Joy

David O.Russell scrive e dirige Joy, dopo i fortunati American Hustle e Il lato positivo, usando nuovamente come protagonista Jennifer Lawrence, giovane madre di famiglia americana, caparbia ma frustrata dal peso di una famiglia di origine piuttosto insolita: una madre (Virginia Madsen) malata immaginaria sempre a letto, attaccata allo schermo televisivo, dipendente dalle vicende di una soap opera che le dona alti e bassi emozionanti costanti; un ex marito musicista di origini latine che vive, a scrocco, nella cantina; una nonna (Diane Ladd) con spirito esoterico che la ama e la sostiene da sempre; due figlioletti a carico; un padre (Robert De Niro) andato via decine di anni prima che torna a casa chiedendo ospitalità, una volta scaricato dalla fidanzata di turno; la sorellastra da parte paterna in costante competizione frustrata. Da ragazza Joy aveva una spiccata capacità immaginativa: costruiva mondi di carta trasformabili e ci giocava nella sua stanza con la migliore amica. Poi la vita, le responsabilità, le esigenze economiche l’hanno stretta in una morsa in cui ha dovuto reprimere tutte le idee di oggetti e prodotti brevettabili e vendibili sul mercato. Ma, scontenta sul lavoro, pressata dai familiari, inconcludente negli affari di cuore, Joy riparte alla carica e inventa un mocio, una scopa con la testa pulente fatta di cinquanta metri di cotone arrotolato che si strizza da sola tramite molla. Il progetto viene realizzato grazie all’investimento di una nuova amica del padre (conosciuta su internet), interpretata da Isabella Rossellini, che pur credendo poco in Joy e nell’operazione, la sostiene finanziariamente. Avversità esterne e intestine alla famiglia (la sorellastra eternamente gelosa della sorella più giovane e geniale le mette i bastoni tra le ruote), scarrozzeranno Joy-Cenerentola tra gli alti e bassi velocissimi e imperscrutabili dell’economia americana, governata dalla mentalità del "tutti ce la possono fare". Ruolo fondamentale lo ha Bradley Cooper, anche lui abitué del gruppo Russell, chiamato a concionare sulla televisione buona, sui benefici di questa industria nella società americana, la durezza della competizione e il merito che vince su tutto, qualunque sia la provenienza sociale, umana, culturale.
Una favola mancata, una sequela di scene simili, illusione e successiva delusione, traguardi mancati, successi, tradimenti. Jennifer Lawrence si fa in quattro: donna cowboy, giustiziera della propria vendetta, manager indomita, madre dal cuore d’oro. Un po’ troppo in un solo personaggio che, per paradosso, diventa una figurina a cui attaccare addosso, come nelle sagomine degli anni Cinquanta, un vestito nuovo all’occasione. Deludente.
(Joy) Regia e sceneggiatura: David O. Russell; fotografia: Linus Sandgren; montaggio: Alan Baumgarten, Jay Cassidy, Tom Cross, Christopher Tellefsen; musica: West Dylan Thordson, David Campbell; interpreti: Jennifer Lawrence (Joy), Robert De Niro (Rudy Mangano), Bradley Cooper (Neil Walker); produzione: Fox 2000 Pictures, Annapurna Pictures; distribuzione: 20th Century Fox; origine: Stati Uniti; durata: 124’.
