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Insidious 3

Pubblicato il 3 giugno 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Insidious 3

Sono lontani i tempi quando girare un film horror possedeva ancora un significato particolare. Purtroppo il panorama dark-hollywoodiano continua a risentire, anno dopo anno, dell’assenza di idee originali e della vena creativa di figure di spicco del cinema di genere horrorifico che hanno scritto indelebili pagine di storia negli ultimi venti-trenta anni (Wes Craven e Sam Raimi, giusto per citarne un paio).

Così, questo terzo capitolo di Insidious, franchise partorito da James Wan, regista dei primi due, che ora ha lasciato la macchina da presa nelle mani di Leigh Whannell, si rivela essere in verità un prequel: le turbolenze e gli incubi di Quinn Brenner (Stefanie Scott), classica adolescente fin troppo sveglia e al passo coi tempi per la sua età, orfana di madre morta per un cancro, incontra la sensitiva Elise Rainier (ancora una volta interpretata da Lin Shaye, già partecipe dei precedenti capitoli della saga) per provare a contattare la madre nell’aldilà ma, come prevedibile, qualcosa finirà per andare storto, liberando nel reame mortale un demone sanguinario deciso a corrompere per l’eternità l’anima dell’innocente Quinn. Insidious 3 non aggiunge niente di nuovo, anzi sottrae a quanto di buono c’era stato nei precedenti lavori di Wan (interessante il primo Insidious, un pò meno il secondo Oltre i confini del male - Insidious 2): il salto a ritroso nella linea temporale della saga annulla ogni prospetto di intreccio, regalando allo spettatore un episodio alquanto inutile e fine a se stesso; l’unico aspetto sul quale vale la pena soffermarsi tocca da vicino il rapporto coniugale della sensitiva Elise (autentica protagonista della lotta contro le forze dell’oscurità), vedova triste e solitaria, un’eroina mite in pensione e isolata dal resto del mondo.

Tutto ciò che funge da sfondo, il contesto urbano affatto esplorato, il rapporto tra Quinn e suo padre Sean (Dermot Mulroney), in bilico tra l’esasperato mood da teenage-drama e il canonico esistenzialismo macchiettistico che contraddistingue i personaggi principali in b-movie di tale calibro, annoia alla morte gli sventurati in sala. La tenerezza (ironicamente parlando) che tali produzioni trasudano in ogni fotogramma riempie come fango quella voragine creata dall’inesistenza di soggetti, oggi come oggi, validi e potenzialmente suggestivi da proporre e sui quali costruire racconti terrificanti che inducano lo spettatore in una qualche sorta di riflessione; giocare tutto su effetti speciali ad alta risoluzione per accentuare il design macabro degli antagonisti o intervallare sezioni in piano sequenza immerse nel silenzio, per poi staccare con un forte rumore improvviso, spaventa per una pura reazione psicofisica, ed è tutto merito del volume pompato al massimo e del dolby nelle sale. Ma dietro questi trucchetti invasivi e stucchevoli, non c’è nient’altro. Ed è questo, purtroppo, che fa più paura. Anzi, dispiace e fa quasi tenerezza.


CAST & CREDITS

(Insidious: Chapter 3); Regia: Leigh Whannell; sceneggiatura: Leigh Wannell; fotografia: Brian Pearson; montaggio: Timothy Alverson; musica: Joseph Bishara; interpreti: Stephanie Scott, Lin Shaye, Dermot Mulroney, Angus Sampson, Leigh Whannell, Michael Reid MacKay; produzione: Automatik Entertainment, Blumhouse Productions, Entertainment One; distribuzione: Warner Bros. Italia; origine: U.S.A., 2015; durata: 97’;


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