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La Caduta di Mr. Tarantino?

Pubblicato il 6 giugno 2007 da Alessia Spagnoli


La Caduta di Mr. Tarantino?

Raccogliamo per un attimo la più recente provocazione ingenerata dalle dichiarazioni al fulmicotone rese dallo scaltro Tarantino (e che hanno tanto turbato gli animi in casa nostra, accendendo polemiche al vetriolo tra i detrattori del regista, accresciuti di numero in maniera esponenziale dopo la visione del suo ultimo Grindhouse). ‘Il cinema italiano recente non mi piace affatto: i film che ho visto sembrano tutti uguali. Mi fanno rimpiangere i grandiosi esiti del vostro passato’. Una simile affermazione, pare sulle prime inquinata da una sorta di ‘vizio di procedura’: il regista-cinefilo non avrà avuto modo, riteniamo, di visionare tutto il prodotto nazionale recente. E in questo ‘tutto’, riteniamo gli saranno sicuramente sfuggite opere meno corrive e senza dubbio originali, ma, proprio per questo, ahinoi, poco appetibili per le distribuzioni internazionali. Fra questi sfortunati titoli inabissati, figurano probabilmente anche le ultime pellicole di Marco Bellocchio che, dal canto suo, possiede dunque delle ragioni più che valide per esprimere tutti i suoi dubbi sull’argomento. Ma i giornalisti che si sono accodati al campione Bellocchio, ci pare abbiano avuto gioco fin troppo facile a sentenziare con lui: ’Tarantino, di cinema italiano, ne sa poco o niente’.
Di nuovo come ai tempi del cinema di genere nostrano, ci ritroviamo a dover stigmatizzare l’ostracismo di una critica sempre, colpevolmente, in ritardo, che ora abbandona in toto un regista inizialmente incoronato come nuovo genio assoluto, un rivoluzionatore del cinema della risma di un Orson Welles. Ora gli stessi estimatori, vedono l’autore ridotto al rango di furbo confezionatore di prodotti sempre più pirotecnici e mirabolanti, a detrimento della costruzione di quelle perfette sceneggiature a orologeria che tanto avevano affascinato nei suoi primi lavori. Pare si sia frapposta, tra l’autore di Kill Bill e i recensori nostrani una sorta di barriera di reciproca incomprensione e ostilità, dettata da motivi, non nascondiamocelo, per lo più generazionali. Al momento attuale, siamo al gelo più totale.
La ’Guerra Fredda’ prende le mosse da Kill Bill: opera di frattura, non solo all’interno della filmografia tarantiniana, ma anche – ed è questo che qui ci interessa rilevare – della fine della luna di miele nei rapporti coi recensori. Di lì provengono, difatti, i primi attacchi indirizzati ai contenuti presuntamene latitanti nel doppio dittico della vendetta. Da lì comincia a sorgere un orientamento che vede in Tarantino una sorta di teen-ager-sitter, un trastullatore che fornisce divertimenti innocui, rivolti ad un audience composta per lo più da ragazzi. Come Lucas e Spielberg, prima di lui o, in tempi più recenti, Jackson e Raimi. Il problema, per Tarantino, è che il suo, è un percorso inverso. Dagli altari alla polvere, insomma.
Altra critica, in parte connessa alla precedente e piovuta, ci pare ingiustamente, sul capo del regista, è quella di misoginia. Mentre possiamo salutare la svolta delle sue donne vendicative, come un decisivo passo in avanti, in direzione di quel rinnovamento nella definizione dei personaggi femminili che ha visto tutto un fiorire recente di opere incentrate su donne, sempre meno raffigurate come pura estensione della controparte maschile. Proprio in anni recentissimi, e probabilmente a causa dell’avvertita stanchezza e carenza di idee nuove, Hollywood si è difatti finalmente decisa ad esplorare meglio ‘l’altra metà del cielo’.
Anche l’influenza del fumetto non pare del tutto esente da colpe: personaggi come Catwoman o Elektra, portati al cinema dapprima come ’spalle’ rispettivamente di Batman e Dare-Devil, sono assurte recentemente al rango di protagoniste assolute degli spin-off richiesti a gran voce dai fan dei comics a loro dedicati (americani per lo più, ma tant’è… ). Nel più recente cinema di fantascienza, già la Trinity di Matrix era capace di circonvoluzioni aereo-acrobatiche che nemmeno l’eletto Neo pareva, a inizio saga, in grado di replicare.
Il nuovo personaggio femminile viene in realtà mutuato dal wuxiapian: è leggero, padrone dell’elemento d’aria (Trinity che ‘pilota’ l’elicottero e quindi lo assoggetta). Se la tradizione hollywoodiana l’ha da sempre (re)legata alla Terra – fin dalla Rossella di Via col Vento, in cui il Vento era il maschile, impersonificato da Rhett – nel cinema di questi ultimissimi anni essa diviene creatura area e leggiadra. Ma senza il successo planetario delle soavi spadaccine-combattenti del wuxia, questa rivoluzione non sarebbe stata ancora neppure pensabile. Le coraggiose eroine orientali giungono al cinema di intrattenimento spettacolare a stelle e strisce (e dunque planetario) proprio per mezzo Tarantino: è sempre la sua cinefilia, oggi spregiata come carta straccia, a consentire una contaminazione culturale e di genere inimmaginabile prima, e imprescindibile oggi. La sua Sposa è il punto d’incontro e superamento del vincolo della terra imposto sulla donna dalla tradizione quasi secolare del cinema hollywoodiano, proprio grazie all’innesto della componente wuxia sul suo personaggio. Nella famosa scena del seppellimento di Beatrix, la donna riusciva ad avere la meglio sulla terra, quasi animatasi e rivoltatasi contro di lei per sopraffarla, grazie alle tecniche di arti marziali apprese dal maestro di kung-fu Pai Mei.
Allora, come adesso, si parlava di scarsa consistenza del plot, basato su una donna che doveva compiere ad ogni costo la sua vendetta contro tutte quelle persone che hanno concorso a rovinarle la vita: ci limiteremo qui a ricordare come essa ricalchi molto da vicino quella della Sposa in Nero di Truffaut…
Certo, poi Tarantino procede per estremizzazione. Nel suo film, l’eroina non vuol tanto, come in Truffaut, vendicarsi per l’uccisione del suo uomo (in Kill Bill questi è poco più di un fantoccio di cui a Beatrix non importa granché), ma per quello che hanno fatto in prima persona a lei. Questo sì che rappresenta un decisivo passo in avanti! In maniera non dissimile, in fondo, anche dal personaggio di Eastwood in Per un Pugno di Dollari (eccolo Leone, altro cineasta-intrattenitore acceduto allo status di autore a tutto tondo solo tardivamente), in cui il protagonista usciva davvero malridotto dalle torture inflittegli, ma trovava uno stimolo ineguagliabile per rimettersi in sesto proprio nel suo proposito di rivalsa. Questa viene legittimata in Kill Bill almeno un paio di occasioni: dal fratello del Bill del titolo, Budd, quando questi ammette: ’Quella donna merita la sua vendetta’ e dalla stessa protagonista, che uccidendo la sua rivale Vernita Green di fronte alla figlia, concede a quest’ultima di fare lo stesso con lei in futuro: un possibile sequel di Kill Bill in attesa che Nikki cresca… si preannuncia l’ennesima storia di vendetta tutta al femminile! No, Tarantino non pare avere, per ora, intenzione di ravvedersi, né di tornare sui suoi passi. E, per parte nostra, ci disponiamo a pregustare il sapore ultra-speziato delle sue avventure improbabili, ancora di là da venire. Eccessivo, si dirà: ma in fondo, meglio quello, rispetto a molti ’piatti’ nostrani, di cui si stenta spesso a percepire il condimento.


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