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La diseducazione di Cameron Post

Pubblicato il 2 novembre 2018 da Sarah Mataloni
VOTO:


La diseducazione di Cameron Post

La Diseducazione di Cameron Post, opera seconda di Desiree Akhavan, racconta senza appesantire i toni, il conflitto esistenziale di giovani adolescenti circondati da un ambiente bigotto, chiuso e poco incline al dialogo.
Al centro però, non è solamente la storia di uno o più adolescenti poco compresi: il God’s Promise, il centro di riabilitazione educativa per giovani "ribelli"è sopratutto lo specchio di un mondo adulto incapace di dialogare, di evolvere e di sentire le naturali esigenze di un mondo e di una società di giovani che cambia.
Siamo ai primi anni ’90 in una piccola cittadina del Montana: la giovane Cameron Post, sorpresa ad amoreggiare in macchina con una sua coetanea, viene immediatamente spedita in un campo di rieducazione per "curare" la sua visione sessuale poco aderente al senso comune e alle tradizioni condivise.
God’s promise è una piccolo mondo dove sembra regnare un’apparente temperanza e delicatezza, diretta da lydia, giovane donna dai modi misurati e dal sorriso tirato, che spinge i ragazzi a cambiare ritornando sulla retta via attraverso l’odio di se stessi.
La violenza emotiva inflitta ai ragazzi non è mai esplosiva e palese, ma sottile, serpeggiante e capace di stimolare da parte di alcuni di loro terribili azioni di autolesionismo come risposta a un mondo incapace di ascoltarli e di evolvere.
L’ambiente della comunità, apparentemente un’oasi di tranquillità, sembra voler distruggere ogni impulso vitale allo scopo di ricostruire un’identità più conforme a canoni prestabiliti.
Tuttavia, dietro ad una sicurezza apparente, c’è un sistema intero che crolla, incapace di dare risposte di fronte alle naturali conseguenze dell’’odio dei ragazzi contro i propri impulsi.
- Cameron, adolescente già matura e sulla via della consapevolezza, reagisce e trova la sua forza trovando una stretta alleanza con altri due giovani del centro: la loro amicizia darà vita ad una sorta di micro comunità in cui poter rinascere e dalla quale ripartire.
L’opera di Akhavan è godibile e il registro narrativo è leggero, capace di raccontare il naturale disagio adolescenziale sotto la cui superficie si nasconde un conflitto e un disagio sociale ben più grandi: con un pizzico di ironia e senza enfasi viene fuori la naturalezza di certe dinamiche adolescenziali come passaggio naturale dall’età giovanile all’età adulta.
L’unico momento di aperta ribellione da parte della protagonista, è cantare a squarciagola "what’s going on" senza filtri e senza paura di dover mantenere un certo decoro, ma Cameron puntualmente viene ripresa e l’ordine nuovamente ristabilito dalla direttrice.
In un mondo di adulti incapace di dare sicurezza e di trovare risposte, l’unica risposta sensata che la protagonista sa trovare sembra la fuga dalle costrizioni, alla ricerca di un viaggio e di una crescita che possano finalmente esplodere naturalmente.
La diseducazione di Cameron Post, dietro l’apparente facciata di film sul conflitto interiore vissuto dagli adolescenti, racconta il bisogno estremo di comunicazione da parte di una società intera e sopratutto la malattia di un mondo adulto restio al cambiamento, all’ascolto e al rispetto di una naturale evoluzione personale.


CAST & CREDITS

La diseducazione di Cameron Post Regia: Desiree Akhavan; interpreti Chloë Grace Moretz, John Gallagher Jr., Sasha Lane, Forrest Goodluck, Jennifer Ehle, Marin Ireland, Quinn Shephard sceneggiatura: Desiree Akhavan, Cecilia Frugiuele montaggio: Sara Shaw produzione: Beachside Films, Parkville Pictures


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