X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Inception

Pubblicato il 23 settembre 2010 da Salvatore Salviano Miceli


Inception

C’è un regista che dai germi dell’indipendenza autoriale pura si è mosso verso i lidi “mal frequentati” e rischiosi del Blockbuster, restando fedele in tutto e per tutto alla propria poetica originaria. C’è un regista che, nonostante questa sua smaccata voglia di ripetere, film dopo film, stessi disagi, sensi di colpa, frustrazioni ed ossessioni, riesce a forzare con impressionante facilità le porte dei box office di ogni paese.
Avrete già capito che il regista fa Christopher di nome e Nolan di cognome e che anche la sua ultima fatica, Inception, progetto incubato per più di dieci anni, è già un clamoroso successo, tanto di critica (si aspetta solo il responso italico) quanto di pubblico, con i suoi settecento milioni di dollari superati a fronte dei circa centocinquanta spesi per la sua realizzazione. Accompagnato da un bravo Leonardo Di Caprio, e da un cast di tutto rispetto tra cui il fedele Cillian Murphy ed il fedelissimo Michael Caine (ormai imprescindibile e sempre nel medesimo ruolo di saggio custode della giustizia), il regista britannico offre finalmente libero sfogo al suo bisogno di costruire un universo nuovo, multiforme e malleabile, in cui il sogno corrompe metri di realtà sino a mascherarne i confini. Niente di nuovo si obietterà. Questi primi dieci anni del nuovo millennio hanno spinto sempre più in profondità, in ottica cinematografica, la riflessione sulle diversità tra reale e virtuale. A fronte, però, di una idea forse un po’ povera di originalità, il viaggio di due ore e trenta minuti scarsi che Nolan affida allo schermo riflette un talento divenuto ancora più maturo, abile nel giocare con molteplici generi, dal noir al thriller, senza lasciarsi sfuggire di mano il film.
Si può essere refrattari ad un cinema cerebrale, in cui la narrazione si chiude su se stessa risolvendosi spesso in una spirale di cui è complesso rintracciare principio e fine. Un cinema che, pur muovendosi verso derive fantastiche (è il caso dei due Batman o di The Prestige), non abbandona mai i criteri del verosimile e del possibile. Diviene difficile però non restare abbagliati da una costruzione architettonica dell’immagine che vince su tutto, superando anche le riserve date da una sceneggiatura non facile, in cui lo spettatore è chiamato ad uno sforzo interpretativo notevole.
Saltando tra i vari stadi onirici (il film non è altro che un viaggio nel subconscio sino ai suoi livelli più oscuri e profondi) si corre probabilmente il rischio di perdere dettagli fondamentali per l’esatta comprensione della storia. Accadeva già in Memento, e ancora prima in Following, ma è con Inception che Nolan realizza, forse, il suo rompicapo più sfizioso. Ogni tassello, anche il più insignificante, viaggia in stretta relazione con ciò che lo segue ed è spiegato da ciò che lo precede. Attenti, quindi, a non lasciarvi sfuggire i piccoli indizi imprescindibili per dispiegare il rebus. Tornando, però, all’architettura visiva, non è possibile non notare quanto il film giochi proprio sulla capacità di stravolgere il già visto ed il consueto per rendere immediatamente percettibile l’universo dei sogni, almeno apparentemente privo di senso e di limiti spaziali.
Non è un caso che si sia scelto di girare la pellicola in Imax (e chi avrà la fortuna di vederla in una sala appropriata si renderà immediatamente conto delle differenze), proprio per comunicare al meglio la vertigine di un mondo privato delle sue regole e conoscenze fisiche, in cui le città possono ripiegare su se stesse e le consuete direzioni assumono caratteri evanescenti.
Inception è una esperienza che mette alla prova il nostro sguardo e la nostra capacità di indagine. Trovare buchi nella sceneggiatura, nonostante la sua struttura, è operazione difficile e, almeno noi, non ci siamo riusciti. Il film pare un enorme ingranaggio in cui ogni cosa è al posto giusto e accade nel momento esatto in cui deve avvenire. È una costruzione che tende alla perfezione pur non dimenticando di coinvolgere ed intrattenere. Ed intrattenere è proprio il termine chiave. Di Blockbuster, infatti, stiamo parlando, ma trovarne uno di eguale raffinatezza e consistenza non è cosa facile.


CAST & CREDITS

(Inception); Regia e sceneggiatura: Christopher Nolan; fotografia: Wally Pfister; musica: Hans Zimmer; montaggio: Lee Smith; scenografie: Guy Hendrix Dyas; interpreti: Leonardo Di Caprio (Cobb), Ken Watanabe (Saito), Joseph Gordon-Levitt (Arthur), Marion Cotillard (Mal), Ellen Page (Ariadne), Tom Hardy (Eames), Cillian Murphy (Robert Fischer, Jr.), Tom Berenger (Browning), Michael Caine (Miles); produzione: Warner Bros. Pictures, Legendary Pictures, Syncopy; distribuzione: Warner Bros Italia; origine: USA/UK, 2010; durata: 145’


Enregistrer au format PDF