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La bottega del caffè

Pubblicato il 24 novembre 2015 da Monia Manzo


La bottega del caffè

Maurizio Scaparro deve amare molto Carlo Goldoni, vista la cura nel maneggiare un testo in cui l’umanità viene cristallizata in momenti di grazia, con tutti i propri vizi e virtù.

La Bottega del caffè è un microcosmo bohémien del mondo di allora, in cui si incrociavano nobili viziosi, donne sole e uomini alla ricerca di avventura. Emerge una Venezia lontana dall’Italia chiusa e campanilistica del 700’, in cui la vita si muoveva velocemente e tumultuosamente, testimone della notevole apertura di cui Goldoni beneficiò giocando con dei testi che ancora oggi rendono gli uomini meno odiosi nonostante le loro debolezze.

Cuore della bottega è Ridolfo, interpretato da un Pino Micol talmente convincente e vero da tenere altissima l’attenzione degli spettatori per tutto lo spettacolo, nonostante il testo sia un must del teatro italiano e come tale già visto in molte versioni. Scaparro muove gli attori fluidamente come se fossero dei colori su una tela: li amalgama poi li divide attraverso degli a parte, sopratutto quelli in cui il pettegolo Don Marzio, ci diverte con le sue congetture e ipotesi di complotto. La sua lingua tagliente lo renderà il fulcro del gossip della bottega e della vita sociale veneziana, tanto da diventare poi l’ingiustificato colpevole e capro espiatorio dei dissidi di coppie, che poco hanno di sano.

Borghese quanto basta ma sapientemente diretto dal maestro Scaparro, il testo goldoniano ci diverte ancora molto. Ci trasporta in un mondo lontano, in cui tutto sembra essere più leggero, anche l’ipocrisia umana, elemento comune in tutti i personaggi, che in una girandola di relazioni non convenzionali evadono dal loro nucleo matrimoniale.

La compagnia composta da attori tutti molto validi ha convinto e regalato un’emozione antica, tipica dei testi del passato teatrale italiano.


(La bottega del caffè) Regia: (Maurizio Scaparro; drammaturgia: (Carlo Goldoni) ; scenografia: Lorenzo Cutuli ; luci: Maurizio Fabretti; musica: Nicola Piovani; costumi: Lorenzo Cùtuli; interpreti: (Vittorio Viviani), (Pino Micol), (Maria Angela Robustelli), (Carla Ferraro); produzione: Fondazione Teatro della Toscana.


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