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Jurassic World

Pubblicato il 18 giugno 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Jurassic World

Più denti. Sembra uno slogan da quattro soldi, invece si tratta di un imperativo o, meglio ancora, è l’obiettivo che scienziati, ingegneri e membri dell’organizzazione del parco più stravagante e straordinario della storia del cinema si sono prefissati. Benvenuti al Jurassic World, il paradiso terrestre nel quale i dinosauri tornano in vita, si nascondono tra la fitta boscaglia in zone botaniche giurassiche perfettamente ricostruite, divorano maialini e montoni in un sol boccone...e annoiano il pubblico. Per questo motivo c’è bisogno di più denti.
Ventidue anni dopo l’uscita nelle sale del primo, indimenticabile capitolo della saga di Jurassic Park diretto da Steven Spielberg, vero fenomeno di culto generazionale, e ben dopo due sequel non altrettanto brillanti, il parco immaginato e anelato dal professor Hammond (in memoria di Richard Attenborough), apre i battenti, con il nome di Jurassic World. In cabina di regia ci finisce il poco noto Colin Trevorrow ma, a quanto pare, ciò che accade tra i recinti-prigioni del parco attrazioni più incredibile del mondo odora senza mezze misure di cibo precotto. I due fratelli Zach e Gray (Nick Robinson e Ty Simpkins) giungono in visita al Jurassic World dove incontrano dopo tanti anni loro zia Claire (Bryce Dallas Howard), direttrice del parco giurassico. Stancatisi presto della monotonia e degli scarsi stimoli offerti dalle attrazioni, i due giovani rischiano un fuoripista che finirà col coincidere con il più drammatico momento che il parco si sia mai ritrovato ad affrontare: per colpa di un’anomalia tecnica, il nuovo prototipo di dinosauro geneticamente modificato, l’Indominus-Rex, riesce a fuggire dal proprio recinto, seminando il panico tra la folla, in un susseguirsi di aggressioni, fughe di altri esemplari di dinosauri e combattimenti all’ultimo sangue; solo il rude e coraggioso ex-marine Owen (un Chris Pratt sull’onda del successo dei Guardiani della galassia) riuscirà a portare in salvo i due ragazzi e Claire e a sventare la minaccia del terribile predatore.
Sia ben chiaro il concetto: Jurassic World non può essere paragonato alla brillantezza e alla magniloquenza del Jurassic Park spielberghiano e questo, Trevorrow, sembra saperlo e averlo accettato. A onor del vero, di un ulteriore sequel non se ne sentiva neppure il bisogno, tant’è che questo quarto episodio della saga assume sempre più i contorni di un laccato remake, un omaggio al fulgore del capostipite della serie. E non c’è nulla che faccia pensare al contrario in questo Jurassic World: cominciando dalla stesura di una trama esplicitamente similare a quella di Jurassic Park, imbarazzante addirittura per quanto alcuni movimenti di macchina appaiono identici, fino a toccare i vari personaggi principali; certo, Chris Pratt incarna il modello dell’uomo d’azione, non del paleontologo Sam Neil, e stesso discorso può essere fatto per l’elegante Bryce Dallas Howard, rispetto alla passionale dottoressa interpretata da Laura Dern, senza dimenticare la consueta coppia di ragazzini che finiscono irrimediabilmente nei guai (mentre manca del tutto il personaggio di riferimento per Jeff Goldblum), ma tutti loro non sembrano affatto capitati li per caso, piuttosto trasposti in diverse vesti, ma costretti a ripercorrere le stesse strade, gli stessi errori e le stesse evoluzioni/involuzioni dei protagonisti ammirati in Jurassic Park (il discorso non esclude neppure la maggior parte dei comprimari). Perfino i dinosuari finiscono con il seguire lo stesso canovaccio.
L’unica, importantissima differenza (il motore che muove gli ingranaggi del film) risiede nella perdita dell’innocenza, nell’affievolirsi della magia catturata e allevata nel Jurassic World: di fronte uno scenario incarnato solo dai sogni più vividi e fantasiosi, il pubblico sembra aver assimilato lo stupefacente show giurassico e nulla sembra davvero riuscire a strappare quegli ululati di sorpresa mista a timore esalati anche dagli spettatori stessi in sala, ai tempi del Jurassic Park. La meraviglia di un tempo sembra essere svanita, il pubblico del Jurassic World esige nuove mirabilie e per questo motivo urge il bisogno di ottenere più denti. Un monito, forse, quello lanciato da Trevorrow, un’accusa nemmeno tanto velata all’industria cinematografica hollywoodiana (quella dei bluckbuster, per lo meno), ingolfata di effetti speciali, dipendente dalle avanzatissime tecniche digitali offerte dalla computer grafica; un difetto palpabile nella resa percettiva del film stesso, nel quale i dinosauri sono tirati a lucido fino al più infinitesimale pixel, ma sembrano perdere quell’impatto visivo, quella parvenza di realtà che trasudavano nel lavoro di Spielberg (dovutosi accontentare dei suoi fedeli animatroni, solo mossi e resi vivi dai primi, seppur eccezionali, apporti di computer grafica).
Per quanto i meccanismi di scrittura non originali, la regia evocativa dei tempi perduti e la missione citazionistica e ammiccante possa deludere i più pretenziosi, Jurassic World va inquadrato senza troppi giri di parole come un revival, una finestra (un cancello) aperta sui sogni di una generazione di bambini che, dopo aver varcato a bordo di una jeep le soglie del Jurassic Park, non hanno mai smesso di credere che, un giorno, avrebbero potuto fare lo stesso senza ricorrere a un proiettore e a uno schermo. Per questo motivo dispiace che Jurassic World guardi troppo al passato, più che al futuro. Il pubblico ha bisogno di più denti. Ma non di quelli finti.


CAST & CREDITS

(Jurassic World); Regia: Colin Trevorrow; sceneggiatura: Colin Trevorrow, Rick Jaffa, Amanda Silver, Derek Connolly; fotografia: John Schwartzman; montaggio: Kevin Stitt; musica: Michael Giacchino; interpreti: Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, Ty Simpskins, Nick Robinson, Vincent D’Onofrio, Irrfan Khan; produzione: Amblin Entertainment, Universal Pictures; distribuzione: Universal Pictures; origine: U.S.A., 2015; durata: 124’; webinfo: Sito Ufficiale


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