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Linhas de Wellington

Pubblicato il 4 settembre 2012 da Antonio Valerio Spera

VOTO:

Linhas de Wellington

Prima che Raùl Ruiz venisse a mancare, stava lavorando ad una pellicola sull’invasione francese in Portogallo del 1810. Dopo poco tempo, a riprendere il progetto ci ha pensato la moglie Valeria Sarmiento, tra l’altro sua fedele collaboratrice in fase di montaggio. Il risultato è un kolossal in costume che racconta attraverso le storie di numerosi personaggi la ritirata dell’esercito anglo-portoghese e la fuga dei cittadini portoghesi verso le immense fortificazioni che il generale Weelington aveva fatto costruire in un anno e mezzo di duro lavoro nei pressi di Torre Vedras per difendere la città di Lisbona e le imbarcazioni inglesi. Le linee di Wellington che danno il titolo al film rappresentarono la vera arma di difesa che diede fine al conflitto bellico. Le truppe inglesi infatti arrivarono allo scontro a Torre Vedras stanche e con pochi mezzi, e davanti alla perfetta organizzazione dei loro nemici e all’enormità di tali fortificazioni furono costrette a lasciare il territorio portoghese senza neanche tentare l’attacco.

Linhas de Wellington esplora una pagina della storia europea mai portata sullo schermo. E lo fa con uno sguardo a 360 gradi, che si focalizza allo stesso modo sui grandi personaggi e sulle microstorie che animarono la marcia portoghese verso la sicurezza delle linee di difesa. Da una parte quindi il generale Wellington e il maresciallo napoleonico Massena, dall’altra invece il sergente ferito che deve recuperare le forze per raggiungere le truppe ormai in cammino, le prostitute che allietano le notti dei soldati, l’anziana che non vuole lasciare la casa dove ha sempre vissuto, la giovane inglese che cerca marito, il letterato che non trova più sua moglie. Ed è soprattutto su questi ed altri piccoli personaggi che si basa principalmente il film.
Linhas de Wellington canta quindi le gesta di questi eroi invisibili, mette in scena i veri sentimenti della guerra, l’anima di un esercito e di un popolo che stanno arretrando di fronte al nemico. La Sarmiento ci mostra la marcia di queste migliaia di persone come fosse un’intera città in movimento. Ogni volta che il loro cammino riprende dopo la sosta notturna, la regista alza il dolly e ritrae quasi con solennità e con un pizzico di dolcezza ed empatia un popolo che si alza con fatica e stanchezza e ricomincia il suo viaggio verso una salvezza in cui ormai non spera più. Un popolo che porta letteralmente con sé i suoi beni e la sua vita, carretti pieni di oggetti, di viveri, di libri, di tradizioni. Sono queste le immagini che rimangono più impresse del film della Sarmiento, ma non si dimenticano neanche gli splendidi dialoghi malinconici tra Marisa Paredes e il giovane sergente portoghese, il rapporto platonico tra Marcello Urgeghe e la bella Victòria Guerra, i siparietti tra Wellington/John Malkovich e il suo ritrattista Leveque (Vincent Perez). Tutti piccoli tasselli di un maestoso mosaico cinematografico (la versione integrale la vedremo in televisione) dalla forma molto classica ma ricco di emozioni e soprattutto pieno di vita. Un film epico e intimo allo stesso tempo che non riserva, sì, sorprese ma scorre sullo schermo con la forza della grande narrazione. Ruiz ne sarebbe stato fiero.


CAST & CREDITS

(Linhas de Wellington) Regia: Valeria Sarmiento; sceneggiatura: Carlos Saboga; fotografia: André Szankowski ; montaggio: Luca Alverdi, Valeria Sarmiento; musica: Jorge Arriagada; interpreti: Nuno Lopes (Sargento Francisco Xavier), Marisa Paredes (dott.ssa Filipa Sanches), John Malkovich (generale Wellington), Jemima West (Maureen), José Afonso Pimentel (Zé Maria), Mathieu Amalric (Barão Marbot), Vincent Perez (Lévêque), Catherine Deneuve (Severina), Isabelle Huppert (Cosima Pia), Michel Piccoli (Leópold Scheitzer), Chiara Mastroianni (Hussardo); produzione: Alfama Films, France 3 Cinéma; origine: Portogallo, Francia; durata: 151’.


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