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LFF5: Daniele Ciprì e Ascanio Celestini mattatori della terza giornata

Pubblicato il 19 novembre 2018 da Stefano Colagiovanni


LFF5: Daniele Ciprì e Ascanio Celestini mattatori della terza giornata

Lamezia Terme, 16 novembre.
La terza giornata della 5a edizione del Lamezia Film Fest è stata ricca di appuntamenti e film che hanno visto un’enorme partecipazione del pubblico. A cominciare dal film La pecora nera (2010), un viaggio lirico sull’emarginazione inespressa della malattia mentale che ha segnato l’esordio alla regia di Ascanio Celestini, e È stato il figlio, una tragedia familiare dentro una realtà grottesca, primo film realizzato dal solo Daniele Ciprì senza il suo storico partner Franco Maresco, entrambi nella sezione Esordi d’autore (la storica sezione del festival dedicata ai migliori esordi cinematografici).

I due registi hanno incontrato il pubblico ripercorrendo alcuni dei migliori momenti della loro carriera artistica, partendo proprio dai rispettivi esordi.
Ciprì ha ricordato prima la memorabile esperienza di Cinico Tv assieme a Maresco, un progetto straordinario che ha avuto il merito di rivoluzionare i codici linguistici della televisione. «Cinico Tv non ha tempo. Proprio come i miei film, il mio cinema è sempre nuovo», ha esordito l’autore. Ciprì, infatti, nel panorama cinematografico italiano, è sicuramente tra gli artisti più interessanti e poliedrici che ama sperimentarsi in diversi ruoli, passando dalla televisione al cinema e, naturalmente, alla fotografia. Ruoli e progetti in cui riesce a districarsi con enorme maestria grazie ai tanti autori che negli anni lo hanno segnato: «De Seta, per esempio, è uno dei miei punti di riferimento più importanti. Credo che il problema di molto cinema italiano sia proprio questo, non avere punti di riferimento».
Tante, infatti, sono le citazioni che si possono cogliere nel cinema di Ciprì, come ha spiegato lui stesso a proposito del suo ultimo film La buca (2014): «Qua ho messo tantissimi riferimenti del cinema del passato. Tutti gli oggetti nella stanza di Oscar erano un film. Mi avevano chiesto di fare una commedia e io l’ho fatta, ma a modo mio!»
Ma Ciprì è anche uno straordinario direttore della fotografia, anche se non ama definirsi autore. «Non esiste l’autore della fotografia, come dice il grande Vittorio Storaro. Io sono di un’altra scuola. Secondo me c’è il fotografaro, non l’autore. Il direttore della fotografia è a servizio delle immagini altrui. Anche quando ho lavorato con Ascanio per "La pecora nera" io mi sono messo al suo servizio, ho rispettato la sua opera.»

Gli ha fatto eco Celestini, manifestando tutta la sua gratitudine a Ciprì per lo straordinario lavoro fatto con il suo primo film. E, nonostante ami moltissimo il cinema e girare film da regista sia stata una splendida esperienza, ha ribadito più volte che non abbia intenzione di tornare dietro la macchina da presa: «Credo che il cinema sia una qualcosa di incredibile. La possibilità di raccontare le cose "attraverso le cose stesse", come direbbe Pasolini, non esiste nella poesia o nel teatro, solo il cinema ha questo potere. Ma per me è troppo faticoso!»

Naturalmente, l’incontro non poteva non convergere alla fine sul tanto dibattuto “discorso Netflix”, che fino ad ora è stato anche un po’ il fil rouge della manifestazione – tema sviscerato già dalla prima sera con Enrico Vanzina che si è detto fiero di aver realizzato un film con il colosso statunitense dell’on demand.
Nonostante le polemiche che hanno infiammato il dibattitto culturale – specie negli ultimi giorni, a seguito di quello che è stato definito il decreto “Anti-Netflix” – i due artisti non sono stati così negativi al riguardo. Ciprì, addirittura, l’ha definita «un’opportunità», Celestini invece, seppur amareggiato, ha spostato il discorso sull’evidenza dei fatti: «Netflix è una realtà che esiste, è innegabile, quindi “si continueranno a fare film lo stesso, però si faranno per Netflix».

Daniele Ciprì e Ascanio Celestini, al termine dell’incontro, hanno ricevuto il Premio Igeia per i loro due esordi alla regia.


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