X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



IL POPOLO MIGRATORE

Pubblicato il 17 dicembre 2001 da Giovanna Quercia


IL POPOLO MIGRATORE

Il popolo migratore è un film contemplativo fatto per essere contemplato. Non racconta nulla - nel senso drammaturgico del termine - perché le lunghissime traversate dei cieli che gli uccelli migratori compiono due volte all’anno sono un evento, diciamo così, scontato. Sarebbe come raccontare che la specie umana si sveglia ogni mattina e va a dormire ogni notte. Un film del genere, in effetti, potrebbe essere straordinario, capovolgerebbe la visione che abbiamo della nostra stessa vita, ma non ci sarebbe nessuna storia, solo un incessante alternarsi di giorno e notte, di veglia e di sonno. Semplice legge naturale cui nessuno può sottrarsi impunemente. Il popolo migratore, al pari, non fa che illustrare con immagini potenti una legge naturale. Senza tentare di rivelare le arcane finalità di un semplice obbedire all’istinto di sopravvivenza, senza affiancare alle immagini un commento etologico da documentario naturalistico. L’unico sforzo è quello di fornirci un punto di vista il più possibile coincidente con quello degli uccelli, di far volare lo sguardo, di farci ammirare il globo terracqueo da una prospettiva completamente nuova. Una prospettiva dalla quale le città degli uomini non sono qualcosa di differente da una montagna, da un deserto o da un oceano. Certo inquinano, e questo può fermare il volo di qualche uccello dello stormo, ma per il resto sono un paesaggio da sorvolare come gli altri. Un semplice tratto della strada che i nomadi dell’aria traversano in primavera nella rotta verso i poli e in autunno all’inseguimento dei climi caldi del sud. Mostrare il mondo come un territorio in cui l’uomo è una presenza tra le tante è già un merito indiscutibile e confortante. In più il film, pur non seguendo il percorso di un uccello in particolare, bensì saltellando da una specie all’altra, da un continente all’altro, riesce a sembrare un unico piano sequenza, a comunicare l’idea dello sforzo immane, a produrre una durata. A suscitare un atteggiamento di pura contemplazione estatica. La mente si sgombra, scompare ogni velleità interpretativa e per questo, forse, si apre un piccolo squarcio sull’ordine divino.

LE PEUPLE MIGRATEUR

Regia: Jacques Perrin, Jacques Clouzoud, Michel Debats. Sceneggiatura: Jacques Perrin, Stephan Durand, Francis Roux. Fotografia. Michel Benjamin, Sylie Carcedo-Droujou, Laurent Charbonnier. Montaggio. Marie Josephe Yoyotte. Musiche: Bruno Coulois. Produzione: Bac Film. Origine: Francia 2001. distribuzione: Lucky Red. Durata: ’92.

Enregistrer au format PDF