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Lei mi odia

Pubblicato il 2 settembre 2004 da Mazzino Montinari


Lei mi odia

Sono stati necessari ventotto giorni di riprese a Spike Lee per realizzare il suo ultimo film, Lei mi odia. Ventotto giorni per mettere sotto accusa il potere finanziario denunciandone la corruzione; per accusare il sistema giudiziario che alla fine punisce gli eroi che si ribellano ai potenti e premia questi ultimi nonostante abbiano compiuto crimini di ogni tipo; per sgretolare il concetto tradizionale di famiglia ottenendone uno nuovo di zecca.
Lei mi odia fila via che è una meraviglia, magari non sarà all’altezza de La venticinquesima ora, ma comunque scorre, diverte e graffia. Spike Lee conferma la sua abilità nel mescolare più temi e nel saper dosare la leggera ironia e la più pesante critica politica e sociale.
John Henry Jack Armstrong (Kerry Washington) è un affermato dirigente di un’azienda biotech che sta per brevettare il vaccino contro l’Aids. Purtroppo, per Jack le cose si mettono male perché sull’esempio di Enron e Parmalat, anche la multinazionale dove lavora si trova coinvolta in uno scandalo finanziario di enormi proporzioni. I finanziamenti per le ricerche sono stati direzionati altrove e alcune informazioni di vitale importanza sono state tenute nascoste per tenere a galla il titolo in borsa e, così facendo, per ingannare i piccoli investitori e i lavoratori.
Lee si getta con forza sull’argomento. Aggredisce l’America di Bush e di quei manager rampanti che sopravvivono nel tempo e che mietono migliaia di vittime per ogni dollaro guadagnato. E nella ricostruzione del disonore americano torna anche la figura di Nixon, perché poi siamo sempre alle solite: dal Watergate a Enron, i cittadini sono sempre stati traditi.
E siamo al secondo tema. La giustizia non colpisce a dovere i potenti. L’ipocrisia del sistema mette in croce chi come Armstrong denuncia i suoi superiori, mentre salva chi invece quel crimine lo ha commesso ed è pronto a ripeterlo. Una giustizia che preferisce occuparsi di questioni etiche come la famiglia e il diritto dei gay e delle lesbiche a formare una famiglia con tanto di prole.
Armstrong perso il lavoro se la passa male e, grazie all’aiuto dell’ex fidanzata diventata lesbica, comincia una nuova proficua quanto proliferante attività: mettere incinta le lesbiche che vogliono diventare madri. Alla faccia dei bacchettoni che mettono paletti a destra e a sinistra. A casa di Jack si presentano donne disposte a pagare diecimila dollari per ristabilire un diritto inalienabile, quello della maternità. La cosa risulterà strana e quasi inaccettabile per quei giudici che, peraltro, sono pronti a mettere una pietra sopra le malefatte delle multinazionali.
Spike Lee ha le idee chiare e rilancia allo spettatore la domanda su chi sia veramente immorale: Armstrong che in un anno, grazie anche a potenti frullati di viagra, si trova a essere padre di diciannove figli e a gestire un nuovo menage familiare, o i manager che mandano sul lastrico milioni di persone senza batter ciglio? La risposta sembra scontata ma evidentemente solo fuori dai palazzi di giustizia e dai parlamenti che limitano le libertà personali a vantaggio dell’ultraliberismo economico.

[settembre 2004]

Cast & Credits:

She Hate Me

regia: Spike Lee; sceneggiatura: Spike Lee, Michael Genet; fotografia: Matthew Libatique; montaggio: Barry Brown; musica: Terence Blanchard; scenografia: Brigitte Broch; costumi: Donna Berwick; interpreti: Kerry Washington, Dania Ramirez, Monica Bellucci, Ellen Barkin, Jim Brown, Woody Harrelson; produzione: 40 Acres and A Mule, The Great American, Turkey Baster Company; distribuzione: Mikado film; durata: 138’; origine: USA 2004.

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