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LA COSTA DEL SOLE

Pubblicato il 20 luglio 2003 da Alessandro Borri


LA COSTA DEL SOLE

Non si può non voler bene a John Sayles (tra l’altro appena omaggiato da una retrospettiva di grande successo a Pesaro). Sempre, ossessivamente attento all’umanità dei suoi personaggi, alla verità degli sfondi di reale in cui decide di impiantare le sue storie, sempre aizzato contro le storture del sistema America, come in questo caso la progressiva, inarrestabile “disneyficazione” della memoria, ovverosia la sostituzione del paesaggio e della Storia con un loro surrogato liofilizzato e sottovetro secondo la lezione del vecchio zio Walt e dei suoi epigoni. La location in cui queste dinamiche si materializzano è la Florida delle finte feste piratesche e delle divoranti lottizzazioni, del sole eterno e degli infiniti losers. E poi, come anche nel New Mexico di Lone Star, il passato, quello vero, che spunta fuori prima o poi dalla terra a scombussolare i piani dei vivi, a dimostrare che nel giovanissimo Nuovo Mondo Storia e storie sono radicate in profondità nel territorio, a saperle cercare con la vena rabdomantica di un Sayles. Che per dire tutto quel che gli preme ricorre come già altrove alla forma post-altmaniana dell’affresco stratificato di destini e vite riuniti nello stesso luogo per far deflagrare conflitti, esplicitare latenze, cambiare tutto o rimanere sempre uguali. Come sempre è nella naturalezza spigliata dei dialoghi il punto di forza della proposta saylesiana, specie nel frammento più riuscito, quello che riguarda il rapporto tra l’ex sirenetta Edie Falco e il rapace ma sensibile architetto Timothy Hutton impegnato ad amarla e a fotterle il terreno a un tempo. I pericoli sempre in agguato sono invece l’appiattimento dell’elaborazione stilistica, sacrificata a volte sull’altare contenutistico; e il didascalismo, l’eccessiva esplicitazione dei temi e delle problematiche, cui non sempre il regista di Hoboken sa sottrarsi: vedi, pur mitigati dal filtro dell’ironia, i siparietti dei golfisti che disquisiscono sui massimi sistemi tra un dramma familiare e l’altro. Eppure a volte è salutare lasciarsi andare al flusso vitale, alla potenza del racconto che emerge dalle saghe socio-esistenziali di Sayles, senza a tutti costi andare a cercarvi la folgorazione del grande cinema che non possono offrire.

[luglio 2003]

Cast & credits:

(Sunshine State)

Regia: John Sayles; sceneggiatura: John Sayles; fotografia: Patrick Cady; montaggio: John Sayles; musica: Mason Daring; interpreti: Angela Bassett, Edie Falco, Timothy Hutton, James McDaniel, Jane Alexander, Bill Cobbs, Mary Steenburgen, Gordon Clapp; produzione: Anarchists’ Convention Films; origine: USA 2002; distribuzione: Columbia Tristar; durata: 141’.

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