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LA GUERRA DI MARIO

Pubblicato il 3 marzo 2006 da Salvatore Salviano Miceli


LA GUERRA DI MARIO

Tema complesso e ricco di insidie quello affrontato da Antonio Capuano nel suo La guerra di Mario. Parlare di affido minorile espone, in maniera decisamente più forte rispetto altri argomenti, al rischio dell’ovvietà e della banalizzazione. Il regista riesce ad evitare queste trappole mettendo in scena la storia di Mario, bambino dalla personalità piuttosto problematica, affidato ad una coppia non sposata della medio-alta borghesia partenopea, senza cercare aiuti in artifizi retorici.
Il suo, al contrario, è un gesto rapido e frugale (come egli stesso lo ha definito) atto a percepire le verità dei rapporti tra i personaggi; rapporti che il film mostra nel loro mutare e nel cercare vie risolutive ad angosce, disagi, problemi che la storia comporta.
È un movimento centripeto quello di Capuano, che, creando uno stretto parallelismo tra la città fisica e l’insieme dei rapporti relazionali dei personaggi, dal centro, dirige la sua macchina da presa verso i luoghi, anche in questo caso esistenziali e fisici al contempo, che più di altri conoscono disfacimento e degrado.
Ci viene restituita quindi una città, Napoli, in cui splendore e decadimento sono mostrati con un’alternanza che bene si associa alla evoluzione continua cui sono sottoposte le relazioni dei protagonisti.
L’intensa Valeria Golino interpreta in modo asciutto e concreto il ruolo di una donna (Giulia) alla pressante, ed in alcuni momenti fin troppo infantile, ricerca della maternità, le cui aspirazioni vengono in parte eccitate, ma, molto più spesso, infrante dal piccolo Mario, non in grado di associare fino in fondo il ruolo di madre al volto di Giulia. La presenza di Sandro, cui presta le sembianze Andrea Renzi, è, per lei, elemento di rottura ma anche unico sicuro appiglio. Ma l’incapacità, da parte di lui, di costruire un rapporto ed uno scambio con il bambino segna l’insorgere di frustrazioni ed insicurezze che, per prima cosa, vanno ad inficiare un rapporto di coppia che lentamente perde coscienza e sicurezza.
Il film di Capuano asseconda esteticamente la storia che racconta, procedendo attraverso una sobrietà di rappresentazione da lodare per la concretezza ed il profondo realismo. Sforzandosi di non addolcire con elementi patetici e parodisticamente emotivi l’insieme delle messa in scena, il regista firma una pellicola di buon impatto, che porta in sé i germi di una riflessione che necessita più attenzione e meno strumentazione politica e di propaganda per divenire qualcosa di realmente efficace.
Nel suo astenersi da qualsiasi forma di giudizio sui suoi personaggi, Capuano riesce, probabilmente, a cogliere il massimo dal suo film, orientando gli spettatori verso una visione scarna di sovrastrutture che non si prefigge il compito di assecondare le aspettative di chi osserva ma, al contrario, di risolvere in modo coerente le scelte narrative cruciali.


CAST & CREDITS

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Antonio Capuano; fotografia: Luca Bigazzi; montaggio: Giogiò Franchini; musica: Pasquale Catalano; scenografia: Lino Fiorito; costumi: Daniela Ciancio; interpreti: Marco Grieco (Mario), Valeria Golino (Giulia), Andrea Rienzi (Sandro), Rosaria De Cicco (Nunzia), Anita Caprioli (Adriana Cutolo); produzione: Fandango, Indigo Film, Medusa Film, SKY; distribuzione: Medusa; origine: Italia; durata: 100;


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