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La quinta stagione

Pubblicato il 27 giugno 2013 da Giovanna Branca
VOTO:


La quinta stagione

Bruciare il carnevale, o tutte le varianti dei demoni legati ai cicli di fertilità della terra, è una delle usanze che ci riporta più direttamente alle origini ancestrali delle pratiche umane. Le radici di questa tradizione, sopravvissuta da noi alle istanze normative del cristianesimo come della dominazione romana, accomuna tutti i popoli europei ed anche extraeuropei, traccia indelebile delle necessità connaturate all’essere umano: il bisogno di madre natura per la propria sopravvivenza. Una madre natura a cui sacrificare, in tempi remoti, anche vittime umane.
E’ con il rogo di “zio inverno”, un fantoccio di paglia, che inizia La cinquième saison dei belgi Jessica Woodworth e Peter Bronsens, dando avvio, con l’inverno appunto, al succedersi delle stagioni che scandiscono il film.
Nel paesino delle Ardenne in cui si svolge l’opera, però, un’anomalia sconvolge il normale ciclo naturale: la primavera è scomparsa. Il bel tempo non arriva mai, la legna non brucia, le galline non danno uova e le mucche il latte.
La storia è raccontata per suggestioni, antinarrativamente, alludendo velatamente a ciò che accade tramite lunghi piani sequenza, con la macchina che si muove lentamente e preferisce concentrarsi sui paesaggi, sulla bellissima natura che, impassibile, sta privando gli uomini dei suoi frutti. In che modo la natura sia stata offesa non ci è dato saperlo, rendendo ancor più affascinante un discorso pervaso di simbolismi, che includono nella loro decifrazione l’immaginario dello spettatore, le sue paure e la sua visione della realtà.
Con il procedere del film, all’apocalisse naturale corrisponde lo spogliarsi delle persone degli orpelli della civiltà, delle sovrastrutture culturali che regolano la convivenza. Presto la violenza primordiale torna ad impossessarsi delle dinamiche tra persone: la giovane e innocente protagonista diviene oggetto della libido maschile, merce di scambio; alcuni scelgono la fuga, ma non si sa cosa li aspetta; monta inarrestabile l’ostilità verso lo straniero: l’outsider Pol trasferitosi in paese con il figlio piccolo. La cinquième saison sviluppa un tema universale – la precarietà dell’umanità di fronte allo scatenarsi dell’ignoto, della minaccia alla sopravvivenza – con un lirismo, una poesia di cui è intrisa ogni singola inquadratura difficili da incontrare. La fotografia eccezionale - tutta giocata sui toni autunnali e invernali su cui si stagliano esplosioni di colore attribuite ai personaggi - è la principale artefice di questo linguaggio poetico.
Da usanza ormai puramente folkloristica, l’offerta agli dei del capro espiatorio torna così a riappropriarsi della sua sinistra valenza di sacrificio per la sopravvivenza; si fa efficace simbolo della regressione ad uno stato primordiale che sembra perso nelle origini dei tempi ma è sempre pronto a riaffiorare. E la conclusione circolare del film, i due roghi speculari dei due diversi “zio inverno”, illumina di luce sinistra la fragilità della nostra umanità.


CAST & CREDITS

(La cinquième saison); Regia: Jessica Woodworth, Peter Brosens; sceneggiatura: Jessica Woodworth, Peter Brosens; fotografia: Hans Bruch Jr.; montaggio: Jessica Woodworth; musica: Michel Schöpping; scenografia: Igor Gabriel; interpreti: Aurélia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gill Vancompernolle; produzione: Bo Films; origine: Belgio, Olanda, Francia; durata: 93’.


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