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Ken Loach incontra il pubblico al Nuovo Cinema Aquila

Pubblicato il 5 dicembre 2014 da Agostino Devastato


Ken Loach incontra il pubblico al Nuovo Cinema Aquila

Si chiama Roma. Grande Formato, la rassegna curata da Mario Sesti e voluta da Fondazione Cinema per Roma, in collaborazione con l’Assessorato alle politiche culturali della Capitale, che come primo episodio ha offerto al pubblico romano la possibilità di incontrare uno dei più grandi registi viventi, Ken Loach. Roma lo aspettava da tempo, e non poteva essere che un cinema di periferia, con una storia così travagliata come quella del Nuovo Cinema Aquila, ad accogliere il grande regista degli ultimi, il poeta della “Working Class”. Sono contento di non essere in centro, ma più verso la periferia della città, così mi sento più a casa.

Sono gli occhi lucidi e il lungo, devoto, applauso del pubblico ad accompagnare il grande Ken Loach attraverso la sala 1 del Nuovo Cinema Aquila, subito dopo la proiezione del suo ultimo splendido film, Jimmy’s Hall, ancora una volta un film sull’Irlanda e ancora una volta un film che ha attirato sul regista inglese grandi polemiche e nevrotiche reazioni nella sua patria. Il tema delle violenze inglesi in Irlanda ha da sempre appassionato Ken Loach, per questo più volte accusato in patria di stare dalla parte dei terroristi, ci si chiede perché ancora oggi, a distanza di decenni dalla fine del colonialismo inglese, i suoi film sul tema raccolgono così tante critiche. L’Irlanda è molto interessante, perché è la prima colonia della classe dirigente inglese e l’ultima, e se provi a cambiare la loro narrativa sull’Irlanda si arrabbiano parecchio. Quello che hanno fatto gli inglesi in Irlanda sono otto secoli di violenza e brutalità. E persino quando hanno lasciato il paese hanno distrutto qualsiasi possibilità di pace. E per questo si arrabbiano.

Jimmy’s Hall è la storia di Jimmy Gralton, che nel 1921 costruisce una sala da ballo in cui riunire i giovani Irlandesi avidi di cultura, arte e danza. La sua sala da ballo viene osteggiata dalla chiesa cattolica che continuamente cerca di distruggerla. La lotta di Jimmy è la lotta eterna che ancora oggi vede protagonisti i liberi pensatori e il potere.

La storia di Jimmy Gralton l’ha scoperta Paul Laverty, e tutti gli eventi descritti nel film sono veri. Ma quello che ci piaceva è che era un uomo della sinistra socialista, e anche un ballerino, e amava il jazz e aveva un cuore caldo e generoso, e questo non succede sempre con le persone dell’estrema sinistra. Non è il caso di Ken Loach, regista da sempre apertamente schierato tra i valori della sinistra, ma con un cuore caldo che riversa nel suo cinema, un Cinema che trasuda verità e libertà in ogni sequenza. L’idea centrale che Jimmy aveva in testa era quella di creare uno spazio libero, perché era una società controllata dalla chiesa e dai proprietari terrieri. Questo succedeva dopo la guerra di indipendenza, un tempo di grandi ideali e speranze. Ma molto velocemente la vecchia gerarchia venne ristabilita e il controllo della mente era nelle mani della chiesa, e la chiesa e proprietari si sostenevano a vicenda. Se ti ribellavi a questo sistema stavi andando contro la parola di Dio.

Jimmy Gralton è un eroe del suo tempo, un uomo che ha combattuto contro le regole imposte con la violenza dai sovrani, e non stupisce che Ken Loach paragoni il suo eroe a figure altrettanto eroiche come Julian Assange e Eric Snowden, che raccontano storie che nessuno racconta. Julian Assange rischia la pena di morte negli Stati Uniti, e noi dobbiamo ringraziare Wikileaks se sappiamo cosa è successo in Iraq. Se siamo democratici allora dobbiamo saperle quelle cose, altrimenti come possiamo giudicare? Quello che oggi è il web, uno spazio in cui si condividono esperienze e conoscenza, ai tempi di Jimmy Gralton era la sua sala da ballo. Era diventato necessario avere uno spazio libero per fare cultura senza subire il controllo, e questo vale ancora adesso. Ci controllano molto, e la penetrazione della nostra consapevolezza è così forte che è difficile trovare uno spazio libero. E questo avviene sia nel cinema che nei media. E oggi la chiesa è stata sostituita dal mercato.

Poi però ricomincia a parlare di lotta, come chi non è e non sarà mai stanco di farlo. Il maestro ha voglia di parlare col pubblico in sala, e quando i lavoratori dell’Isfol, che hanno appena occupato il loro ente, gli chiedono una parola di sostegno, lui risponde la chiamano flessibilità del lavoro, vogliono che le persone siano talmente flessibili da poter rovesciare la testa all’indietro fino alla schiena. Dovete esserne ancora di più a fare occupazione! È appassionato, si accende quando ascolta storie di lottatori, ma la sua fiamma diventa amara quando ricorda che in Inghilterra addirittura esistono i contratti a zero ore. La flessibilità purtroppo funziona solo per i datori di lavoro non per i lavoratori sono le regole del mercato, come il suo cinema ci ha sempre magistralmente raccontato.

Si è chiacchierato ultimamente che Jimmy’s hall fosse l’ultimo film di Ken Loach, che da ora in poi il maestro si sarebbe dedicato solo ai documentari, a chi gli chiede se ci saranno altri film Loach risponde dipende dall’ora del giorno in cui mi fai questa domanda, di mattina presto ti rispondo che è impossibile, dopo il caffè dico forse, poi incontro persone come voi che mi fanno venire voglia di continuare. L’ironia del maestro, la sua passione per le lotte e per il cinema ci fanno ancora sperare, ci saranno altri Jimmy, ballerini o lottatori ad accompagnare i nostri sogni, questo è certo.


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