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Lettere di uno sconosciuto

Pubblicato il 26 marzo 2015 da Antonio Napolitano
VOTO:


Lettere di uno sconosciuto

Nella Cina degli anni ’70, nel pieno della Rivoluzione Culturale, la ballerina adolescente Dandan ha un unico sogno: ottenere il ruolo di protagonista nel saggio finale di danza. Dandan vive con sua madre Feng (Gong Li) e non ha ricordi di suo padre Lu (Chen Daoming), prigioniero politico rinchiuso da oltre dieci anni in un campo di lavoro in quanto dissidente e di cui la ragazza ha strappato tutti i ricordi, fotografie comprese. Un giorno il Partito comunica alle due donne che Lu è scappato e che quasi sicuramente si metterà in contatto con loro. In tal caso le donne dovranno denunciarlo altrimenti saranno ritenute complici. Lo sguardo torvo con cui Dandan ascolta la notizia si scontra con quello commosso di sua madre che attende invece da anni il ritorno di suo marito. Lu che vive da latitante si riavvicina pericolosamente alle due donne, cade in trappola e viene di nuovo arrestato. Passano gli anni e anche la Rivoluzione Culturale arriva al suo termine. Lu può ritornare a casa, ma quando finalmente può riabbracciare sua moglie Feng, lei non lo riconosce più.

Tratto dal romanzo The Criminal Lu Yanshi di Yan Geling, Coming Home (Lettere di uno sconosciuto), presentato fuori concorso allo scorso Festival di Cannes, segna il gran ritorno di Zhang Yimou che lascia la strada commerciale intrapresa nell’ultimo decennio e torna ad essere il regista di quella stagione felice per il cinema cinese che prende il nome di “Quinta generazione”, avvalendosi anche del lavoro di due attori simbolo di quell’epoca: Chen Daoming e Gong Li. Zhang Yimou, regista inviso per anni al regime, ci racconta di una Cina recente che sembra Medioevo, creando delle scene e delle strutture drammaturgiche di una bellezza e di una intensità struggente. Un film che va ben oltre i semplici dettami culturali e che non ha alcuna necessità di apparire per forza metafora ideologica del regime, cosa che molti vogliono e cercano di vedere a tutti i costi. Quello della Rivoluzione Culturale non è un tema circoscritto, ma in Coming Home diventa un tema universale che si innesta in un ben più alto scontro che esiste a prescindere da ogni dittatura. Lo scontro che vede lo Stato da una parte e la famiglia dall’altra. Lo scontro tra le idee (e le ideologie) e i sentimenti. Tra i desideri e i sacrifici. Ambizioni e necessità. Dilemmi inscindibili che Yimou prova a sciogliere in una costante malinconia che non è mai commiseratoria e che non diventa rimpianto o rimorso. La forza di Lu è riuscire a guardare sempre avanti; e anche la giovane Dandan, riconosciuti i propri errori del passato, non vuole più parlarne e anzi è lei che consiglia a suo padre il modo per affrontare la malattia di Feng. Illudere e illudersi. Perché in fondo non è la forma ciò che conta e non sono le maschere a fare gli attori. Così come se stessimo calcando il palcoscenico, basta accettare che in fondo, citando Calderón de la Barca, la vida es sueño. E allora non è il regime, non è la memoria, se proprio vogliamo parlare di metafora ideologica, è l’arte che può risolvere ogni dilemma, con cui superare ogni (falsa) ideologia e ogni dittatura. Coming Home è un film sull’illusione come stimolo, come forza d’animo, come forma onirica. Ed è anche un film sulla finzione, come quella di Lu per stare accanto a sua moglie. L’illusione e la finzione, due caratteristiche che appunto definiscono l’arte e che si prestano per poter superare la mancanza di memoria e che danno vita ad una mise en abyme in un finale bellissimo e magico nel suo silenzio.

Yimou dilata temi e tempi di azione, regalandoci una storia che nonostante alcuni dialoghi un po’ telefonati e qualche scena superflua, mostra uno splendido equilibrio tra immagine e racconto, coadiuvato anche dalla magnifica interpretazione dei protagonisti (uno splendido Chen Daoming su tutti) e dalle musiche eseguite da Lang Lang. Coming Home è un film da non perdere e di richiamo internazionale, come evidenziato dall’interesse di Spike Lee che ha dichiarato di voler lavorare ad un remake.


CAST & CREDITS

(Coming Home); Regia: Zhang Yimou; sceneggiatura: Zou Jingzhi; fotografia: Zhao Xiaoding; montaggio: Meng Peicong, Mo Zhang; musica: Chen Qiqang; interpreti: Gong Li, Chen Daoming, Zhang Huiwen, Guo Tao; produzione: Le Vision Pictures Co. Ltd; distribuzione: Lucky Red; origine: Cina 2014; durata: 111’;


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