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Il primo uomo

Pubblicato il 21 aprile 2012 da Simone Isola
VOTO:


Il primo uomo

4 gennaio 1960. Una piccola berlina si scontra contro un albero nella campagna francese. Dentro perdono la vita il grande scrittore Albert Camus e l’editore Gallimard. Tra le lamiere viene ritrovato un manoscritto martoriato dallo schianto. E’ la prima bozza del suo ultimo romanzo, Il primo uomo. La figlia Catherine per decenni lavorerà su quel manoscritto al fine di ricostruirne filologicamente il testo, che appare da subito come un’appassionata autobiografia del padre. E’ la storia dello scrittore Jean Cormery (alter ego dello stesso Camus), rientrato nella natia Algeria per ritrovare il ricordo del padre morto nella prima guerra mondiale e ripercorre parte della propria vita. Negli anni ’50 la questione algerina è ancora molto calda e ben lontano da trovare una soluzione. La questione politica è storicizzata da due diverse posizioni, quella di Camus ("Si’ alla rivoluzione, no al terrorismo") e quella del maestro Bernard ("Qualche volta, tra i romani e i barbari, e’ giusto stare dalla parte dei barbari"), che vuole la violenza quale unica arma per ribellarsi al giogo colonialista. L’incontro con la madre riattiva una serie di sentimenti e sensazioni sopite: ecco dunque il giovane Jean negli anni ’20, alle prese con scelte difficili e con cattivi e buoni maestri. Passato e presente si compenetrano con equilibrio, grazie ad una struttura narrativa complessa e ricca di sfumature.

Lo stile di Amelio è ormai quello di un maestro; asciutto ed elegante, privo di preziosismi e concentrato su inquadrature funzionali e poetiche. Ogni pausa, ogni dettaglio sono precisi, emozionanti, intensi. L’incontro con il romanzo di Camus l’ha rigenerato; Amelio si specchia nel percorso del romanzo ritrovando le tracce della Calabria del secondo dopoguerra. Al padre dello scrittore, così ostinatamente cercato, si sovrappone quella del padre del regista, anch’esso lontano e sconosciuto. Così nel film convivono Storia e storie di uomini, la forza poetica di Camus con lo sguardo di Amelio. Tra le loro vite c’è più di qualche coincidenza ad iniziare da un’infanzia povera, dal fatto che entrambi sono stati allevati da una madre e da una nonna molto energiche. Non sono coincidenze: Amelio si impossessa del testo fino al dettaglio più profondo, arrivando a fare un film autobiografico seguendo l’autobiografia di uno scrittore sublime. Il suo è un solitario percorso artistico, lontano dalle mode e dagli aspetti più provinciali del nostro Paese. Un cinema di respiro internazionale, che tocca aspetti e corde della nostra esistenza più vera e profonda. Tutti gli altri elementi della produzione non fanno che valorizzare l’ispirazione dell’autore: dalla fotografia precisa e delicata di Yves Cape alle musiche funzionali di Piersanti, sino alle intensissime interpretazioni di Jacques Gamblin e Catherine Sola. Amelio invita lo spettatore a riflettere sul proprio passato, non con la malinconica furbizia della nostalgia, ma con uno spirito quasi conoscitivo, concreto. Fare i conti con il passato è uno sforzo che la nostra società non può più rimandare.

Il primo uomo è un’opera che conquista lentamente, con raffinate delicatezza e umanità. Una pausa di grande cinema. Non perdetelo nel marasma di uscite di questa primavera caotica e piovosa.


CAST & CREDITS

(Le premier homme) Regia: Gianni Amelio; sceneggiatura: Gianni Amelio; fotografia: Yves Cape; montaggio: Carlo Simeoni; musica: Franco Piersanti; interpreti: Interpreti: Jacques Gamblin (Jacques Cormery), Denis Podalydes (Il maestro Bernard), Maya Sansa (Catherine Cormery - 1924 e 1913), Régis Romele (Il macellaio), Catherine Sola (Catherine Cormery (1957), Ulla Baugué (La Nonna), Nino Jouglet (Jacques bambino), Catherine Sola (Catherine Cormery (1957); produzione: Cattleya, Maison de Cinéma, France 3, Rai Cinema, Canal +; distribuzione: 01; origine: Italia, Francia, Algeria, 2011; durata: 98 min.


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