X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Into paradiso

Pubblicato il 11 agosto 2011 da Edoardo Zaccagnini


Into paradiso

Un’altra Napoli ancora, nè piena di cemento e periferia, nè borghese alla Toni D’angelo, pensiamo ad Una notte. Non la Napoli dei proletari dell’Hinderland, e nemmeno quella delle buone famiglie dall’accento dolce ed accennato. Nessuna di quelle due "culture" della città così validamente accostate nell’ultimo film di Antonio Capuano, L’amore buio. Quella di Into paradiso è una Napoli nuova, insolita, sconosciuta, attuale. E’ un angolo della città occupato dalla comunità srilankese, un quartiere chiamato appunto "Paradiso". E già è bello quel cinema che scopre spazi urbani nuovi, che cerca storie a partire da luoghi speciali. Ed originale è anche il carattere di questo film curioso e stravagante, pieno di idee, molte buone e alcune meno. Non privo di momenti a vuoto e di qualche perdonabile ingenuità. Un film molto ben interpretato dagli attori, e costruito con allegro coraggio.
L’opera prima della regista Paola Livia Randi, già videomaker, presentata ed applaudita nella sezione Controcampo italiano, si riassume in una commedia, fresca e ricca di contaminazioni, sul tema della multiculturalità e dell’integrazione nel nostro paese. E’ un film tematicamente contemporaneo, e un pò alla moda, come - o sul solco di - tante commedie europee che raccontano di immigrati in terra straniera. Gli esempi sono facili, East is east e Soul Kitchen i primi due che vengono in mente. Into paradiso fonde un pò di stereotipi (dentro i quali si nascondono sempre un pò di verità e pezzi di realtà) e ci gioca su con gusto: quello del disoccupato che perde il lavoro quando è già in là con gli anni; la scoperta da parte dell’immigrato buono che l’Italia è tutto meno che un paradiso, la presenza della criminalità organizzata sul territorio, così tanto raccontata al cinema, non solo di recente. E poi il politico corrotto e colluso con la malavita.
La storia è quella di Alfonso D’Onofrio (un Gianfelice Imparato appena uscito da Gomorra, e con ancora addosso le espressioni impaurite e silenziose del suo personaggio), ricercatore universitario licenziato, che cerca di sfruttare la conoscenza di un politico per uscire da un difficile momento. Ma un buon politico, almeno in Italia, deve spesso fare i conti con la criminalità, e quello del film non fa eccezione. Lo veste un ottimo Beppe Servillo, al quale bisognerebbe chiedere cos’ha intenzione di fare, da ora in avanti, visto che sembra averci preso gusto con la recitazione al cinema, e che non ha poi molto da invidiare a tanti attori nostrani, suoi potenziali colleghi. Che sia l’inizio di una incredibile e impossibile rincorsa al fratellone Toni? Non esageriamo.. Il pesce grosso mangia il pesce piccolo, o almeno lo sfrutta, ed è così che il piccolo ricercatore si trova nei guai peggio di prima, ed è costretto a rifugiarsi in un lavatoio tra le mura umide di una vecchia Napoli occupata dagli asiatici. E qui chi ti incontra? Un ex campione di cricket che sta perdendo la speranza di aver raggiunto in Italia quel paradiso che aveva immaginato. Tra i due nascerà un’amicizia sincera, che rallegra e non commuove, che non sempre cattura l’attenzione dello spettatore, mentre i cattivi, caricati a salve, non riusciranno mai a mettere le grinfie su queste anime candide e sconfitte.
Il film avanza con gag e trovate, mantiene intatta la sua ricerca di originalità fino in fondo, ed è fitto di aspetti interessanti. Alla fine, tuttavia, manca di compattezza e questo gli fa perdere parte del valore. Alla regista non mancano le idee, e non manca l’entusiasmo. C’è tutto il tempo, allora, per aggiustare il tiro e riflettere sugli aspetti meno fortunati di un esordio che rimane tuttavia positivo. A presto, senza eccessiva fretta.

settembre 2010


CAST & CREDITS

Regia: Paola Livia Randi; Sceneggiatura: Paola Livia Randi, Antonella Antonia Paolini; Fotografia: Mario Amura; Montaggio: Gianni Vezzosi; Interpreti: Beppe Servillo, Gianfelice Imparato; Saman Anthony, Gianni Ferreri; Produzione: Fabrizio Mosca per Acaba Produzioni; Distribuzione: Cinecittà Luce.


Enregistrer au format PDF