Io sono con te

Cosa succederebbe se si prendesse il famoso detto maschilista per cui “dietro a ogni grande uomo c’è una grande donna” e lo si reinterpretasse in chiave “femminista”? Il risultato potrebbe essere interessante, a maggior ragione se il “grande uomo” in questione è addirittura Gesù. Io sono con te di Guido Chiesa è una rilettura della storia di Maria di Nazareth e del suo ruolo nella vita del figlio. Più che di una rilettura, si tratta di una vera e propria prospettiva innovativa sull’importanza che l’esempio di Maria ha avuto nello strutturare quelle che sarebbero state le scelte del padre del cristianesimo. Il film, che si interrompe quando Gesù è ancora un bambino, ripercorre la vita di Maria dal momento in cui Giuseppe accetta di sposarla nonostante sia rimasta “misteriosamente” incinta. La sua vita all’interno della società fortemente patriarcale che era la comunità ebraica di quei tempi è raffigurata come un’affermazione ante litteram dei valori fondanti del cristianesimo: la compassione , il perdono , il coraggio nello sfidare l’autorità, o meglio a ritenerla del tutto irrilevante di fronte al volere di Dio. Più laicamente, di fronte a ciò che è giusto. L’opera di Chiesa – pur dando una propria elaborazione della storia contenuta nei testi sacri – è costruita su una trasposizione filologicamente corretta della dimensione storica, sistematicamente svuotata di qualsiasi allusione al “miracoloso”, che emana indirettamente solo dal profondo senso di libertà e giustizia prima di Maria e poi di suo figlio. I luoghi in cui si svolge il film sono proprio quelli dove la predicazione di Gesù – secondo la tradizione – ha avuto luogo. I protagonisti poi sono quasi esclusivamente persone del posto, e la scelta più riuscita del film (che purtroppo non potrà essere goduta nelle sale, dove verrà proiettato doppiato) è quella di farli parlare nella loro lingua: l’arabo. Questa decisione, nata dalla necessità di non rendere innaturale la recitazione di non-professionisti, si carica di un valore simbolico e storico che va forse oltre l’intenzionalità originale degli autori. In primo luogo, per ammissione dello stesso regista, questa “forzatura” dà un accesso immediato a quella che era la società della Palestina dei tempi, in cui ebrei e arabi vivevano insieme e senza nessun tipo di rivalità. Ma da questa constatazione deriva anche una potenza suggestiva ulteriore: vedere degli ebrei, che praticano riti ebraici, parlare arabo nella storia della nascita della cristianità. L’effetto indiretto di una simile scelta entra fortemente nelle stesse dinamiche della trama del film, che per sua natura non può che essere un’apologia della tolleranza e dell’insofferenza nei confronti delle barriere imposte dall’ottusità e dall’inclinazione alla prevaricazione insite nell’umanità. Ma - fino a prova contraria – un’umanità in cui il ruolo femminile non ha mai avuto veramente modo di essere decisivo. La storia della Maria di questo film , che spiega a suo figlio come l’insegnamento della donna non può che rimanere purtroppo recluso all’interno della dimensione familiare, si carica quindi di un valore ulteriore. Ponendosi come modello di uno sguardo altro e veramente alternativo rispetto a quello dominante.
(Io sono con te) Regia: Guido Chiesa ; sceneggiatura: Nicoletta Micheli, Guido Chiesa, Filippo Kalomenidis ; fotografia: Gherardo Gossi ; montaggio: Luca Gasparini, Alberto Masi ; musica: Nicola Tescari ; scenografia: Marta Maffucci ; interpreti: Nadia Khlifi (Maria), Rabeb Srairi (Maria adulta), Mustapha Benstiti (Giuseppe), Fabrizio Gifuni (sapiente); produzione:Colorado Film, Magda Film ; distribuzione: Rai Cinema ; origine:Italia ; durata:102’.
