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In time

Pubblicato il 16 febbraio 2012 da Sofia Bonicalzi
VOTO:


In time

"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana", diceva il Piccolo Principe al mercante che offriva pillole capaci di calmare la sete, garantendo un risparmio di cinquantatré minuti la settimana. Attorno al tempo e al suo inarrestabile fluire, Andrew Niccol – già regista di Gattaca e sceneggiatore di The Truman Show – fa’ un altro passo dal sapore nel terreno fertile della cinematografia della distopia. Se l’evolversi dell’intreccio non rispetta le promesse iniziali, perdendosi in mille rivoli e trascurando troppi spunti, In time nasce attorno a un’idea a dir poco accattivante. In un futuro imprecisato gli uomini hanno scoperto il segreto dell’eterna giovinezza. L’invecchiamento si arresta allo scoccare del venticinquesimo anno e, per restare in vita, bisogna conquistarsi dosi di tempo aggiuntivo. In una società capitalista che ha abolito l’uso del denaro, il tempo è l’unica moneta ancora in circolazione – scambiata, guadagnata, sottratta con la forza e data in pegno per pagare l’affitto. Anche qui, manco a dirlo, i cattivi sono i banchieri: individui avidi che prestano tempo a tassi di interesse elevati, mentre i marciapiedi si riempiono dei cadaveri di chi non è riuscito ad arrivare alla fine della giornata. Al di là dei posti di blocco che isolano il ghetto di Dayton, sorge il ridente quartiere di New Greenwich, “zona oraria” popolata di milionari che possono vivere per secoli, incuranti della miseria che li circonda da ogni angolo. Perché nessuno possa dimenticare il proprio destino, un orologio biologico verde-fluorescente è impiantato nel braccio di chi sia giunto all’età adulta. Il sistema rischia di saltare quando Will Salas, operaio abituato a sopravvivere con poche ore a disposizione, entra fortuitamente in possesso di un secolo abbondante, riuscendo a introdursi a New Greenwich. Braccato dai custodi e inseguito dai ladri di tempo, Will finirà per rapire la figlia ereditiera del suo ospite e dovrà ricorrere a tutta la sua astuzia per sfuggire alla gigantesca caccia all’uomo che metterà a soqquadro il paese. Animati da istanze di giustizia sociale, Will e la sua novella complice - nelle vesti di Bonnie & Clide postmoderni – si daranno da fare per liberare tutti gli uomini dalla schiavitù del tempo, svaligiando le casse paterne. Perché pochi possano essere immortali, molti devono morire – come suggerisce la schietta filosofia del banchiere Weis? O piuttosto a nessuno dovrebbe essere concesso di vivere in eterno, se ciò comporta che un solo individuo sia ucciso – come pretende Will? Ci sono abbastanza risorse perché tutti possano godere di uno status accettabile, oppure l’asservimento delle masse è un dato necessario alla sopravvivenza del sistema? Di volta in volta gli sforzi di Will risultano vanificati dall’intervento di misteriose entità superiori che dispongono dell’esistenza quotidiana dei cittadini, imponendo costanti adeguamenti del costo della vita, tanto che l’indice di mortalità – malgrado gli sforzi – non accenna a decrescere. Fin troppo evidente è il tentativo (dal sapore dickiano) di Niccol di interrogarsi sullo stato di salute della società contemporanea, attraverso il rovesciamento paradossale dei suoi miti: se noi accumuliamo denaro per rendere più piacevole il tempo che trascorriamo sulla terra, senza renderci conto che ogni gesto compiuto ci avvicina impercettibilmente al momento della fine, gli individui geneticamente modificati di In time sono pronti a scambiare anni di vita per un’auto nuova. Non conoscere la collocazione dell’istante terminale non ci salva dalla consapevolezza – subito accantonata – che ogni momento sprecato ci sottragga un frammento di vita (“Vivi ogni attimo come fosse l’ultimo”, suggerivano Seneca e Nietszche). La riflessione sugli schemi perversi del nostro mondo, è tuttavia annacquata dalle esigenze di un thriller fantascientifico che, soprattutto nella seconda parte, preferisce conquistare il proprio pubblico a suon di sparatorie, inseguimenti e sviluppi improbabili (cui non è esente il look della protagonista, mai senza tacchi a spillo), puntando piuttosto sul carisma glamour di Justin Timberlake e Amanda Seyfried, angeli con la pistola che rubano ai ricchi per distribuire ai poveri.


CAST & CREDITS

(In time) Regia: Andrew Niccol; sceneggiatura: Andrew Niccol; fotografia: Roger Deakins; montaggio: Zach Staenberg; musica: Craig Armstrong; interpreti: Amanda Seyfried (Silvya Weis), Justin Timberlake (Will Salas), Cillian Murphy (Raymond Leon), Olivia Wilde (Rachel), Alex Pettyfer (Fortis), Vincent Kartheiser (Philippe Weis), Johnny Galecki; produzione: Regency Enterprises, New Regency Pictures, Strike Entertainment; distribuzione: Medusa; origine: Stati Uniti, 2011; durata: 103’.


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