X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Io, Nessuno e Polifemo

Pubblicato il 11 novembre 2015 da Valeria Gaveglia


Io, Nessuno e Polifemo

Roma, Teatro Vittoria. Io, Nessuno e Polifemo, scritto e diretto da Emma Dante, è il secondo spettacolo della regista siciliana presentato al Romaeuropa Festival 2015.

La vicenda di Ulisse e Polifemo non più narrata attraverso i versi di Omero ma inaspettatamente rievocata dagli stessi protagonisti. La Dante porta sulla scena un’intervista impossibile, tratta da un suo testo pubblicato nella raccolta Corpo a Corpo (Einaudi, 2008), condotta dalla regista stessa nelle vesti di attrice, pur conservando la sua identità anagrafica.

Il mito è messo in discussione. Polifemo e Ulisse non rientrano nei canoni mitologici tradizionali, così sulla scena appare un ciclope partenopeo, ridotto all’isolamento e ancora adirato con l’uomo responsabile della sua cecità. Ulisse è un mascalzone, anch’egli dallo spiccato accento napoletano, la cui fama di ingannatore è sminuita a quella di “sciupafemmine”. Il dialogo tra i due e la Dante ha il sapore di una lunga gag e il carattere spiccatamente comico della vicenda intrattiene il pubblico che risponde a suon di risa.

L’intervista è inframezzata da alcuni momenti coreografici. Le performer Federica Aloisio, Giusi Vicari e Viola Carinci introducono lo spettacolo nelle sembianze di marionette; scortano Ulisse sulla scena in una esibizione pop e nell’ultima parte della pièce rievocano la paziente Penelope, che fila e disfa la tela nell’attesa che il suo sposo faccia ritorno. Episodio coinvolgente, scenograficamente ben strutturato e drammaticamente efficace; la scena della sposa fedele rappresenta il punto artisticamente più alto di Io, Nessuno e Polifemo.

Fondamentale nella struttura drammaturgica della messinscena sono le musiche dal vivo di Serena Ganci. Dall’alto della sua postazione, sul fondo del palcoscenico, l’artista scandisce le fasi dello spettacolo, arricchendole con interventi musicali in dialetto siciliano e perfettamente in linea con le tematiche trattate.

Emma Dante si rivolge non solo ai suoi intervistati ma soprattutto al pubblico. Cita Carmelo Bene, Eduardo, Fo, Testori, Raffaele Viviani e ricorda un critico (probabilmente Franco Cordelli) che dichiarò di non comprendere l’uso che l’artista faceva del dialetto nei suoi allestimenti. La commistione tra narrazione del mito e i riferimenti al teatro contemporaneo rendono la pièce viva e permettono allo spettatore di sentirsi parte di un racconto che vede oltre la vicenda circoscritta di Ulisse e Polifemo.

Assistere a Io, Nessuno e Polifemo è anche scontrarsi con il tema dell’emarginazione. La Dante sprona l’uditorio a riflettere sulla condizione di Polifemo, la cui crudeltà è stata punita con l’isolamento. Cieco nell’anima ancor prima di essere menomato da Ulisse, il mostro dell’isola dei ciclopi è ora prigioniero di una caverna, prima teatro dei suoi delitti, ora tomba e luogo del non-essere.


(Io, Nessuno e Polifemo); Regia: Emma Dante; drammaturgia: Emma Dante; costumi: Emma Dante; scene: Carmine Maringola; musica:Serena Ganci; interpreti: Emma Dante, Salvatore D’Onofrio, Carmine Maringola, Federica Aloisio, Giusi Vicari, Viola Carinci; teatro e date spettacolo: Teatro Vittoria dal 4 all’8 novembre


Enregistrer au format PDF