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INGANNEVOLE È IL CUORE PIÙ DI OGNI COSA

Pubblicato il 17 marzo 2005 da Mazzino Montinari


INGANNEVOLE È IL CUORE PIÙ DI OGNI COSA

Sarah e Jeremiah, madre e figlio, due personaggi così lontani dalla nostra immaginazione eppure così presenti e così vicini. Questo, in teoria, dovrebbe essere uno dei sensi possibili dell’arte letteraria e cinematografica. J.T. LeRoy, in qualità di scrittore, e Asia Argento, in quella di regista, hanno provato a rendere presente con Ingannevole è il cuore più di ogni cosa quello che i nostri occhi non vedono o si rifiutano di vedere. E infatti, è innegabile che leggendo il libro e guardando il film, la tentazione sia quella di girarsi, di smettere di leggere e guardare.
I due autori non sono scesi a compromessi, realizzando un horror dell’esistenza in cui il terrore emerge dal semplice vedere e anche dal non vedere. In più, non hanno espresso un giudizio morale (che può essere utile e di conforto), anzi nel racconto e nel film sono profondamente immorali coloro che si fanno interpreti della moralità. LeRoy e Argento, per parte loro, non hanno intrapreso la via manichea dell’opposizione nuda e cruda tra la madre degenerata e il figlio vittimizzato. Hanno scelto, piuttosto, la strada impervia dell’attrazione e delle sue ignote motivazioni, della sua irriducibile ingannevolezza resistente a qualsiasi legge.
Probabilmente nessuno si riconosce nell’insana relazione tra Sarah e Jeremiah (neanche quelli che sbavano per le veline) e nelle loro esperienze infernali, fatte di droga e abusi sessuali, di abbandoni repentini e di altrettanti improvvisi ricongiungimenti. Tuttavia, con uno sforzo d’immaginazione potremmo pensare a quanto sia difficile amare e odiare la stessa persona, a quanto sia ingannevole il cuore, e a quanto sia complessa la strada che porta a legarsi a un altro individuo nonostante tutto, nonostante il mondo circostante e le sue implacabili leggi. Quelle, ad esempio, che impediscono ogni sorta di sconfinamento in nome di un Dio vendicativo e, quello sì, radicalmente invisibile, muto. L’uomo che detta legge, che si fa interprete addirittura della parola divina. Lui è il vero essere immorale. Ed è lo stesso uomo che ordina la morte di civili perché Dio è dalla sua parte, perché Dio glielo ha concesso, anzi ordinato.
Non si può stare dalla parte di Sarah ma nemmeno si può essere contro. La si può osservare, ma né assolvere, né condannare. Così come fa il piccolo Jeremiah, pronto a seguirla e a perderla perché il cuore è ingannevole e la vita è qualcosa di confuso che non si lascia domare con delle regole.
Il cinema di Asia Argento è promettente, soprattutto è distante da quello italiano. Messa da parte l’idea dell’autore che giudica i propri personaggi, del regista che pur di accontentare il pubblico graffia dopo essersi accuratamente tagliato le unghie, quello che resta è il racconto in tutta la sua durezza. Al di là dello stile, delle inquadrature, dei movimenti di macchina, vorremmo tornare a un cinema che non riconcili, che non destituisca la nostra intelligenza al cospetto di una necessaria e obbligatoria redenzione. Per ora Asia Argento è riuscita a sorprenderci.

[marzo 2005]

Regia: Asia Argento; sceneggiatura: Asia Argento, Alessandro Magania dal romanzo di J.T. LeRoy The Heart is Deceitful Above All Things; fotografia: Eric Alan Edwards; montaggio: Jim Mol; musica: Marco “Morgan” Castoldi, Sonic Youth; scenografia: Max Biscoe; costumi: Mel Ottenberg; interpreti: Asia Argento, Jimmy Bennet, Dylan Sprouse, Cole Sprouse, Peter Fonda, Marilyn Manson, Ornella Muti, Michael Pitt, Winona Ryder; produttore: Chris Hanley, Alain de la Mata; produzione: Above All Things Inc., Artist Film Inc., Metro Tartan Distribution Ltd., Minerva Picture Company Ltd., Wild Bunch, Muse Productions, Pretty Dangerous Films; distribuzione: Minerva; web info: sito regista; durata: 97’; origine: Usa 2004.

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