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L’animazione spagnola

Pubblicato il 6 febbraio 2004 da Marco Leone


L'animazione spagnola

In terra iberica, a differenza per esempio di tanti altri paesi, l’animazione è un genere poche volte esplorato; non che manchino validi professionisti nel settore, ma l’anomala produzione cinematografica e, soprattutto, lo scarso interesse del governo del PP per il mondo del cinema, hanno convinto molti “artigiani” del cartoon ad emigrare verso lidi più salubri. C’è voluto il coraggio e il grande sforzo di alcuni produttori per convincere i migliori specialisti spagnoli del settore a prestare l’esperienza accumulata in questi anni di purgatorio al servizio di un progetto cinematografico, finalmente, serio. Tuttavia, il pubblico spagnolo, da troppo tempo orfano di un’animazione nazionale, è la grande incognita da tenere in conto. Forse è questo il motivo che ha spinto la Filmax Animation con El Cid, la leyenda, e l’Animagic Studio che ha prodotto Los Reyes Magos, a pescare nel passato della tradizione culturale autoctona. Dopo aver esplorato il territorio del cinema di terrore a basso costo con i film della Fantastic Factory, la Filmax si addentra ora nell’animazione con un adattamento delle avventure di Rodrigo Diaz de Vivar, conosciuto come “El Cid Campeador”. Negli anni ’60 la storia del Cid era stata oggetto di una delle megalomani produzioni realizzate in Spagna da Samuel Bronston: rispetto a quel film, diretto da Anthony Mann, cambiano - a parte il budget, 10 milioni di dollari, identico, ma sono passati 40 anni ... - molte cose. El Cid, la leyenda abbraccia un arco di tempo ristretto - la controversa storia d’amore tra Rodrigo e Jimena e la liberazione di Valencia, occupata dal sultano Ben Yussuf. Non ci sono canzoni (tranne una nei titoli di coda, cantata dagli attori che hanno prestato le loro voci ai corpi animati) e, dato da non sottovalutare, l’idea del film è simile a quello delle produzioni Disney - con tanto di animale mascotte, in questo caso un divertentissimo tasso - anche se il budget limitato ne fa un pallido, simpatico riflesso del modello da tutti noi conosciuto. Ma a giudicare dall’accoglienza di pubblico e critica, ben pochi avranno storto la bocca. Stesso concetto per l’altro film “scoperta” di questo periodo, Los Reyes Magos. Film con tutte le caratteristiche dell’avventura “natalizia”, ruota intorno al dubbio - davvero amletico - di un bambino scettico sull’esistenza dei Re Magi, per un film adatto a un pubblico infantile. Entrambe le storie funzionano e non si perdono in strambe divagazioni con funzione di “ripieno”. Se nel caso de Los Reyes Magos si rimane fedeli a un’animazione di stampo classico (ogni fotogramma è stato dipinto a mano, così come gli fondi), diverso e ben più rischioso è stato il lavoro degli animatori della Filmax: sembra quasi che nelle sequenze di movimento manchi “l’appoggio” ai personaggi, che sembrano quasi sorvolare il terreno. D’altra parte fanno un po’ ridere certe esagerazioni nei bicipiti e non solo, ma i giochi cromatici ottenuti dagli effetti di luce e colore nelle scene, con il paesaggio iberico da protagonista ci fanno, anche se solo parzialmente, dimenticare queste piccolezze. Due buone prove dunque, e visto l’inizio c’è da aspettarsi grandi sorprese: la Filmax, sta infatti preparando un nuovo lungometraggio con un altro personaggio tipico della letteratura spagnola, Don Quijote de la Mancha. È proprio il caso di dire: continuerà la leggenda?

[febbraio 2004]


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