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La terra dei santi

Pubblicato il 26 marzo 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


La terra dei santi

Vittoria sta facendo jogging sulla spiaggia, attratta dal lento e inesorabile moto della marea, mentre non sembra curarsi affatto della sporcizia che ricopre il terreno sabbioso sul quale corre. Siamo a Lamezia Terme, in Calabria e fa caldo. Ma la tensione non è provocata dall’eccessivo calore, ma dai turbamenti di Vittoria, costretta a vivere una vita sul filo del rasoio. Vittoria è un magistrato e il suo unico obiettivo è quello di sconfiggere la ‘ndrangheta.

Si apre così La terra dei santi, primo lungometraggio diretto da Fernando Muraca, basato sul romanzo di Monica Zapelli, Il cielo a metà, che ha contribuito alla stesura della sceneggiatura. Chiaramente in medias res, senza fronzoli inutili, e grazie a un breve montaggio alternato ci vengono presentate in pochissimi secondi tutte e tre le protagoniste del film: Vittoria (una determinata Valeria Solarino), magistrato senza macchia e senza paura votata a sconfiggere il marciume di un paese corrotto e sottomesso alla paura della più terribile organizzazione malavitosa esistente; Assunta (interpretata da una viscerale e passionale Antonia Marra), promessa sposa del cognato Nando, dopo la morte dell’ormai ex marito e sua sorella maggiore Caterina (una cinica Lorenza Indovina), moglie del boss latitante Alfredo Raso. Tre protagoniste, tre donne. Perchè La terra dei santi parla prorio di questo, di donne e del loro rapporto con la ‘ndrangheta. Donne diverse tra loro, ambiziose nel perseguire ognuna i propri intenti ma che, per un verso o per l’altro, rischiano continuamente di annegare nel fango di una società cancerosa, malata fino al midollo, costruita sulla violenza e la perfidia di uomini dal cuore nero, senz’anima.

E la dignità di queste donne si incarna nei loro averi più cari, nei loro figli. Fernando Muraca indaga, sviscera una tale condizione di vita, e la mette a nudo, mostrando le terrificanti ripercussioni che questa può sortire nel corpo, ma soprattutto nel cuore di una donna/madre: non centra il sangue versato, nemmeno i proiettili esplosi, ma la paura, il terrore di perdere un figlio, di non vederlo crescere, la destabilizzante sensazione di impotenza, l’impossibilità di raggiungere uno stato di sicurezza e di non ottenere una vita dignitosa per il sangue del proprio sangue.

Senza ombra di dubbio Muraca confeziona un film di denuncia partendo da un punto di vista originale, quasi del tutto privo della solita violenza, asciutto, scarnificato da moralismi. La terra dei santi galleggia sulla superfice dell’animo umano (umano, o di chi la propria anima non l’ha ancora persa), giocando su contrasti, che siano caratteriali o intellettuali non fa alcuna differenza: sta allo spettatore cogliere il senso di un piccolo nero mondo melmoso, provare a giustificare (senza possibilità di riuscirci) le scelte dei suoi abitanti, confortandosi nel credo altisonante di chi lotta giorno dopo giorno per lavare via lo sporco, grattando questa stessa superfice con le unghie. La terra dei santi va considerato a pieno titolo (e per stessa ammissione del duo Muraca-Zapelli) un film indipendente, realizzato con un budget davvero limitato, dalla gestazione a tratti tribolata.

Se non fosse per un finale forse eccessivamente frettoloso e all’apparenza troncato, nel quale il confronto finale tra la coraggiosa Vittoria e la frastornata Assunta non raggiunge il climax ideale che avrebbe meritato, si starebbe parlando di un piccolo capolavoro. La terra dei santi non potrà certo rappresentare la chiave di volta per la lotta contro la ‘ndrangheta, ci mancherebbe, ma resta un orgoglioso atto di coraggio di un regista attaccato alla sua terra, la Calabria, capace di cogliere la bellezza di un paesaggio ostile e crudele. Uno schiaffo improvviso come quello di una madre che tenta di far comprendere al proprio figlio l’errore commesso, con la speranza che il male perpetrato diventi soltanto un brutto ricordo.


CAST & CREDITS

(La terra dei santi); Regia: Fernando Muraca; sceneggiatura: Fernando Muraca, Monica Zapelli; fotografia: Federico Annicchiarico AIC; montaggio: Paola Freddi, Marcello Saurino; musica: Valerio Vigliar; interpreti: Valeria Solarino, Antonia Marra, Lorenza Indovina, Francesco Colella, Marco Aiello, Ninni Bruschetta, Tommaso Ragno; produzione: Kinesis Film, Rai Cinema; distribuzione: ASAP Cinema Network; origine: Italia, 2013-2015; durata: 81’;


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