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Le mogli celestiali dei mari di pianura

Pubblicato il 12 novembre 2012 da Giampiero Francesca

VOTO:

Le mogli celestiali dei mari di pianura

Fra il fiume Volga e il fiume Karma, nel bassopiano orientale europeo della Russia, si estende la Repubblica dei Mari, un’area non molto vasta abitata dall’antica popolazione finnica che dà il nome alla regione. Proprio lungo le sponde del fiume, in particolare, vive il gruppo dei Mari delle pianure, il più numeroso dell’intero gruppo, le cui tradizioni ancestrali sono rimaste ancora oggi intatte. Tradizioni, usi, costumi che Aleksei Fedorchenko racconta nel suo Le mogli celestiali dei mari di pianura.

A metà fra il racconto etnografico e il sogno, Le mogli celestiali dei mari di pianura, mette in scena la vita, la religiosità, il folclore di un’etnia geograficamente a noi non molto distante, eppure antropologicamente lontanissima. Un microcosmo primitivo, protetto dai due fiumi che ne delimitano il confine. Le ventitré storie di donne raccontate da Aleksei Fedorchenko, una sorta di moderno decameron cirillico, costruiscono un complesso mosaico, in grado di restituire l’immagine di un popolo ancora saldamente fermo nelle sue più antiche tradizioni. Ecco così trasparire la profonda fede pagana del popolo Mari, una fede che unisce direttamente gli individui con la natura, la sua forza, le sue manifestazioni. La neve, i boschi, la steppa, sono infatti protagonisti di ogni singolo racconto, intrecciandosi inevitabilmente con le vite delle ventitré protagoniste. Una natura fonte primaria di bene e sostentamento, che aiuta, alimenta e sorregge l’uomo purché egli non la danneggi o vi si opponga. Quando l’uomo però non rispetta questa regola, arrivando finanche all’atto più grave, risuscitare i morti, non può che pagarne le conseguenze, rimanendo lui stesso intrappolato nella fossa scavatasi. Non c’è da stupirsi, d’altro canto, se Fedorchenko scivoli, lungo l’arco della pellicola, verso atmosfere sospese da film horror, popolate da non morti e figure malefiche. Secondo la religiosità dei Mari le forze della natura possiedono infatti un’aura magica, che influenza gli individui e le loro azioni. Una mistica potenza che appare evidente in quasi tutti i racconti di Le mogli celestiali dei mari di pianura, sia essa sotto forma metafisica o di devozione umana.

Dopo Silent Souls Aleksei Fedorchenko torna a raccontare con il suo stile atipico, sospeso fra la rappresentazione entografica e finzione mistica, le tradizioni e le vite di uno dei molti popoli che abitano la Russia moderna. Dall’etnia dei Merja, raccontata nella pellicola presentata al festival di Venezia nel 2010, a quella dei Mari il cinema di Fedorchenko mantiene saldi i suoi principi e la sua forma. Sovraccarica di simboli ed icone, l’opera del regista russa condensa, in poco meno di due ore, la storia e le tradizioni di un popolo, dalla cucina alla religione, dal lavoro alle abitudini più semplici. Le mogli celestiali dei mari di pianura è dunque una pellicola certamente di non facile visione, soprattutto se privi di una anche minima conoscenza della cultura russa rappresentate, ma che garantisce sempre atmosfere dal grande fascino.


CAST & CREDITS

(Nebesnye zeny lugovykh Mari) Regia: Alexey Fedorchenko sceneggiatura:Denis Osokin; fotografia: Shandor Berkeshy ; montaggio: Roman Vazhenin; scenografia: Zorikto Dorzhiev, Artem Habibulin; interpreti: Julia Aug, Yana Esipovich, Vasiliy Domrachev, Daria Ekamasova, Olga Dobrina, Yana Troyanova, Olga Degtyarova, Alexandr Ivashkevich, Yana Sexte; produzione: The 29th February Film Company, Kenpo-Kaliy Company, Red Arrow Film Company; origine: Russia, 2012; durata: 106’.


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