio, misericordiosamente salvandoli, Thornton Wilder riunisce sul franante ponte andino di San Luis Rey una varia umanità di cui un frate perplesso va a rintracciare i reticoli esistenziali che li ha portati alla morte. La riflessione wilderiana sul destino travestito da Provvidenza nelle mani di Paolo Poli si muta, alla sua inconfondibile maniera, in una ronde feuilletonistica giocata sull’orlo della morte, in una féerie transgender strizzata negli abiti di spiritosa follia creati da Santuzza Calì. Le storie si infilano dentro le storie, rimandando l’una all’altra, mentre molteplici lettere si incrociano e dietro si susseguono (nelle scene dipinte cambiate a vista di Lele Luzzati) conventi popolati di suore lubriche e assetate di soldi e teatri dove si rappresentano classici pomposi o arlecchinate, scalinate nobiliari e vette scoscese. Poli con disinvoltura passa dal bianco di Madre Pilar al rosso di un diavolo loico. Il birignao declamatorio convive con gli squarci di musical, le digressioni calderoniane sconfinano nell’avanspettacolo, e il tutto è intercalato da florilegi di massime sardoniche. Mentre l’ambientazione in un Settecento sudamericano dalle ascendenze mériméeiane dà lo spunto per inservienti vestiti simil-Zorro, stilizzate corride e processioni montane catto-pagane. Tra una galanteria rococò e uno scurrile doppio senso, non mancano le Parche biancovestite e canterine o una Sibilla che gorgheggia come Wanda Osiris. Nel bailamme, la catena fatale degli eventi si diluisce, e il tema che emerge più vivido è il confronto serrato tra la vita assurda degli uomini e il conforto della finzione scenica. Proprio un’attrice è il legame tra le vittime del fato, e la sua tardiva entrata in convento non è che l’ultimo coup de theatre della serata. Lo spettacolo continua, dentro e fuori la scena.

[marzo 2005]

Cast & credits:

Di Paolo Poli dal romanzo di Thornton Wilder Regia: Paolo Poli; interpreti: Paolo Poli, Ludovica Modugno, Mauro Marino, Alfonso De Filippis, Alberto Gamberini, William Pagano, Giovanni Siniscalco; scenografia: Emanuele Luzzati; costumi: Santuzza Calì; musiche: Jacqueline Perrotin; coreografie: Alfonso De Filippis; produzione: Produzioni Teatrali Paolo Poli; in scena: Teatro Eliseo, Roma, 22 marzo-17 aprile.


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