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L’invasione delle guerriere

Pubblicato il 18 settembre 2002 da Michela Carobelli


L'invasione delle guerriere

Se il cinema americano e europeo degli ultimi anni sembra aver riscoperto il mélo (dal bellissimo Parla con lei di Pedro Almodovar a Far from Heaven di Todd Haynes, al successo ottenuto da capolavori orientali come In the Mood for Love di Wong Kar-wai e Dolls, di Kitano), la tendenza forte e inarrestabile del box office di celluloide sembrano essere gli action-movie al femminile. Negli ultimi due anni decine di donne-guerriere hanno invaso il grande schermo, dalla Nathasha Henstridge di Fantasmi da Marte di Carpenter a Leonor Varela, sensuale vampira di Blade II, alla brava Nadia Fares, protagonista del poliziesco Nido di vespe. Ma l’esercito delle atletiche e affascinanti eroine d’azione non è ancora finito, basti citare la Milla Jovovich di Resident Evil, o la ribelle e pericolosa Asia Argento partner esplosiva di Vin Diesel nella spy story XXX. Sebbene la storia del cinema vanti da tempo immemorabile ritratti di donne dure e combattive, il corpo muscoloso e androgino di Sigourney Weaver (chi non la ricorda sensualmente fasciata in mise maschili e senza reggiseno?) di Alien, quello costruito come una macchina da guerra della Linda Hamilton di Terminator 2, quello esile di Anne Parillaud in Nikita, quello asciutto ed esplosivo di Angela Basset in Strange Days - tanto per citare gli esempi occidentali più noti, perché guardando a Oriente dovremmo almeno citare Michelle Yeoh e tutte le sue seguaci nell’action hongkonghese - hanno forse segnato un’epoca. Un momento di transizione, in cui l’immaginario collettivo femminile sembra aver avuto la necessità di riprendere possesso della propria identità e del proprio inalienabile diritto alla maternità. In cui l’aggressività e la rabbia erano parte di una femminilità e sensualità cercata e sofferta, ritrovata - paradossalmente - proprio grazie ad una estrema mascolinizzazione del proprio corpo. Il duemila sembra aver segnato un ulteriore giro di boa: stanco di ruoli da sex symbol o di morbidi oggetti del desiderio, e accantonati muscoli troppo ingombranti, il sesso “debole” ha provato a mettersi alla prova sul terreno maschile dell’action movie. Certo, i risultati sembrano piuttosto soddisfacenti, l’uguaglianza dei diritti è sostenuta a pieni voti e ne esce salva anche una notevole carica erotica. Le eroine sono brave quanto gli uomini ma conservano intatto il proprio sex appeal. Ma - viene da chiedersi - si sono davvero scrollate di dosso l’aura di corpi-oggetto? O hanno solo trovato un nuovo e più ambiguo modo di esporsi in vetrina?


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