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Le streghe di Salem

Pubblicato il 24 aprile 2013 da Cristina Canfora
VOTO:


Le streghe di Salem

Nel suo atteso ritorno sugli schermi, il controverso Rob Zombie - cantante metal da tempo votatosi alla regia e affezionato al genere horror - sceglie uno dei periodi più bui della storia americana, il processo del 1692 alle streghe di Salem. Tra presente e passato la pellicola che per l’argomento trattato si confronta con innumerevoli trasposizioni cinematografiche, televisive e addirittura teatrali (per citarne alcune Maid of Salem, Hocus Pocus, La seduzione del male), è contraddistinta da figure femminili diaboliche, sabba orgiastici e riti satanici, accompagnati da un’immancabile dose di sbudellamenti.

Salem, Massachusetts. Heidi Hawthorne è una dj che lavora per una famosa stazione radiofonica. Quando le viene recapitato un misterioso vinile la sua vita prende una piega piuttosto inquietante: la discendente del persecutore numero uno è stata scelta come colei che porterà in grembo il figlio del demonio e, partorendo esso, riaprirà le porte dell’inferno.

Un campionario di immagini, simboli e iconografie dissacrate che inchiodano lo spettatore alla sedia, in un misto di sconcerto e disgusto. Con un pizzico di reverenziale rispetto per questo incredibilmente folle apparato visivo.
Ed ecco l’elenco delle disturbanti allegorie che popolano l’opera del regista: un covo di streghe sdentate capitanate dalla scheletrica Margaret Morgan (Meg Foster) in una perenne, cruda e gratuita nudità, un lucifero che sembra un incrocio tra un nano tentacolato e un gremlin troppo cresciuto, preti incappucciati che masturbano falli di gomma, madonne e croci al neon, caproni idolatrati.
Torna come protagonista Sheri Moon Zombie, moglie e musa, il cui fisico tatuato è osannato nel film dall’inizio alla fine tramite inquadrature ravvicinate spesso immotivate.
Un impianto narrativo debole, lento, a tratti noioso non riscatta Zombie e di certo non lo erige nell’olimpo dei grandi maestri del cinema. Nonostante ciò c’è da apprezzare lo sforzo che compie per evolversi e probabilmente per distaccarsi dal gore puro.
Tuttavia c’è da rimpiangere i giorni in cui si prendeva meno sul serio e sfornava film senza auliche pretese.


CAST & CREDITS

(The Lords of Salem); Regia e sceneggiatura: Rob Zombie; fotografia: Brandon Trost; montaggio: Glenn Garland; interpreti: Sheri Moon Zombie (Heidi Hawtorne), Dee Wallace (Sonny); produzione: IM Global; origine: Stati Uniti - Regno Unito - Canada; durata: 102’.


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