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Lei wangzi (Prince of Tears) - Venezia 66 - Concorso

Pubblicato il 6 settembre 2009 da Nicola Lazzerotti


Lei wangzi (Prince of Tears) - Venezia 66 - Concorso

Taiwan 1954: una durissima campagna anticomunista, passata alla storia come ‘Terrore Bianco’, imperversa sull’isola lasciandosi dietro un carico di morte. Una famiglia, composta da Ping e Sun e dalle loro due figlie, viene devastata dallintervento delle autorità politiche in piena caccia alle streghe: i genitori vengono, infatti, ingiustamente arrestati (a causa dell’intervento di Ting un informatore del servizio segreto e fratello di Ping) e le due figlie affidate alle cure dei parenti. Ting diverrà il nuovo marito di Sun e adotterà le sue figlie.
Il film di Yonfan è un melodramma attento e formalmente ineccepibile che si inserisce nella grande tradizione asiatica. Costruito con l’intento di analizzare in maniera puntuale la realtà sociale del grande tragedia del ‘Terrore Bianco’ e allo stesso tempo il dramma familiare che patiscono le protagoniste. Alla base di questi due elementi, solo apparentemente disgiunti, è presente un’attenta riflessione sul senso del tradimento (intenso sia in senso personale che in chiave politica) in nome di un’isterica paura sociale alimentata dal ‘pericolo rosso’ rappresentato dalla Cina di Mao.
Delicati e leggeri sono i toni adottati dall’autore per la messa in scena, a tratti forse troppo melensa, in cui emerge l’attenzione devota ai suoi personaggi, seguiti e quasi pedinati. A muovere le azioni sono sempre i sentimenti come la compassione e l’amore incarnati dal personaggio di Madame Leu, ricca moglie di un generale, ex nobildonna cinese transfuga a Taiwan, devota a passioni ed ideali socialisti lontani anni luce dalla sua posizione sociale. E sono proprio i suoi ideali a guidarla ad aiutare l’amica di un tempo Sun, proteggendone le figlie.
Incomprensibile appare questa realtà agli occhi delle bambine. Incapaci di capire la violenza tranne quando questa si mostra in tutta la efferatezza, nell’esecuzione del padre e nella comprensione degli atroci meccanismi che regolano le loro esistenze e di cui sono vittime. Un’altra rappresentazione di una innocenza violata e di una trasformazione che spinge le due figlie a una maturazione ingiusta, tanto da trasformare loro stesse nell’elemento che da il via nella madre, attraverso una feroce scontro verbale, a quel senso di colpa presente nella seconda parte del film.
In questo clima irrazionale e tragico, si sviluppa anche il senso morale e storico del film, con al centro la figura ancora aperta delle persecuzioni e la scomparsa di circa 3000 persone. Spesso uccise senza una ragione specifica. E tendo conto conto di questo ci appare quindi naturale il finale sognante (metafora, dunque, di quel senso di accettazione che un popolo dovrebbe avere della propria storia e del proprio dolore sociale) in cui la ricomparsa del marito morto trasmette una struggente sensazione di liberazione, in una catarsi dei sensi, che consente a Sun di superare i suoi drammi interiori e poter continuare a vivere.


CAST & CREDITS

(Lei wangzi); Regia: Yonfan; sceneggiatura: Yonfan; fotografia: Chin Ting-Chang; montaggio: Kong Chi-Leung; musica: Yu Yat-Yiu; interpreti: Joseph Chang (Ping), Terri Kwan (Sun), Wing Fan (Ting); produzione: Far Sun Film Company Ltd.; origine: Cina, Hong Kong,Taiwan, 2009; durata: 122’


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