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L’uomo che ama

Pubblicato il 24 ottobre 2008 da Edoardo Zaccagnini


L'uomo che ama

Partiamo dai luoghi, da quella città che ospita, conserva e coccola il film. Una Torino fredda come un pomeriggio di novembre, e calda come un bel caffè del centro in cui spendere quel pomeriggio. Città discreta e fascinosa, grigio bluastro ed elegante, questa cornice efficace dotata di ottima “Film commission” ed angoletti restaurati e suggestivi. Gli stessi vicoli e colori de La spettatrice (Paolo Franchi), e le stesse atmosfere de La sconosciuta, (Giuseppe Tornatore) girato a Trieste, ma sempre col livido autunnale da cui proviene, in qualche modo qualche modo, anche la partecipazione di Piera Degli esposti al film: magnifica non protagonista de L’uomo che ama e della donna che nessuno conosce, La sconosciuta, appunto. Non è la Torino Ferrariana, quella di un bel Favino che ama ammalandosi: più giovane, quella, luminosa, notturna, e “attica”. Ma non ne è nemmeno troppo distante, questa Torino soltognazziana, (bella, serena, libera, viva e silenziosa) da quella riscoperta e reinventata dal regista di Tutti giù per terra e Dopo Mezzanotte. Lì dentro, tra quelle pietruzze ordinate che fanno pavimento, e quelle belle finestrelle piene di vite degli altri, c’è un uomo tenero come un gorilla sensibile e pacato, che vive con un camice bianco addosso, in una farmacia storica del centro, tra buoni consigli e sorrisi di donne stitiche; tra vasi colorati (pieni di erbe medicinali) e vecchi intontoliti con l’intestino pigro. Con lui, e con le sue pene d’amore variegate, professa la bella Marisa d’Almodovar, Paredes che parlava, allora, di un successo senza odore né sapore, e che ora veste i panni di una donna saggia, sola, triste e forte, un pochino tragica che non ci sta mai male. L’uomo che ama vuol dire un maschio moderno che vive il proprio corpo con grande onestà e nuova scioltezza. Lo ascolta, c’è amico e per ciò spesso ci litiga. L’amore passa per le risposte che quel corpo dà: se dice si, lo sento, allora c’è! se dice che no, non lo sente, non c’è verso di ragionarci su. Favino è l’eroe sommesso e ultra sincero, enorme e innocuo come un gattone placido da Sofà.
Amore, nel film, vuol dire tempo che passa e corpo che se ne accorge e riorganizza le energie di una vita che tutto sommato va avanti, con i suoi dispetti atroci o birichini: decide sempre lei. Pregi del film: ordinato e corretto nella sua normalità, nella classicità contemporanea di un tema come l’amore, nella piccola sfida di declinare al maschile un tema molto adatto alle donne: la sofferenza amorosa in prima linea. Ma Favino, ricordiamolo, aveva rotto il ghiaccio dell’uomo che deve chiedere sempre, più di due anni fa: Saturno contro un’altra barba, un’altra bocca da “omo”, quella del moraccione, colpito ed affondato dalla (mala)sorte, Luca Argentero. Passare dal gay robusto, dolce e palestrato, con cultura e passione culinaria, ad un uomo che soffre normalmente per amore, non è proprio ciò che può definirsi rivoluzionario, anzi, in un certo senso è un rientro nei ranghi dell’attore medio, maschio, da cinema italiano contemporaneo.
Difetti e limiti del film: il solito paesaggio borghese di appartamenti intelligenti e studiati a tavolino da un architetto; un film di convivenze, senza certificato, più o meno fallimentari e difficoltose; pellicola di ville borghesi fuori porta, con genitori maturi con cui rompere il silenzio e smontare l’educazione data, con fatica e grande civiltà. Film con il lavoro ultimo dei problemi, anzi, quasi isola di pace. Magari fosse così, o forse, per certa borghesia lo è.
Prendiamocelo per quello che è questo discreto L’uomo che ama: un film medio interessante e non eccelso, umoristico in scarsissima parte (la scena della confessione ai genitori) e imbronciato per la sua quasi totalità.
Bravi i gli attori, compreso il giovane Michele Alhaique. Salva la Bellucci dal ridicolo, per le sue forme, certo, ma anche per la serietà e l’impegno che ha versato in questo ruolo.
Discreto qualche passaggio di regia, efficace il collegamento con la storia parallela del fratello gay e quella del protagonista.


CAST & CREDITS

(L’uomo che ama); Regia: Maria Sole Tognazzi; sceneggiatura: Ivan Cotroneo, Maria Sole Tognazzi; fotografia: Arnaldo Catinari; montaggio: Walter Fasano; musica: Carmen Consoli; interpreti: Pierfrancesco Favino (Roberto), Ksenia Rappoport (Sara), Monica Bellucci (Alba), Piera Degli Esposti (Giulia), Marisa Paredes (Dott.ssa Campo), Arnalda Ninchi (Vittorio), Michele Alhaique (Carlo), Glen Blackhall (Yuri); produzione: Bianca Film, Medusa Film; distribuzione: Medusa; origine: Italia, 2008; durata: 102’


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