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La regina dei castelli di carta

Pubblicato il 27 maggio 2010 da Salvatore Salviano Miceli


La regina dei castelli di carta

Si compie anche l’ultimo capitolo della trilogia cinematografica dedicata a quella che a tutti gli effetti si può definire come una delle saghe letterarie più importanti, in termini di vendite ma non solo, degli ultimi anni.
Tanto Uomini che odiano le donne quanto La ragazza che giocava con il fuoco avevano fatto storcere il naso, nonostante l’ottimo successo al botteghino, ai puristi dei tre libri scritti da Stieg Larsson. La seconda pellicola, principalmente, pareva avere messo da parte le caratteristiche basilari del romanzo e restava lontano dalle atmosfere create sapientemente dal bravo e prematuramente scomparso autore scandinavo (o da chi per lui, considerando le speculazioni uscite, alla sua morte, sulla reale paternità della trilogia).
La regina dei castelli di carta è senza dubbio il testo più difficile dei tre per dovizia di particolari, tensione emotiva e per una identità sospesa tra la più classica delle spy-stories e il thriller giudiziario. il film di Daniel Alfredson, stesso regista de La ragazza che giocava con il fuoco pur tralasciando, inevitabilmente, un elevato numero di dettagli e di passaggi narrativi presenti, al contrario, tra le pagine, recupera almeno in parte le stesse sensazioni di attesa e di rivelazione. Siamo arrivati alla conclusione e a Lisbeth Salander tocca affrontare la prova più dura. L’essere sottoposta, infatti, al giudizio di uno Stato a cui, giustificatamente, non crede, significa rientrare tra le maglie di una legalità che le è sempre sfuggita sino a diventarle palesemente, e a torto per parecchie ragioni, avversa.
In questo atto conclusivo spetta al regista portare gli spettatori a conoscenza delle verità ultime che si nascondevano dietro l’intera vicenda della protagonista ed i suoi atteggiamenti. Sarebbe stata una impresa titanica (e che avrebbe comportato ben più delle già faticose due ore e quaranta di proiezione) rispettare quel reticolo di colpi di scena messo in piedi da Larsson, così come assecondare tutta la gamma di umori che colorano le pagine del libro. La scelta, fin troppo capibile, è stata quella di eliminare gli elementi che non andavano ad influire direttamente sul racconto giudiziario (depauperando però il film di ciò che ha reso celebre ed accattivante il testo) per concentrarsi esclusivamente sul processo e sulla sua risoluzione. Chi ha amato le pagine di Larsson a fatica può tollerare tale decisione, ma è giusto dire che probabilmente si tratta di una scelta dovuta ed impossibile da evitare. Il risultato è un lavoro apprezzabile se considerato avulso dal romanzo. Una pellicola che scorre un po’ troppo velocemente nel suo incipit ma che poi riesce ad interessare e a “divertire” nella sua parte centrale, sicuramente la più importante ai fini della effettiva comprensione di tutta la storia. I difetti sono i medesimi degli altri due capitoli, in primis una caratterizzazione dei personaggi secondari (su tutti Erika Berger) praticamente assente.
Se preso singolarmente, quindi, La regina dei castelli di carta è un buon prodotto, algido come tradizione scandinava impone ma non per questo poco coinvolgente. La trilogia di Millenium su carta, però, resta cosa assai lontana. Non ci resta che aspettare il presunto-atteso-annunciato remake americano per fare un nuovo confronto tra letteratura e cinema. Ne varrà la pena?


CAST & CREDITS

(Luftslottet som sprängdes) Regia: Daniel Alfredson; soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Stieg Larsson; sceneggiatura: Ulf Rydberg; fotografia: Peter Mokrosinski; montaggio: Hakan Karlsson; musica: Jacob Groth; interpreti: Michael Nyqvist (Mikael Blomqvist), Noomi Rapace (Lisbeth Salander), Lena Endre (Erika Berger), Georgi Staykov (Alexander Zalachenko); produzione: Nordisk Film, Sveriges Television (SVT), Yellow Bird Films, ZDF Enterprises; distribuzione: Bim Distribuzione; origine: Svezia 2010; durata: 135’.


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