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Iron Man 2

Pubblicato il 4 maggio 2010 da Simone Spoladori


Iron Man 2

Iron Man ha un elemento che lo rende diverso dagli altri super eroi: detto in poche parole, è in tutto e per tutto un “anti-eroe”. Pur essendo un miliardario pentito e traumatizzato, come Bruce Wayne, a differenza di tutti i vigilantes Marvel o Dc, Tony Stark - l’uomo che si cela dentro l’armatura di ferro - non ha remore, scrupoli, sensi di colpa, incertezze. E’ un palyboy impenitente, che tanto nella sua vera identità che nella sua armatura d’acciaio se la gode e se la spassa. E’ solare, determinato, sicuro di sé. La sua doppia identità non rappresenta, insomma, un io-diviso, un rimosso pronto a liberarsi e a riportare a galla il desiderio di vendetta o altri sentimenti a lungo repressi. Tony Stark e Iron Man sono due facce della stessa medaglia, due sfrontati e irriverenti gradassi che lottano insieme, senza moralismi e senza ipocrisie, per riparare i danni che lo stesso bellimbusto miliardario, nella sua prima vita, ha prodotto come tycoon delle armi. Il primo film tratto dalla serie a fumetti ideata da Stan Lee e Larry Lieber nel 1963, uscito il 1 maggio del 2008 nelle sale di tutto il mondo, riusciva a capitalizzare un’eccezionale intuizione della Paramount e della Marvel - che per la prima volta ha prodotto direttamente un adattamento per il grande schermo: l’istrione Robert Downey Jr., redivivo e riabilitato dopo l’oblio e il confino di qualche anno fa, nella parte del miliardario egocentrico ed esibizionista che progetta e indossa un’armatura per sanare la propria coscienza. Si può dire che mai un attore sia stato così in parte nel ruolo di un super eroe e del suo alter ego e mai, anche e soprattutto in conseguenza di ciò, un super-hero movie sia riuscito a calibrare così bene il rapporto tra commedia e action e il bilanciamento estetico tra cinema e fumetto. Date le premesse, difficile per il regista Jon Favreau ricreare lo stesso clima scanzonato e travolgente del primo episodio. Per cercare di riuscire nell’impresa, la produzione conferma quasi in blocco il medesimo cast artistico e tecnico del predecessore, con qualche eccezione: Don Cheadle, ad esempio, prende il posto di Terrence Howard nei panni di Jim Rhodes, mentre Scarlett Johansson, Sam Rockwell e Mickey Rourke si aggiungono al gruppo degli attori. Il mutamento più significativo e problematico, però, è avvenuto in fase creativa: via gli sceneggiatori del primo capitolo, per lasciare spazio a Justin Theroux, attore al suo secondo script (dopo Tropic Thunder), che cade purtroppo nella trappola tipica di ogni sequel di un action movie incentrato su un personaggio “forte”: utilizzato il primo capitolo per “spiegare” le origini e i caratteri del personaggio, il secondo finisce per essere un concentrato di azioni, di fatti, di filoni narrativi cui manca inevitabilmente unità e compattezza.
Così, benché questo secondo capitolo inizi bene - con l’esilarante Stark Expo, celebrazione dell’irresistibile vanagloria del borioso miliardario - va poi progressivamente spegnendosi, perdendo il brio, la verve, la freschezza del primo episodio, e si incastra in una struttura narrativa priva di omogeneità, povera di azione e con uno humour meno pungente che nel primo capitolo.
Non solo. Nelle sottotrame che Iron Man 2 accumula, si perde completamente ogni capacità del testo di dialogare con l’attualità e con possibili sensi metaforici, in un orizzonte piatto che dilapida in larga parte il patrimonio accumulato dal primo capitolo, cioè l’intelligente rilettura del genere action in un’ottica deliziosamente retro. Regge il passo solo il villain principale, con il volto di Mickey Rourke - ce ne sono due, infatti, uno non funziona proprio e ha la faccia di Sam Rockwell - crudele e divertente quasi come il Jeff Bridges del primo capitolo. Scompare anche lo spessore del rapporto tra Stark e Mrs. Pepper Potts (Gwyneth Paltrow), la sua segretaria, un rapporto complesso e a tratti romantico nel primo capitolo, piatto, stereotipato e “distratto” dalla superflua presenza della Johansson in questo secondo.
Robert Downey Jr. si conferma attore in particolare stato di grazia e felicità artistica, ma da solo non basta a risollevare le sorti di questo sequel piatto e interlocutorio, che si affloscia definitivamente a causa di uno scontro finale tra i più brevi e superflui del cinema dei supereroi e che fa rimpiangere il divertente e ritmatissimo scontro conclusivo del primo capitolo.
Subito prima dei titoli di coda, su una tv, un telegiornale dà la notizia del conflitto tra Hulk e alcuni militari in un campus universitario, sequenza presa dal film L’incredibile Hulk, che si concludeva, peraltro, con l’apparizione di Stark. La sequenza dopo i titoli di testa mostra un dettaglio di Mjolnir, il martello di Thor, piantato all’interno di un cratere nel Nuovo Messico. Abili mosse preparatorie dell’attesissimo film sui Vendicatori - la lega di supereroi Marvel comprendente Iron Man, Hulk e Thor, per citare i maggiori - che vedrà la luce, pare, nel 2012 e a cui si ammicca e rimanda a più riprese durante il film, lasciando la sensazione di aver assistito ad un colossale trailer di quel che ci possiamo attendere tra poco meno di due anni.


CAST & CREDITS

(Iron Man 2); Regia: Jon Favreau; sceneggiatura: Justin Theroux; fotografia: Matthew Libatique; montaggio: Dan Lebental, Richard Pearson; musica: John Debney, AC/DC; interpreti: Robert Downey Jr. (Tony Stark/Iron Man), Gwyneth Paltrow (Pepper Potts), Don Cheadle (James Rhodes/War Machine), Mickey Rourke (Ivan Vanko/Whiplash), Scarlett Johansson (Nathalie Rushman/Natalia Romanoff), Sam Rockwell (Justin Hammer); produzione: Paramount/Marvel; distribuzione: UIP; origine: USA, 2010; durata: 124’


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