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In memoriam di CHADWICK BOSEMAN (1976 – 2020)

Pubblicato il 29 agosto 2020 da Nicola Calocero


In memoriam di CHADWICK BOSEMAN (1976 – 2020)

Ci ha lasciato in queste ore poco più che quarantenne Chadwick Boseman. Vittima di un fatale tumore al colon, rimarrà per sempre impresso nel nostro immaginario come l’interprete cinematografico perfetto del supereroe Black Panther, uno dei protagonisti della serie Avengers delle edizioni Marvel. Ci ha lasciato così un triste 28 agosto. Un venerdì alla fine del mese in cui i giorni scorrono pigri, all’inizio del fine settimana che ci accompagna più di ogni altro verso la fine dell’estate. La stagione della vita che stava vivendo Chadwick Boseman. Proprio il 28 agosto, ma del 1963, fu anche il giorno in cui Martin Luther King pronunciò a Washington il suo celebre discorso I have a dream. Mai come adesso, esattamente 57 anni dopo quella esortazione iconica, quel sogno sembra essersi trasformato in incubo. Con tutte le franchigie dello sport professionistico americano che questa settimana si sono fermate per dare un segnale forte contro le continue violenze subite in queste settimane dalla comunità afroamericana nel paese.
Proprio un personaggio sportivo è il primo ruolo importante della carriera di Boseman che lo proietta tra i grandi interpreti della sua generazione. In 42, pellicola del 2013, il nostro compianto interpreta Jackie Robinson, il primo giocatore di baseball di colore a diventare -nel 1947- professionista. Un vero e proprio simbolo dell’America postbellica. Il titolo del film rende omaggio al numero della maglia che accompagnò tutta la carriera del battitore in forza per ben nove stagioni nelle fila dei Dodgers. Quel ruolo intensamente interpretato da Boseman lo fa scegliere dalla Disney per incarnare sullo schermo Black Panther, il supereroe di colore creato da Stan Lee nell’estate del 1966. Dopo una prima apparizione in Captain America: Civil war del 2016, due anni dopo il supereroe di Wakanda diventa protagonista assoluto di un capitolo dedicato del Marvel Cinematic Universe. Black Panther entra nella storia per essere il primo cine-comic candidato all’Oscar come miglior film. La carismatica interpretazione del supereroe, principe africano e leader spirituale del paese immaginario di Wakanda, sospeso tra la magia ancestrale della tradizione spirituale delle tribù e le sfide della modernità a cui è chiamato il continente nero, suggella la grandezza istrionica di Boseman. La sua lettura del personaggio contribuisce in maniera determinante al successo di critica e di pubblico del film, per farne così uno dei più interessanti della serie Avengers. Il film Marvel non vincerà l’Oscar come migliore film ma l’Accademia premierà con il suo premio più prestigioso un altro film importante per il suo messaggio civile: Green Book. Spike Lee ritirerà nel corso della serata il premio per la migliore sceneggiatura regalandoci con il suo discorso di ringraziamento il momento più intenso della cerimonia. E proprio Spike Lee dirigerà, per Netflix, l’ultimo film interpretato da Boseman e uscito sulla piattaforma un paio di mesi fa: Da 5 Bloods.
In queste ore i social sono diventati ancora una volta una camera verde che ha visto migliaia di cinefili e tutto il popolo nerd stringersi nell’omaggiare e salutare un attore generazionale, molto amato, che ha vissuto il dolore della malattia con estrema riservatezza. Tra le foto postate in rete una delle più toccanti risale alla notte degli Oscar del 2018. Boseman è ritratto in compagnia di Kobe Bryant, il campione di basket che quella sera ha vinto la statuetta per il corto di animazione Dear Basketball. Due quarantenni di successo che sono riusciti a realizzare i sogni di una generazione e di una intera comunità ma che l’amaro destino di un anno spietato come questo 2020 che stiamo vivendo ha voluto strapparci entrambi. L’attore che ha portato sullo schermo l’iconico 42 del battitore Robinson riflesso nel numero 24 più importante della storia della pallacanestro: Black Mamba e Black Panther. Mentre scrivo queste parole doverose per salutare un mio coetaneo che non c’è più, in sottofondo la televisione è sintonizzata sulle prove del Gran Premio. Lewis Hamilton ha conquistato la novantatreesima pole position della sua carriera. Un record. Appena uscito dal suo abitacolo inizia a mimare i gesti che hanno reso popolare il principe di Wakanda e indica il cielo. Non può non dedicare il successo di oggi al suo supereroe preferito. Perché loro, come i campioni dello sport, non muoiono mai. Sono l’epica dei nostri giorni. Che la terra ti sia lieve, T’Challa.


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