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L’incredibile storia dell’Isola delle Rose

Pubblicato il 16 dicembre 2020 da Matteo Galli
VOTO:


L'incredibile storia dell'Isola delle Rose

A neanche quarant’anni Matteo Rovere e Sidney Sibilia rappresentano certamente con Groenlandia una delle realtà produttive più interessanti che abbiamo in Italia. Attivi sia in campo cinematografico che televisivo, produttori e registi a un tempo, hanno saputo nell’ultimo quinquennio dare vita a diverse opere riconoscibili che vanno ad abbracciare una gamma di generi piuttosto ampia: la commedia d’azione che potremmo definire, "commedia start-up" nel secondo e terzo episodio della trilogia Smetto quando voglio (regia di Sydney Sibilia; il primo episodio risale al 2014, due anni prima della fondazione di Groenlandia), il film “storico” nei due prodotti uno cinematografico ( Il primo re ) e uno televisivo ( Romulus http://www.close-up.it/romulus-stag...), sempre restando ai film storici, seppur di tutt’altro genere, era annunciata a novembre anche l’uscita de Il cattivo poeta con Sergio Castellitto nei panni di Gabriele D’Annunzio, ma anche questo film come molti altri è stato rimandato; infine, una sorta di neo-poliziottesco trucido con La belva interpretato da un eccellente Fabrizio Gifuni, uscito poche settimane fa su Netflix (in questo caso il regista è l’esordiente Ludovico De Martino) che ha destato un notevole interesse.

Il film con la regia di Sidney Sibilia e intitolato L’incredibile storia dell’Isola delle Rose , attualmente in programmazione su Netflix, pertiene ai primi due generi perché è al contempo una commedia start-up qui non più a fini criminali (anche se Smetto quando voglio intendeva anche mettere l’accento su una stortura del sistema accademico italiano) ma a fini a un tempo ideali e forse imprenditoriali, e un film storico con una vistosa serie di licenze rispetto ai veridici fatti storici, ma comunque storico.

Ma andiamo per ordine. L’Isola delle Rose, il nome ufficiale in esperanto sarebbe anzi Insulo de la Rozoj, nacque dall’idea dell’originalissimo ingegnere bolognese Giorgio Rosa (1925-2017) che, portando a termine un’idea protrattasi già da diversi anni, nel corso del 1967 cominciò a costruire in acque extraterritoriali a largo di Rimini in direzione di Pesaro una piattaforma di 400 metri quadrati decidendo di farla diventare uno stato autonomo, chiedendo nel giugno del 1968 l’indipendenza dallo Stato italiano, al quale, data l’extraterritorialità, in fondo neanche apparteneva (la questione sul piano giuridico in realtà è più complessa), ciò che, stante la reazione tutt’altro che benevola del governo italiano, diede vita anche a un ricorso al Consiglio Europeo di Strasburgo. Non interessa evidentemente sapere tutti i dettagli della storia dell’isola, la voce di Wikipedia ne riporta tantissimi, un’autentica cronistoria, se si vuol saperne di più; se si vuole invece una ricostruzione documentaria si può accedere direttamente da YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=3f3...) all’interessante documentario del 2009 Isola delle Rose, la libertà fa paura di Stefano Bisulli e Roberto Naccari; se infine si vuol leggere un testo di finzione, c’è il romanzo edito da Rizzoli nel 2012 di cui è autore Walter Veltroni, intitolato L’isola e le rose , quello stesso Walter Veltroni che nei titoli di coda viene accreditato per la consulenza storica, non si capisce bene in che senso.

Dopo una trentina d’anni di oblio la vicenda sembra dunque suscitare nell’ultimo decennio amplissima curiosità. Coadiuvato dalla sua talentuosa sceneggiatrice Francesca Manieri - sceneggiatrice di casa della Groenlandia ma anche di altri film interessanti, come ad esempio i due lungometraggi di Laura Bispuri Vergine giurata e Figlia mia ) – Sibilia si mette al lavoro e con un ricco dispiego di uomini e mezzi opta assai più per la finzione che per il documentario, a cominciare dal fatto che il protagonista all’epoca ultraquarantenne qui è un neo-laureato. Il film che ne deriva, è un po’ altalenante, talora dal ritmo molto brillante talora un po’ fiacco, costantemente in bilico fra comicità non priva di tratti grotteschi, satira politica e inno all’utopia. La comicità e la satira sono dovuti al gruppo di “coloni” dell’isola capeggiati da un impareggiabile Elio Germano che, forse mettendo a frutto la recente dimestichezza col dialetto padano nell’interpretazione di Ligabue, recita in un meraviglioso bolognese che dimostra, se ce n’era ancora bisogno, le sue straordinarie capacità, la sua versatilità, il suo trasformismo. In fondo anche Giorgio Rosa ha qualcosa di Ligabue, è un altro puro folle, un asociale, un inventore non privo di genialità (le scene nella macchina stranissima progettata da Rosa sono esilaranti che l’ingegnere guida rigorosamente senza patente, senza libretto di circolazione e senza targa!) un uomo molto testardo che finisce a imbarcarsi per sfida (in qualche misura anche per far colpo sulla donna di cui è innamorato) in un’impresa che quasi solo a causa del periodo in cui è stata ideata si colora di tratti utopistici che la rendono simpaticamente simbolica, visto che Rosa e i suoi sodali sono soltanto degli outcasts e il Rosa storico era tutto tranne che uomo di sinistra o anche solo anarchico, con una assai modesta consapevolezza politica.

Divertentissima e paradossale tutta le reazione dei politici italiani di allora, il presidente del consiglio Giovanni Leone, interpretato da Luca Zingaretti, e soprattutto il ministro dell’Interno Franco Restivo, interpretato da uno strepitoso Fabrizio Bentivoglio, una macchietta deliziosa. Divertente anche l’interazione con le autorità europee, che anticipano di decenni ben altri contenziosi. Rigorosamente d’epoca la colonna sonora con Pavone, Caselli e Dik Dik, ci sono sicuramente alcuni blooper, non sappiamo se voluti o meno, tipo la fidanzata che è Professore Associato di Diritto Internazionale, quando la figura del PA entra in scena nell’accademia italiana solo dopo le Legge 382 negli anni ’80, ma non importa. Nell’insieme, quindi, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è un film che si lascia guardare volentieri, lievemente nostalgico, girato in maniera spigliata per lo più a Malta dove è stato ricostruito l’isolotto.

E sui particolari di come è stato girato e fotografato, si veda l’intervista di Close-Up al bravo direttore della fotografia Valerio Azzali al seguente link: http://www.close-up.it/l-incredibil...


CAST & CREDITS

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose - Regia: Sidney Sibilia sceneggiatura: Sidney Sibilia, Francesca Manieri; fotografia: Valerio Azzali; montaggio: Gianni Vezzosi ; interpreti: Elio Germano (Giorgio Rosa), Matilda De Angelis (Gabriella), Fabrizio Bentivoglio (Franco Restivo), Luca Zingaretti (Giovanni Leone), Tom Wlaschiha (W.R.Neumann); produzione: Groenlandia origine: Italia 2020; durata: 117’.


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