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Il resto di niente

Pubblicato il 10 novembre 2004 da Mazzino Montinari


Il resto di niente

E’ difficile realizzare un film che sappia tenere dentro di sé la passione politica e al tempo stesso quel sano sguardo oggettivo che permette di non dividere tutto in bianco o nero. Antonietta De Lillo (art897) con Il resto di niente ci è riuscita. Ha saputo maneggiare una storia impegnata senza l’uso della retorica più facile, con uno stile narrativo rarefatto, talvolta documentarista, che impone uno sguardo profondo, mai di superficie. Un bel film che merita attenzione e che speriamo non passi inosservato nell’epoca delle “Rivombrose”. La vicenda è quella di Eleonora de Fonseca Pimental, aristocratica decaduta di origine portoghese, scrittrice e poetessa, che si trova a Napoli negli anni della rivoluzione francese. Insieme a un gruppo di intellettuali anima i salotti partenopei e comincia a divulgare le idee giacobine, fino al giorno in cui il sogno di affermare i principi della libertà, eguaglianza e fraternità si realizzano. La tirannia borbonica con l’aiuto dei francesi è rovesciata e Napoli viene dichiarata una repubblica giacobina. Durerà poco il sogno dei napoletani, la libertà e la democrazia non sono oggetti di facile importazione. Il popolo non ha seguito gli intellettuali, non ha compreso i principi dell’Illuminismo, non si è lasciato “educare” e sollevare dallo stato di “minorità”. Appena i francesi decidono di tornare in patria, i ribelli cadranno sotto i colpi delle selvagge milizie sanfediste del cardinale Ruffo. La chiesa sta sempre dalla parte dei giusti, o forse no? Il resto di niente è un film storico ma non di maniera, entra a pieno titolo nel nostro mondo, dimostra quanto sia difficile e controverso l’ideale rivoluzionario. Le lotte per la libertà e la democrazia non si fanno solo con le parole e nemmeno con i colpi di cannone. E allora come si realizzano? Con il tempo, nella speranza che il fallimento di oggi sia la premessa per un successo futuro. E questo non riguarda solo i napoletani e i francesi di fine settecento ma anche gli americani, gli europei e gli arabi di inizio duemila. La storia non ha una guida, non esiste un percorso a senso unico e, soprattutto, nessuno può esimersi dal guardarsi dentro e dal constatare le proprie contraddizioni. Il concetto di libertà è qualcosa che non si lascia prendere facilmente con l’uso della logica, figuriamoci con i colpi dei cannoni. Così quando i francesi cercano di esportare la democrazia a Napoli, l’insuccesso è garantito. E gli stessi intellettuali napoletani quando si trovano a dover gestire il potere non riescono in alcun modo a comunicare il senso di quello che dovrebbe essere avvertito come un progresso per tutti. Non è sufficiente chiamarsi tutti “cittadini”, dal nobile al fornaio. Eleonora e i suoi amici sono schiacciati tra l’arroganza dei giacobini francesi e l’integralismo dei sanfedisti. Una storia che si ripete e che fa riflettere, sempre che non ci i arrocchi sulle proprie posizioni e non ci si lasci avvelenare dall’autocompiacimento di credersi un’anima bella. Il resto di niente somiglia per certi versi a The Village, un film che un po’ frettolosamente è stato giudicato schematicamente come la semplice trasposizione dell’America di Bush e non invece come una lucida critica di chi si ritrae dalla vita perché non ne accetta l’innata fragilità. Forse, andando in profondità, si vede come in entrambi i film siano esibite le insidie che colpiscono anche chi con le migliori intenzioni non riesce a non rimanere ammaliato dalla “bellezza” delle proprie ragioni, rinunciando alla vita, al suo modo arbitrario di procedere. Il filosofo descritto da Platone quando fece ritorno alla “caverna” dopo aver visto la luce della verità, non fu accolto dagli abitanti con onore, venne ucciso. E così, a Socrate toccò la cicuta, a Eleonora l’impiccagione.


CAST & CREDITS

regia: Antonietta De Lillo; sceneggiatura: Giuseppe Rocca, Laura Sabatino, Antonietta De Lillo (tratto dall’omonimo romanzo di Enzo Striano); fotografia: Cesare Accetta; montaggio: Giogiò Franchini; scenografia: Beatrice Scarpato; musiche: Daniele Sepe; interpreti: Maria De Medeiros, Rosario Sparno, Raffaele Di Florio, Imma Villa, Lucia Ragni, Riccardo Zinna, Ciro Di Maio, Giovanni Esposito, Mimmo Esposito, Raffaele Esposito, Maria Grazia Grassini; produzione: Mariella Li Sacchi e Amedeo Letizia per Factory S.R.L., Film Corsari; distribuzione: Istituto Luce; durata: 103’; origine: Italia 2003


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