X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



LA CASA DEI MATTI

Pubblicato il 20 dicembre 2002 da Giovanni Spagnoletti


LA CASA DEI MATTI

A dir la verità si comincia male. Un cartello dice: “tratto da una storia vera” - quante volte l’abbiamo letto questo cartello, ormai tutti o quasi i film sono tratti dalla realtà! Poi dopo i titoli di testa si prosegue anche peggio: ci accorgiamo di trovarci in un ospedale psichiatrico. Help! A meno di non essere Sam Fuller (ricordate il mitico Shock Corridor), la catastrofe è quanto meno assicurata, dato che il soggetto lascia spazio, inevitabilmente, alla “teatralità” più sfrenata degli attori o agli effetti grotteschi più smaccati. Se poi a tutto ciò ci aggiungiamo, un tocco di fellinismo con una prevedibile galleria di personaggi strampalati (un internato nano chiamato “tappo”, una grassona logorroica dalle idee antimperialiste, il giornalista uscito i testa con gli occhiali retti da un elastico, eccetera, eccetera), è proprio la fine. Nel caso dell’ultima opera di Andrei Konchalovski, La casa dei matti, consigliamo comunque il nostro lettore di tener duro il primo quarto d’ora, restando seduto in poltrona in attesa di decidere se il film gli piace o meno. Perché dopo molti anni di assenza dagli schermi, il regista russo-americano che comunque aveva dato il meglio di sé, a parte Marias’Lovers (1984), quando era un autore (semi)dissidente nella vecchia Urss brezneviana, è tornato un po’ ai suoi umori acidi ed anticonformisti di un tempo. Qui, al solito, con una metafora persino troppo trasparente, il chiuso spazio concentrazionario dell’ospedale psichiatrico è preso come la figurazione di un mondo impazzito, il luogo privilegiato dove si possono scatenare gli istinti primari dell’Essere umano. Konchalovski allora utilizza questa scontata figurazione non tanto per mostraci in generale la dissoluzione dell’impero comunista e il ritorno alla “democrazia” nel suo paese, quanto per cercare di raccontarci uno degli aspetti più oscuri di questo processo: la guerra fratricida di Cecenia. Siamo nel 1995 nei primi anni della guerra, quando - afferma il regista - a pochi chilometri dalla frontiera cecena era avvenuto che un gruppo di pazienti di un manicomio venisse abbandonato dai medici e dal personale russo in fuga, e che allora gli ammalati organizzassero per cinque giorni da soli questa loro inusitata condizione di internati. Prendendo spunto da questo episodio e miscelandolo con la situazione bellica, Konchalovski ci ha narrato allora la parabola di una libertà perduta e riconquistata, di una situazione di “limite” tra due campi in lotta, dove tutto diviene possibile. Certo pur apprezzando il professionismo della messa in scena, la recitazione della protagonista Julia Vysotskij, e alcuni momenti forti piuttosto riusciti, non tutto fila liscio in questo film dai toni esasperati e dai continui mutamenti di fronte tra i due campi in lotta. Ma se non altro c’è da apprezzare il modo come il regista non demonizza i nemici islamici, tanto che uno di essi alla fine si integra nella comunità dei matti, la quale, altro inevitabile cliché, risulta comunque meglio di quella dei cosiddetti sani e dei militari in combattimento. Un film dunque che va letto “trasversalmente” e preso al di là dei suoi messaggi umanitari palesi, ma che nelle pieghe del discorso non mancherà di poter interessare. Tant’è vero che ha vinto alla scorsa Biennale di Venezia il “Premio speciale della Giuria” ed è candidato all’Oscar nella categoria del “miglior film straniero”.

[31 gennaio 2003]

Regia e sceneggiatura: Andrei Konchalovski; fotografia: Sergej Kozlov; montaggio: Olga Grinspun; musica: Edward Artemiev; scenografia: Lubov Skorina; interpreti: Julia Vysotskij, Sultan Islamov, Evgemij Mironov, Stanilav Varkki, Elena Fomina, Marina Poliseimako, Rasmi Djabrailov, Vladimir Fedorov, Vladas Bagdonas; produzione: Andrei Konchalovski /Felix Kleiman per Persona; distribuzione: Istituto Luce; origine: Francia/Russia 2002; durata: 104’; web info: www.istitutoluce.it e www.daniavip.it/lacasadeimatti

Enregistrer au format PDF