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Il risveglio della forza

Pubblicato il 16 dicembre 2015 da Giovanna Branca
VOTO:


Il risveglio della forza

Sono passati 30 anni da quando, sulla Luna boscosa di Endor, Luke Skywalker ha celebrato la cerimonia funebre di suo padre Darth Vader/Anakin Skywalker dopo aver inferto insieme ai suoi amici ribelli il colpo mortale all’Impero, l’oscuro dominatore della Galassia lontana lontana.
The Force Awakens, Il risveglio della forza firmato da J.J. Abrams dopo il passaggio di consegne tra Lucasfilm e Disney e tra il padre di Guerre Stellari, George Lucas, e il regista di Super 8, ha luogo in tempi di nuovo oscuri. L’erede dell’Impero, il Primo Ordine – ancora una volta reminiscente del Terzo Reich in termini estetici quanto ideologici – sferra il suo attacco alla Repubblica per instaurare il proprio regno malvagio, e l’ultimo dei Jedi Luke Sywalker è da tempo scomparso, introvabile perfino per i suoi amici più cari: Han Solo, la sorella Leia Organa – ora Generale dei ribelli dopo aver deposto i titoli nobiliari – il wookie Chewbacca e i fidi droidi C-3PO e C-1P8.
Su Jakku, un pianeta desertico che omaggia quello su cui incontriamo per la prima volta Luke e Obi-Wan Kenobi nel capolavoro del 1977, la Forza conduce i principali attori della nuova vicenda: un prode pilota ribelle, un’altra orfana – Rey – un soldato delle truppe del Primo Ordine, Finn, che si ribella ai suoi padroni, e uno dei leader delle forze oscure, Kylo Ren, erede del malvagio – ma redento – Darth Vader. Ad accomunarli è il nuovo piccolo droide BB-8 , che custodisce la mappa per trovare Skywalker.
Le enormi aspettative dei fan nei confronti di Il risveglio della forza sono cosa arcinota, specialmente dopo che l’altrettanto atteso prequel realizzato dallo stesso Lucas era stato molto più che una delusione: per molti addirittura un evento da rimuovere nella mitologia della saga.
Una leggenda, però, non si può ricreare, a meno di non poter portare indietro le lancette al 1977 e al momento in cui, senza che nessuno si aspettasse niente, il mondo intero assistette a qualcosa di mai visto prima. O a meno di non poter tornare bambini, al momento in cui Han Solo, Luke Sywalker e compagnia fecero la loro prima apparizione nelle nostre vite. Una leggenda si può uccidere e ricreare dalle sue ceneri, come poteva solo il suo creatore e come per l’appunto Lucas ha cercato di fare, fallendo. Oppure una leggenda si può omaggiare, come fa in un’epoca in cui il cinema degli Studios tutto è più omaggio che creazione originale J.J. Abrams, bambino cresciuto nel culto di Star Wars e della coppia Lucas & Spielberg, creatori di un cinema di massa nuovo di cui Super 8 è a sua volta un sentito omaggio. E questo è Il risveglio della forza, che riporta letteralmente in vita, sullo schermo, quei personaggi che hanno cambiato le vite di molti. Nonché lo spirito originale della trilogia – Guerre Stellari, L’impero colpisce ancora, Il ritorno dello Jedi – che applicando il campbelliano archetipo del viaggio dell’eroe allo spazio e inscenando una semplice opposizione tra il Bene e il Male su pianeti variopinti e abitati da mostri assortiti ha cambiato la storia del cinema. Non a caso, al fianco di J.J. Abrams c’è Lawrence Kasdan, co-sceneggiatore di L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi (nonché dei Predatori dell’arca perduta) in un’ ”operazione fedeltà” che riproduce intatto lo spirito della trilogia anche nei nuovi e giovani protagonisti, portatori degli stessi dilemmi, doti, aspirazioni e predestinazioni mitologiche, come attesta una bella citazione di La spada nella roccia in versione laser. Compreso anche il filo rosso della trama edipica che oppone padri e figli sui due versanti della Forza – anche se per Lucas, fulgido rampollo della Nuova Hollywood che nasceva sulle ceneri di quella vecchia, avrà avuto un senso diverso che per Abrams, comunque obbligato al confronto con il maestro.
La fedeltà di Abrams non passa insomma solo dalla precisione con cui recupera l’immaginario visivo del Guerre Stellari originale, sorvolando sulle metropoli futuristiche del prequel e tornando ai pianeti ricoperti di sabbia o alberi, nei meandri di labirintiche navi spaziali, dentro bettole in cui si ubriaca ogni genere di alieni o a bordo del leggendario Millennium Falcon. Il quid di Il ritorno della forza è poter ritrovare, a tanti anni di distanza, quegli stessi personaggi e quello stesso spirito – compreso l’ingenuo melodramma e gli amori adolescenziali - che avevano reso grande Star Wars, monumento di un’ epoca in cui sul piatto della bilancia pesavano cose assai diverse dalle raffinate sceneggiature alla House of Cards.
Unica nota dolente, come spesso accade, è il doppiaggio italiano, che in un’incomprensibile slancio filologico tradisce proprio l’operazione fedeltà che muove il film e abbandona i nomi a cui comunque i fan italiani erano abituati: il personaggio di Harrison Ford da noi non è mai stato Han ma Ian, e sentire C-3PO che chiama R2D2 (che peraltro suona bene solo in inglese) il piccolo C-1P8 fa venire i brividi. Un recupero dell’originale francamente incomprensibile, soprattutto dal momento in cui non ci si dà neanche la pena di trovare ad Adam Driver (il cattivo Kylo Ren) un doppiatore con la sua stessa voce profonda, di modo che quando si toglie la maschera sembra tornato in fase prepuberale.
In definitiva, però, quello che offre Il risveglio della forza è molto di più: la possibilità di ritrovare dei vecchi amici, dopo che la ricomparsa dei pallidi fantasmi di alcuni di loro nel prequel di Lucas ci aveva fatto pensare che fossero scomparsi per sempre.


CAST & CREDITS

(The Force Awakens) Regia: J.J. Abrams; sceneggiatura: J.J. Abrams, Lawrence Kasdan, Michael Arndt; fotografia: Dan Mindel; montaggio: Mary Jo Markey, Maryann Brandon; musica: John Williams; interpreti: Harrison Ford (Han Solo), Carrie Fischer (Leia Organa), John Boyega (Finn), Daisy Ridley (Rey); produzione: Walt Disney Pictures; distribuzione: DIsney Italia; origine: Stati Uniti; durata: 135’.


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