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I fantasmi d’Ismael

Pubblicato il 24 aprile 2018 da Anton Giulio Onofri
VOTO:


I fantasmi d'Ismael

Come adombrato in Sélection Officielle, il recentissimo libro del direttore del Festival di Cannes Thierry Frémaux, concedere l’onore di inaugurare l’edizione numero 70 del concorso cinematografico più famoso e importante del mondo ad Arnaud Desplechin potrebbe almeno in parte riparare il torto dell’incomprensibile esclusione dal concorso ufficiale di Cannes 68 del suo splendido Trois Souvenirs de Ma Jeunesse (di gran lunga il migliore fra tutti i titoli francesi visti in Croisette due anni fa), che vinse comunque la Quinzaine des Réalisateurs. Fatto sta che il meraviglioso ricordo di quel film lirico e struggente, scritto e messo in immagini con una qualità letteraria e uno stile che richiamava il cinema dei grandi maestri francesi degli anni ’60 e ’70, oscura, purtroppo, questo pur godibile nuovo capitolo della filmografia di un cineasta dalle idee e dalle intenzioni comunque coraggiose e chiarissime. Anche in Les fantômes d’Ismaël c’è la mano salda del narratore cresciuto alla scuola di Truffaut, Resnais e un po’ tutta la Nouvelle Vague, conservandone il gusto di sovvertire continuamente il racconto saltando avanti e indietro nel tempo, e con altrettanta spavalderia spingere la storia a incunearsi in rivoli e apparenti uscite di senso mai forzati o illogici, anzi squisitamente coerentissimi. Ma nonostante un cast tutto stellare (mai Desplechin si è ritrovato a dirigere tutte insieme, accanto al suo fedele Mathieu Amalric e a Louis Garrel, tre grandi star femminili come Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg e la nostra Alba Rohrwacher), questa rivisitazione nella più leggera chiave di commedia di un genere come il noir non sempre riesce a conseguire risultati convincenti. Tante storie diverse (uno sfuggente diplomatico, un regista sognatore ma in crisi, una donna che sembra resuscitata dal mondo dei morti, una storia d’amore, una spy-story) compresse ed emulsionate in una girandola di cinema agile, veloce, anzi quasi frenetico, citazionista, sostenuto dalla avvolgente ed eccezionalmente ben scritta sinfonica colonna musicale di Grégoire Hetzel: un cinema così tentacolare e idiosincratico soffrirebbe di venire incasellato negli ambiti ristretti di questo o quel genere, e anzi la spregiudicata disinvoltura con cui Desplechin si diverte ad intrecciare insieme più materiali per poi lasciarli brillare in tutta libertà ciascuno per conto suo, sembrerebbe costituirne tra i principali motivi di originalità e interesse. Ma il rischio è che dietro a tanta disinibita esibizione di toni e di stili il pubblico un po’ meno cinefilo di quanto preteso dal gusto e dalla cultura di Desplechin, rimanga estraneo e freddino. La proiezione per la stampa nella Salle Debussy si è conclusa in silenzio, senza il minimo accenno di battimani: indice di quanto un film come questo possa forse uscire penalizzato e malconcio da un evento tanto vistoso come l’apertura del Festival di Cannes…


CAST & CREDITS

(Les Fantômes d’Ismaël); Regia: Arnaud Desplechin; sceneggiatura: Arnaud Desplechin, Julie Peyr, Léa Mysius; fotografia: Irina Lubtchansky; montaggio: Laurence Briaud; musica: Grégoire Hetzel; interpreti: Mathieu Amalric, Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg, Louis Garrel, Alba Rohrwacher, Laszlo Szabo, Hippolyre Girardot; produzione: Why Not, France 2 Cinéma; distribuzione: Wild Bunch; origine: Francia, 2017; durata: 114’


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