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La bella gente

Pubblicato il 20 agosto 2015 da Francesca Polici


La bella gente

È un titolo ironico La bella gente, di quelli che pungono, che svelano una vergognosa realtà, che nascondono un velo di tristezza. Il film di Ivano De Matteo guarda ai mali della nostra società, quei mali di cui molti hanno paura di parlare perché ci coinvolgono tutti, perché appartengono a tutti. La nostra è una società dalla falsa apparenza, costruita su sentimenti ipocriti, su una dedizione alla solidarietà pronta subito a tradirsi, su valori pseudocattolici che a volte servono solo a farsi belli.
Ed eccola dunque la bella gente descritta da De Matteo, composta inevitabilmente da personaggi stereotipati ma non per questo rappresentati in modo banale. La famiglia protagonista del film (mamma Guerritore, papà Catania, figlio Germano, e i vicini di casa Iaia Forte e Giorgio Gobbi) è l’emblema del nucleo familiare medio borghese italiano: lei psicologa radical chic, lui architetto, comunista, che guarda al bene della famiglia, il figlio che vorrebbe fare il ribelle ma che invece è schiavo delle convenzioni, i due vicini casa snob – lui piccolo imprenditore berlusconiano, lei casalinga pettegola. Missione difficile non cadere in vuote stilizzazioni ed in un’evoluzione scontata della narrazione, ma non per Ivano De Matteo. O meglio, non per Ivano De Matteo e Valentina Ferlan. Ci sembra doveroso, infatti - oltre che sottolineare l’ottima messa in scena del regista, che dirige alla perfezione gli attori, che non cade quasi mai nella retorica, che non rende macchiette i personaggi, che fa diventare universale l’intimità della rappresentazione - porre in evidenza anche la tagliente, cattiva, sarcastica, emozionante sceneggiatura della Ferlan. La forza del film risiede proprio in essa, nei suoi dialoghi veloci, realistici, naturali, nella sua capacità di scavare gradualmente nella vera essenza di ogni carattere, nel suo distanziarsi da ogni tipo di didascalismo.
La bella gente è una piccola grande storia piena di dolore e di amarezza, che regala anche momenti divertenti, ma che pian piano fa emergere un discorso sociale non indifferente. L’opera è costruita in un climax ascendente di ritmo ed intensità, e discendente per quanto riguarda la moralità dei personaggi. Assistiamo infatti allo sconvolgimento totale di una tranquilla famiglia benestante che, in villeggiatura nella loro casa di campagna, accoglie una prostituta ucraina per salvarla dalla strada. Ma l’arrivo della ragazza riesce a svelare la reale essenza dei membri della famiglia, facendo esplodere il loro egoismo e facendo assottigliare la distanza tra ciò che si è e ciò che si pretende di essere. E nonostante, in alcuni tratti, si ha la sensazione che la presa di coscienza possa avvenire, alla fine la speranza svanisce in un treno che parte chissà per dove ed in una coppia di cinquantenni che rientrano a casa come se nulla fosse successo.
Convince il nuovo film di De Matteo. È una critica sociale forte, dolorosa, feroce nella delicatezza della sua messa in scena. E’ un film che in alcune parti appare figlio della commedia all’italiana, che riprende quella scia dolce ed al contempo amara lasciata da grandi autori del passato e proseguita oggi da pochi.
Da rimarcare le interpretazioni degli attori. Dalla Guerritore a Catania, fino a Germano e Iaia Forte, senza dimenticare la giovane e bellissima Victoria Larchenko: tutti brillano per rara intensità e verità.


CAST & CREDITS

(La bella gente) Regia: Ivano De Matteo; sceneggiatura: Valentina Ferlan; fotografia: Duccio Cimatti; montaggio: Marco Spoletini; musica: Francesco Cerasi; interpreti: Monica Guerritore, Antonio Catania, Elio Germano, Iaia Forte, Myriam Catania, Giorgio Gobbi, Victoria Larchenko; produzione: X Film in collaborazione con Solaris; origine: Italia; durata: 98‘.


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