X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Irrational man

Pubblicato il 16 dicembre 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Irrational man

Vale davvero la pena impegnarsi in tutto ciò che facciamo? Quand’è che l’istinto predomina sulla ragione? Noi tutti dipendiamo dal caos e dal caso fortuito o va dato ragione a coloro che credono di poter controllare la propria vita senza interferenze del mondo esterno? Ecco cosa arriva a chiedersi Woody Allen in Irrational man, presentato tra esaltazione e delusione all’ultimo Festival di Cannes. Per un regista prolifico come Allen non sembra affatto un dramma riprendere temi già ampiamente trattati, quali il caso e l’esistenzialismo umano (si dia uno sguardo a Match point, Magic in the moonlight o Crimini e misfatti, giusto per citarne alcuni), rileggendoli sotto un’ottica differente, provando, per lo meno, a spiegare il proprio punto di vista con la scusa di rimediare a qualche passata dimenticanza.

Stavolta tocca a un professore di filosofia, Abe Lucas (un gigioneggiante e ingrassato Joaquin Phoenix), chiamato a sostenere corsi estivi presso il collegge di Braylin: Abe è un uomo depresso, alcolizzato, che ha speso gran parte della sua vita in missioni umanitarie, lotte politiche, scrivendo saggi illuminanti, credendo di compiere azioni risolutive e moraliste, ma che ora pare aver perduto il piacere di vivere, interesse nella vita, nell’amore, nel lavoro. Abe rimugina sul suo passato, non curandosi del futuro che lo aspetta. Durante i corsi estivi entra in confidenza con una sua studentessa, Jill (una Emma Stone in stato di grazia, brillante e radiosa) che lo sprona in continuazione, affinchè egli riesca a risollevarsi e a scrollarsi di dosso tanto deprimente esistenzialismo. Un compito che pare impossibile, finchè, un giorno, per puro caso, Abe e Jill ascoltano una conversazione che riaccende la scintilla della passione in Abe che, prefissandosi uno scopo da raggiungere e affidandosi per una volta al proprio istinito, anzichè alla ragione, riuscirà a cambiare la sua condizione di triste passeggero solitario. Purtroppo, però...

Woody Allen racconta la storia del professore depresso come meglio sa fare, imbastendo una commedia dai toni brillanti, venata di umorismo nero, a tratti governata da un pessimismo cosmico di rara comicità, sviluppata in un lungo flashback (la voce narrante predominante è quella di Jill/Emma Stone, seppure Abe/Phoenix si ritrovi spesso a tormentarsi e tormentare lo spettatore con le sue strampalate elucubrazioni). L’”irrational man” del titolo è, ovviamente, l’affascinante professore di filosofia, irrazionale per scelta, nonchè tragicomica figura di personaggio-paradosso, che riesce a smuoversi dal torpore della depressione in cui vegeta, decidendo di abbandonare la ragione e la riflessione, per affidarsi al puro istinto, appagante, accattivante, ma soprattutto scellerato e nocivo. Pensa al caso fortuito, Woody Allen, e impugnando classici spunti di riflessione filosofici (un pò Kant, un pò Kirkegaard e un pò Nietzsche), affronta e psicanalizza l’uomo e il suo spirito di benefattore in piena crisi di mezza età, ossessionato dall’indifferenza di chi vive a stretto contatto con lui nella quotidianità (i suoi studenti e i colleghi), dall’ineficacia di una vita spesa lottando per nobili cause e la vacuità del pensiero, delle riflessioni che tanto adora, giungendo a considerare quest’ultime delle stucchevoli perdite di tempo. In che modo si può risalire a galla, prima di annegare e assistere impotenti alla morte del proprio spirito? Quali scelte bisogna compiere e basta davvero annullare il proprio Io, per lasciare che l’Es (la coscienza) si abbandoni all’istinto primordiale senza alcuna cognizione di causa? La risposta è tutta nel finale, o forse no...perchè per Allen non c’è volontà che tenga, quando il caso decide di agire.

Irrational man è una commedia lucida, nonostante i temi trattati, e ben congeniata, che riesce addirittura ad amalgamare un pizzico di giallo ai connotati melò tanto cari al cinema di Woody Allen: non che rappresenti una novità, ma è opportuno notare come un deciso cambio di registro narrativo infonda dinamicità e brillantezza alla pellicola. Purtroppo Irrational man non aggiunge niente di nuovo nell’universo cinematografico di Woody Allen, il quale, seppur riesce a confezionare un prodotto decisamente sopra la media rispetto gli ultimi titoli, pare imprigionato da una verve creativa spompata e ridotta all’osso, finendo col trasformare le sue pellicole in semplici (seppur sfiziosi) diversivi, puro intrattenimento rivolto ai fedelissimi adoratori del microcosmo Alleniano. Ne è la prova che Irrational man sia obiettivamente un prodotto di discreta qualità, che trae forza e giovamento da un cast di prim’ordine, e quasi accantona in secondo piano una struttura narrativa forse fin troppo lineare e intuibile, che avrebbe meritato maggiori attenzioni nello svolgimento del denouement.

Forse Irrational man non lascerà il segno, ma, alla fin fine, se ne trae un certo godimento. Non a caso stiamo parlando di Woody Allen.


CAST & CREDITS

(Irrational man); Regia: Woody Allen; sceneggiatura: Woody Allen; fotografia: Darius Khondji; montaggio: Alisa Lepselter; interpreti: Emma Stone, Joaquin Phoenix, Parker Posey, Jamie Blackley, Ethan Phillips, Meredith Hagner, Ben Rosenfield, David Aaron Baker, David Pittu; produzione: Gravier Productions; distribuzione: Warner Bros Pictures; origine: U.S.A., 2015; durata: 97’;


Enregistrer au format PDF