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Il ragazzo invisibile

Pubblicato il 19 dicembre 2014 da Edoardo Zaccagnini
VOTO:


Il ragazzo invisibile

Il ragazzo invisibile è una scommessa coraggiosa e interessante. Se anche vinta, lo dirà il caciarone pubblico natalizio. E’ cinema per ragazzi allo stato puro, e come tale vorrebbe aprire un ciclo: il finale, apertissimo, lo dichiara. E’ però anche un romanzo di formazione, un racconto intelligente sull’adolescenza, scritto e girato rielaborando i classici americani in una chiave più europea. Ai nostri ragazzi, il film potrebbe piacere molto, ed ha la forza, almeno a tratti, di riportare gli adulti alle tensioni e ai disagi di quell’età per tutti delicata che è l’uscita dall’infanzia, quella sorta di secondo impatto con il mondo. Siamo a Trieste, anche se non viene mai detto esplicitamente, e Michele è un ragazzetto di buona sensibilità. Non ha il padre, e con la madre (Valeria Golino) sono più i musi e le incomprensioni che gli abbracci e lo scambio di confidenze. A scuola pure non è che vada benissimo, perché c’è qualche bullo insopportabile e perché con la ragazzina che gli piace, sono più le gaffes che i punti guadagnati. Fino a qui, in fondo, niente si strano: Michele è uno come tanti, uno che l’equilibrio e l’identità non se le porta da casa. Se le guadagnerà a fatica, nel corso del tempo. Ma la mattina successiva ad una festa piena di speranze andate in fumo, il povero Michele scopre di avere ben poco di normale. Se ne accorge in bagno, quando va a guardarsi allo specchio e non si vede più. E’ una buona idea quella di Salvatores, Indigo e Rai cinema: togliere il corpo a quell’età in cui il corpo è tutto.

Sta in questo lavoro sulla fisicità, la capacità del film di arrivare a diverse fasce d’età: nell’affrontare il tema con un’intuizione originale ed efficace che conduce al cuore dell’argomento trattato. E se qualcuno stesse pensando che alla buona idea non corrisponda un valido sviluppo, tipico di chi si avventura in terre non sue (ovvero gli italiani e la fantascienza, questa sconosciuta) anche qui il film smentisce: Il ragazzo invisibile se la cava con la sobria saggezza dei suoi effetti speciali, con un regia sempre all’altezza del compito e soprattutto con la capacità di comunicare la reale tensione esistenziale dei 15 anni. Dietro la scomparsa del giovane Michele, poi, la sceneggiatura mette in campo diversi colpi di scena, tutto sommato credibili. Ci sono tanti omaggi dentro questo film, tanti riferimenti al cinema americano per ragazzi. Salvatores, però, uno che dopo la vicenda dell’Oscar non ha mai smesso di cercare, di sperimentare il nuovo e di prendersi molte responsabilità d’autore, ha detto che il film a cui principalmente si è ispirato è Lasciami entrare di Tomas Alfredson, non tanto, secondo lui, un film sui vampiri, quanto una pellicola sull’amore. Nel mucchio dei rimandi, allora, chi scrive vorrebbe prendersi la libertà di aggiungere anche Big di Penny Marshall, del 1988, che sceglieva la strada della commedia e in cui il protagonista era un po’ più giovane del Michele di Salvatores, aveva dodici anni circa. Però, entrambi sono ragazzini in cerca di normalità, che senza volerlo si trovano in un’esperienza straordinaria e sconvolgente. Ecco, se Il ragazzo invisibile fosse stato capace di emozionare un pizzico di più, di scaldare il cuore come faceva quell’ormai vecchio film americano con Tom Hanks, allora sarebbe stata una scommessa a priori vinta, al di là delle sentenze natalizie del botteghino.


CAST & CREDITS

Regia: Gabriele Salvatores; Sceneggiatura: Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo; Fotografia: Italo Petriccione; Montaggio: Massimo Fiocchi; Interpreti: Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio, Christo Jivkov, Noa Zatta, Ksenia Rappoport; Produzione: NICOLA GIULIANO, FRANCESCA CIMA, CARLOTTA CALORI PER INDIGO FILM CON RAI CINEMA, IN COPRODUZIONE CON FABIO CONVERSI, FULVIA MANZOTTI, MARTA MANZOTTI PER BABE FILMS E FASO FILM, IN ASSOCIAZIONE CON IFITALIA SPA, GRUPPO BNP PARIBAS E STING OCCHIALI BY DE RIGO SPA Distribuzione: 01 DISTRIBUTION


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