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Le zone morte dell’uomo ragno: Appunti su Spider

Pubblicato il 19 dicembre 2002 da Fabrizio Croce


Le zone morte dell'uomo ragno: Appunti su Spider

La penna di Spider scorre velocemente, guidata in maniera nervosa e al tempo stesso quasi automatica su quel taccuino dove vengono letteralmente vomitati i pensieri aggrovigliati, alla disperata ricerca di una forma, di una consistenza. Una grafia, per quanto si può capire, illeggibile, che chiede sostanzialmente solo di essere riconosciuta dal suo creatore come testimonianza del peso specifico del passato. Quella piccola agenda verrà nascosta sotto l’angolo estremo di un tappeto, un posto segreto e appartato, una sorta di punto di fuga dalla prospettiva del ricordo distorto, verso la risoluzione dei propri dilemmi interiori. E Cronenberg riempie il pur implacabile e compatto mondo di Spider di questi punti di fuga, che si presentano inquadratura dopo inquadratura sotto corpi, voci, suoni, frammenti differenti, ingannevoli, sfumati. Quel seno lascivamente scoperto dalla prostituta al piccolo Spider in una della prime sequenze del ricordo è il primo segnale delle degenerazione e della distrazione verso un qualcosa d’altro dalla centralità del luogo - un pub anonimo - e dell’azione - una coppia piccolo-borghese che ha ben poco da dirsi. Partendo dall’isolamento di quella parte nuda, scoperta, non passibile di manipolazione, è già possibile cominciare il processo di decifrazione dei ricordi, e se l’attenzione di Spider andrà perduta per sempre da quel momento e la pulsione verso il sesso sfocerà nell’allucinazione, David Cronenberg chiede allo spettatore di rimanere con i nervi saldi e la mente lucida, e di leggere ogni immagine come un codice, per trovare quell’accesso alla psiche negato dalla scrittura (la grafia illeggibile) e dalla parola (lo Spider bambino e adulto si esprime farfugliando oppure con monosillabi). I segni di questa partitura cronenberghiana non possono non riguardare il corpo e il suo rapporto con gli altri corpi: l’immagine della madre di Spider riflessa nello specchio mentre si trucca, in particolare il rossetto sulle labbra dove si concentra l’attenzione del piccolo Spider e, di riflesso in riflesso, quella dello Spider adulto; il primo incontro carnale tra il padre e l’amante prostituta sotto il ponte, lungo il fiume, con quell’illuminazione totalmente antinaturalistica e la meccanicità dei gesti e dei comportamenti; la foto di due donne nude che nelle mani dello Spider adulto assumono le sembianze della prostituta usurpatrice della madre. Su tutto campeggia dominatrice, grottesca e avida la maschera di Miranda Richardson - la madre/puttana/guardiana - sul cui corpo immenso eppure così indifferente, come un enorme schermo nello schermo, Cronenberg proietta la lenta discesa nell’inferno della sessualità malata e restituisce alla memoria la giusta dimensione e il volto autentico, usando come proiettore il corpo smunto e ossuto di Ralph Fiennes.

[dicembre 2002]


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